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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Referendum: il “capolavoro” dell’Ulivo

editoriale del 17 giugno di Radio Citta' Aperta

(17 Giugno 2003)

L’esito dei due referendum sull’art.18 e gli elettrodotti, ha visto il successo del boicottaggio messo in campo dallo schieramento bipartizan Ulivo-Casa delle Libertà e dai poteri forti. Il non raggiungimento del quorum ha così permesso ai templari del bipolarismo blindato di estromettere dalla dialettica politica nel paese una variabile indipendente che poneva al centro il problema dei diritti generali dei lavoratori e la salute collettiva.

I promotori del referendum – ai quali la nostra radio ha cercato di dare tutta la collaborazione possibile – non hanno raggiunto l’obiettivo pur facendo pronunciare 10 milioni di persone a sostegno della propria battaglia.

A cantare vittoria sono i padroni, che affidano ad uno dei presidenti più arroganti e stolidi di Confindustria come D’Amato l’incarico di celebrarla. Ma in realtà nel ceto politico – a destra come a sinistra - sembra prevalere la prudenza ed i più prudenti sembrano proprio gli uomini del governo di centro-destra.

Infatti a nessuno è sfuggito, come la vera vincente di questa battaglia referendaria, sia la classe dirigente dell’Ulivo, la quale ha dimostrato ai poteri forti dell’industria e della finanza di essere l’unica ad avere la capacità di neutralizzare le spinte della sinistra radicale, lo stesso conflitto sociale e di saper assicurare la stabilità.

La destra – al contrario - non ha una classe dirigente adeguata, il suo leader ha troppi “impicci personali”, i suoi ministri cadono nel ridicolo almeno una volta a settimana, l’Unione Europea non sembra disposta a ritenere compatibile con le sue ambizioni un governo come quello Berlusconi. Questa incapacità a governare i passaggi difficili senza scatenare conflitti, la destra lo aveva dimostrato anche sul referendum dando vita ai Comitati per il NO. L’Ulivo, al contrario, ha indicato la strada più efficace e meno lacerante cavalcando l’astensione e costringendo la destra a rinunciare alle sue velleità e ad accodarsi.

In questo modo, il referendum è stato prima oscurato e poi depotenziato rivelando a tutti (ed anche a Bertinotti e alla sinistra antagonista) che questo sistema bipolare e blindato non consente spazi liberi e conflittuali che lo mettano in discussione. Ragione per cui Cofferati è compatibile, altre ipotesi no. E’ su questo che dovremo riflettere nei prossimi mesi, abrogando con un referendum morale il politicismo che strangola la sinistra sociale ed i movimenti nel nostro paese.

Radio Citta' Aperta - Roma

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