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Moody's vivendi

Moody's vivendi

(18 Maggio 2010) Enzo Apicella
Dopo la guerra finanziaria guidata dall'agenzia di rating Moody's, in Grecia ha inizio il massacro di salari e pensioni

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GRECIA: poche chiacchiere!

(10 Maggio 2010)

La rivoluzione è matura, come il comunismo.
Stanno entrambi nelle cose.
Lo sanno più i padroni che i proletari.
Per questo i padroni tentano di resistere alla crisi del loro sistema e di superarla, scaricando i costi di crisi e ripresa sui proletari.
Per questo i padroni tentano di impedire le lotte
e l’organizzazione dei proletari.
Utopisti!
Credono che il loro regno capitalista duri in eterno.
La rottura dei primi anelli deboli ci conferma che non sarà così.

Così come i direttori U.E. e le loro banche, nel tentativo di salvare il crack Greco, fanno poche chiacchiere e tanti prestiti, i lavoratori greci rispondono facendo poche chiacchiere e molta battaglia di strada, non solo resistendo ma colpendo simboli e uomini del potere.
Mentre si annuncia la prossima ripresa con un’economia mondiale in risalita grazie all’officina del mondo asiatica, sul fronte atlantico l’euro paga il prezzo di un progressivo indebolimento sul mercato mondiale, facilitato dall’attacco dei competitors Britannici e newyorkesi, interessati a dimostrare l’inconsistenza politica e la scarsa affidabilita’ agli investimenti internazionali dell’intera eurozona.
L’U.E. risponde con un rinfrancato asse Parigi-Berlino a definire una nuova governance capace al contempo di salvare dal fallimento gli anelli deboli del blocco continentale ed a posizionare l’Europa come punto d’equilibrio tra la crisi americana e l’ascesa asiatica.
Insomma, la guerra di competizione sui mercati non e’ meno feroce di quella che contrappone il governo greco ai lavoratori greci.

La ricerca di un nuovo equilibrio post-crisi, che sancisca i nuovi rapporti di forza tra blocchi continentali e potenze imperialiste sviluppa una doppia guerra tra padroni e tra padroni e proletari di tutti i paesi coinvolti.

In Grecia, anello debole della catena dell’euro, lo scontro è più feroce e significativo che altrove.
La crisi di un paese il cui p.i.l. pesa per il 2,5 % su quello dell’eurozona sta trasformandosi in una tempesta politica per l’unione monetaria.
Il vincolo europeo dell’Ecofin si e’ presto trasformato in un programma governativo di lacrime e sangue per il proletariato greco, che, per ridurre il deficit del 2010 dal 12,7% del p.i.l. all’8,7% dovrà subire aumenti dell’i.v.a. e delle tasse su carburanti e tabacchi, tagli del 20% sugli stipendi del pubblico impiego, abolizione delle tredicesime, aumenti dell’età pensionabile, tasse sul mercato immobiliare.
Una Grecia precettata, che paga il conto della sua inaffidabilità ( vedi falsificazione dei dati economici in sede b.c.e. ) in termini di una parziale quanto temporale cessione di sovranità all’U.E..
Questo salvataggio viene fatto pagare ai lavoratori greci che, però, seppur attorniati da falsi amici e veri nemici di classe, stanno resistendo, riscoprendo istintivamente quella autonomia di classe e quella organizzazione pratica ormai indispensabile.
Seppur intruppata e frenata dai locali sindacati di stato ed utilizzata nella lotta politico-parlamentare, la lotta dei lavoratori greci sta sforando e superando il limite della compatibilità concertata, dimostrando generosamente che la rivolta è possibile, che andare oltre la difesa e’ possibile, che portare il fuoco nei centri economici e finanziari del potere fino al parlamento è possibile, che usare una forza vincente sul campo, e’ possibile.
E’ possibile, e da sostenere, ma non è ancora sufficiente a trasformare una rivolta in rivoluzione.
.
Mentre la Grecia brucia, in Italia si fa il “tifo” per le lotte degli altri.
In Italia, dove la sfoliazione del carciofo di diritti e conquiste dei lavoratori non e’ così diversa dalla Grecia, tutto tace.
No global spariti, sinistra defunta, sindacati complici.
I lavoratori italiani subiscono senza nemmeno tentare una ritirata ordinata.
Al massimo salgono sui tetti, o si incarcerano da soli!
In compenso le chiacchiere qui da noi sono tante, ed inutili.
Ogni giorno nasce un Partitone Comunista (l’ultimo e’ quello certamente “indispensabile” del mascellone Marco Rizzo ) mentre si conclude il congresso della riconciliazione C.G.I.L con C.I.S.L. e U.I.L..
Messa a tacere la “sinistra” interna punto di riferimento di tanti falsi sindacalisti di base e persino di qualche catacombale della sinistra comunista, la C.G.I.L. prepara contemporaneamente al ricambio di vertice la strategia del “non farsi mettere nell’angolo”, cioè di partecipare a pieno titolo alla riforma-cancellazione del contratto nazionale.
Sul fronte del “sindacalismo autonomo e di base” se da un lato si cerca di aggirare l’ostacolo del mancato radicamento nei posti di lavoro con le chiacchiere sul “sindacato metropolitano”, dall’altro si rompono alleanze e “patti” durati lo spazio di una stagione meteorologica.
Più sigle che tessere?
Ma possibile che a nessuno di questi sindacalisti di base venga in mente di lavorare (!) per la riunificazione delle forze, per dare alla classe operaia italiana una chance, una possibilità, un’alternativa matura, credibile, incisiva al monopolio mafioso del sindacato di stato?
Di certo non sarebbe la soluzione, ma un primo passo avanti sì!
Ed invece niente.
Di fronte agli spazi oggettivi per un intervento di classe ( uno sciopero generale contro i licenziamenti…..proprio no? ) si preferisce rinverdire personalismi ed orticelli rinsecchiti, frammentare anzichè aggregare, perdendo definitivamente la scommessa sostitutiva sui confederali partita nell’’85.
In Grecia poche chiacchiere, in Italia solo chiacchiere.

Il proletariato greco, nel suo eroismo di classe, sconta l’assenza di una vera solidarietà internazionalista dei lavoratori europei, troppo spesso al seguito di nazionalismi ed opportunismi locali e la mancanza di una strategia rivoluzionaria che potrebbe, qui ed ora, allargare l’anello debole greco fino a far diventare l’intera Europa anello debole della catena mondiale, sfruttando i crack ed i fallimenti della odierna feroce competizione pluripolare.
Il proletariato europeo paga in definitiva il ritardo storico dell’organizzazione di classe, capace di unire la lotta territoriale ad una visione internazionale ed internazionalista della nostra epoca.
Noi pensiamo che portare l’incondizionato sostegno alla lotta dei lavoratori greci significhi contribuire a ridurre questo ritardo storico, lavorando a stabilizzare i primi, attuali, collegamenti tra le avanguardie di classe e a sviluppare e moltiplicare la diffusione e il collegamento delle lotte territoriali e operaie.

C O M B A T
commissione lavoro

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