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(Dove và la CGIL?)

Il Congresso morto della CGIL

(4 Maggio 2010)

Non sarà un Congresso ma la celebrazione di un rito scontato in ogni sua parte. Il Congresso è stato vinto dalla mozione che fa capo ad Epifani con l'83 per cento dei voti. Una cifra metafisica ,assurda e contradditoria con la situazione di spaventevole crisi dei lavoratori italiani . Questa situazione in condizioni di vera agibilità democratica avrebbe animato un dibattito che difficilmente si sarebbe concluso con una adesione "bulgara" alla posizione della segreteria. Ma questo dibattito non c'è stato perchè la mozione alternativa andata in schiacciata minoranza non diceva niente di diverso e di particolarmente confliggente. Non ci si può dividere molto sulle virgole! Possiamo quindi considerare l'esito elettorale del Congresso un voto di rassegnazione. Un corpo burocratico che si piega all'imput che viene dalla segreteria in piena consonanza con le voglie del PD per un sindacato plasmabile dalle esigenze del padronato italiano e disponibile ad un forte dimagrimento del welfare.

La storia della CGIL non è tutta "gloriosa". La CGIL ha conosciuto momenti oscuri di collaborazionismo subalterno con il potere. Sul finire dell'era giolittiana le sue posizioni erano talmente moderate da costringere Di Vittorio ad andarsene per fondare l'USI. Suoi importanti dirigenti come Rigola e D'Aragona collaborarono con il fascismo fino al punto di sciogliere l'organizzazione. La fase attuale ha molti tratti in comune con gli anni venti.

Avere invitato al Congresso della CGIL la Presidente della Confindustria ed il Ministro del Lavoro autore della teoria della complicità tra le associazioni dei padroni e dei lavoratori e persecutore accanito della CGIL nonchè autore assieme ad una folta schiera di legulei e di giuslavoristi che stanno preparando il funerale allo Statuto dei Diritti dei Lavoratori non è stata una buona idea. Meglio discriminati da questo governo ed in lotta aperta con la Confindustria che mettere sotto i riflettori dei massmedia una cortesia istituzionale che nei posti di lavoro non ha alcun riscontro. Mai la classe lavoratrice è stata sottoposta ad attacchi tanto gravi! Non c'è alcuna apertura del padronato italiano e del governo verso i bisogni dei lavoratori! Confindustria e Governo vengono al Congresso della CGIL per riscuotere. Sono venti anni, dagli accordi concertativi del 93 che incassano la cessione di diritti. A Rimini verranno per incassare il nuovo Statuto dei Lavori, la fine dell'articolo 18, la svolta verso la sussidiarietà della grande CGIL che fuoriesce dalla storia del movimento operaio per diventare una conglomerata di servizi e di uffici. La fine della scuola pubblica e delle municipalizzate.

Esistono grandi ed irrisolti problemi di democrazia e di libertà dentro la CGIL. Quasi tutto il suo personale "tecnico" è stato precarizzato attingendo nel ricco carniere dei fumus della legge Biagi. I sotterfugi del padronato per privare dei diritti la gente come l'assunzione con contratti atipici presso società che poi li cedono ai sindacati di categoria ed alla stessa CGIL è largamente praticato. Troppi lavoratori invisibili vengono occupati a sottosalario. La CGIL è esente dal rispetto dello art.18 che non può essere invocato dai suoi dipendenti. E' urgente una profonda riforma della struttura del sindacato e la stipula di un contratto di lavoro interno che garantisca i diritti ed il futuro.

Un sindacato non lotta la precarietà se la pratica largamente al suo interno. il PD preme per tutelare le Coop (la Coop sei tu!) contro i suoi dipendenti ma non bisogna assecondarlo ed il Congresso si dovrebbe esprimere sul ddl Nerozzi-Marini che precarizza e riduce a tre anni il massimo di aspettativa di stabilità dei lavoratori. Ma il Congresso non si esprimerà. Oramai parla con i silenzi Silenzi sulle guerre, sulla pace, sul precariato, sulla Grecia, sull'internazionalismo che non c'è etc..etc..

Il Congresso avrà come scenario le macerie della scuola, della sanità, dei teatri, dei diritti negati. In questo scenario reciterà un incredibile peana alla propria forza, agli iscritti che aumentano, al proprio straordinario avvenire di importante potenza sociale.

Pietro Ancona già segretario regionale della CGIL siciliana

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