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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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La Giornata Internazionale dei Lavoratori a Ronchi di Marina di Massa (MS)

(10 Maggio 2010)

La Giornata Internazionale dei Lavoratori, promossa - come ormai da 7 anni - da Primomaggio, in Toscana del Nord, ha registrato un successo anche quest’anno. Dal pranzo popolare fino al termine del concerto, come ogni anno, c’è stato un afflusso ininterrotto da parte di centinaia di giovani e lavoratori, italiani ed immigrati.

Quest’anno la Giornata ha assunto un carattere che è andato oltre i confini prettamente territoriali. Delegazioni di lavoratori italiani ed immigrati provenienti da Pisa, Firenze, Roma, Genova… e da altre realtà hanno rafforzato in noi l’idea che questa giornata stia assumendo un carattere sempre meno locale, grazie al costante lavoro portato avanti da Primomaggio e dalle sue redazioni (toscana e veneta).

Al pari di quella dello scorso anno segna in misura sempre più decisa un passaggio determinante - o quantomeno utile - alla costruzione di un’unità reale tra lavoratori immigrati ed italiani - ma anche di unità fra precari e “garantiti”, lavoratori del sud e del nord, del pubblico e del privato - quanto mai fondamentale di fronte ad una crisi economica sempre più profonda, che richiede solidarietà e lotta.

Cogliamo l’occasione per ringraziare quanti sono intervenuti e tutti coloro che hanno collaborato in vario modo alla riuscita della Giornata: dai fonici ai gruppi musicali (i Black Days con il loro “Blues della classe operaia”, il rock dei Golden turkey' trot, le voci di Baubo e le loro canzoni di protesta, la cultura africana di Samba diembe folah, Assane ndour laz, Ngguewelgui massa) e soprattutto chi, per settimane, con un duro lavoro - anzitutto per la cucina e poi per la sistemazione dell’area, per la propaganda e la pubblicazione dell’ultimo numero del foglio Primomaggio - ha permesso che anche quest’anno la Giornata Internazionale dei Lavoratori fosse degnamente celebrata.

Significativo il saluto dal palco di un lavoratore immigrato della delegazione romana a nome del Primo Congresso degli Immigrati, tenutosi in Italia il 24 e 25 aprile, che ha invitato a continuare la lotta contro il capitalismo, nella quale dobbiamo sentirci tutti impegnati.

Lo ha ribadito l’intervento dal palco di una lavoratrice italiana di Primomaggio che, citando le parole del rivoluzionario africano Thomas Sankara “Lo schiavo che non prende la decisione di lottare per liberarsi, merita completamente le sue catene ha affermato: “… Ecco, sostituite la parola “lavoratori” o “sfruttati” alla parola “schiavi”. Quella è una frase che dovremmo rileggere ogni mattina, prima di alzarci e prima di sprecare gli anni migliori della nostra vita e le ore migliori della nostra giornata per il profitto di qualcun altro.”

Grazie di cuore e un fraterno saluto a tutti.
Le lavoratrici e i lavoratori di Primomaggio

Maggio, 2010

Intervento di PM alla Giornata Internazionale dei Lavoratori a Ronchi di Marina di Massa (MS)

Vorrei cominciare ringraziando tutti le compagne e i compagni presenti a questa giornata, gli artisti che si esibiscono e soprattutto tutti coloro che hanno lavorato oggi e nei giorni precedenti per la sua realizzazione.

Questa per noi non è solo una festa, ma una giornata di incontro e di confronto tra lavoratori, per scambiare esperienze e culture, per contribuire a gettare le basi della rinascita del movimento dei lavoratori, fuori dalle logiche di tutti coloro che in questi anni non hanno saputo mantenere nessuna delle mille false promesse che avevano fatto.

Anche questo primo maggio è caratterizzato dalla crisi economica.
Milioni di lavoratori negli ultimi due anni hanno perso il lavoro, sono stati posti in cassa integrazione e in mobilità o hanno dovuto accettare pesanti riduzioni del salario. Malgrado le rassicurazioni degli imbroglioni che stanno al Governo, per i lavoratori la situazione è sempre più difficile e le notizie che provengono dalla Grecia ci dicono che il pericolo del tracollo non è poi così remoto.

Il lavoro è sempre più sfruttato e sempre meno pagato. I contratti sono sempre più precari, i lavoratori continuano a morire nei posti di lavoro, i diritti diminuiscono costantemente. Per ultimo, il nuovo attacco all'articolo 18 con il cosiddetto “collegato lavoro” proposto dal Governo di destra.

L’aumento della disoccupazione provoca un impoverimento della classe dei lavoratori visto che milioni di loro si vengono a trovare senza reddito. Ma provoca
anche un aumento della concorrenza al ribasso per accaparrarsi la possibilità di essere sfruttati perché in questa società se non sei sfruttato da qualcuno non è che non vai in vacanza... non paghi l'affitto, non paghi il mutuo, non paghi i libri ai tuoi figli, non paghi le bollette...

All'inizio di questa crisi in alcune manifestazioni si diceva “noi la crisi non la paghiamo”. Purtroppo le cose non stanno così. Se non ci sarà un risveglio dei
lavoratori che, a parte alcune piccole esperienze di resistenza sociale, sembrano spesso rassegnati al proprio destino, questo destino sarà che non solo la crisi la
pagheranno i lavoratori (e tra questi soprattutto i lavoratori immigrati e precari), ma che i suoi effetti si sentiranno nel lungo e forse nel lunghissimo periodo, sia in termini di salario, sia in termini di diritti, sia in termini di condizioni di lavoro. Ciò che perdiamo oggi ci avevamo messo decenni per conquistarlo e grazie a tutta una serie di condizioni storiche ed economiche. Quanto tempo ci metteremo per riconquistarlo?

Berlusconi ci racconta che «la ripresa è iniziata», ma dobbiamo sapere che questa «ripresa», ove anche vi fosse, sarebbe una ripresa dei livelli di profitto e non certo dei livelli occupazionali e salariali. Noi spesso ce ne dimentichiamo ma la crisi è, per certi aspetti, fisiologica per il capitale: è per i lavoratori che è una tragedia. Allora mi domando: è o non è ora che i lavoratori si alzino in piedi e prendano il loro destino nelle proprie mani? E' o non è ora che i lavoratori si auto-organizzino e la smettano di piangersi addosso e di delegare a destra e a manca la difesa dei loro interessi?

Primomaggio esiste anche per questo, per essere un momento di incontro alternativo a quelli esistenti, per essere uno dei tanti fili che sono oggi necessari per ricostruire la rete, il tessuto sociale, senza il quale i lavoratori sono destinati a perdere ogni conquista e ad essere ridotti gradualmente allo stato semi-servile.

E noi, che siamo costretti ad accettare di essere sfruttati, non accetteremo mai di essere servi, così come non accetteremo mai di prendercela con chi sta peggio di noi. Chi ci suggerisce di lottare gli uni contro gli altri lavora contro tutti noi. Italiani o immigrati, precari o “garantiti”, settentrionali o meridionali, giovani o “vecchi”, privati o statali... siamo tutti, innanzitutto, lavoratori. Noi non staremo mai con il padrone italiano contro il lavoratore straniero. Noi staremo sempre con i lavoratori contro i padroni perché l'unità dei lavoratori, non l'unità ipocrita di certi partiti o sindacati venduti, è il nostro bene più prezioso. Noi da una parte, loro dall'altra.

Thomas Sankara ha detto: “Lo schiavo che non prende la decisione di lottare per liberarsi merita completamente le sue catene”.
Ecco, sostituite la parola “lavoratori” o “sfruttati” alla parola “schiavi” e quella è una frase che dovremmo rileggere ogni mattina, prima di alzarci e sprecare gli anni migliori della nostra vita e le ore migliori della nostra giornata per il profitto di qualcun altro.

Vi ringrazio e buon primo maggio a tutti noi.

1 maggio 2010

PRIMOMAGGIO Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati

Fonte

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