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Pro mutuo mori

Pro mutuo mori

(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
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    Perché si fanno queste guerre?

    di Michel Collon (Traduzione di Curzio Bettio)

    (11 Luglio 2003)

    Perché si fanno queste guerre? Lasciamo la parola al Presidente Clinton, in un discorso davanti a funzionari USA a Washington, il 23 marzo 1999, nel momento in cui si accingeva a scatenare i bombardamenti sulla Yugoslavia : «Se vogliamo ottenere delle relazioni economiche stabili, che ci consentano di vendere in tutto il mondo, è necessario che l'Europa ne sia la chiave…Ed è proprio da là, dal Kosovo (sic!) che bisogna agire rispetto a questa situazione.» In breve, la guerra ha come obiettivo quello di installare la NATO come gendarme necessario per la dominazione USA sul continente Europeo.
    Allo stesso momento, questo viene confermato da un editoriale del "New York Times": «Perché la globalizzazione marci, l'America non deve avere timore di agire come la superpotenza onnipotente qual è. La mano invisibile del mercato non potrà mai funzionare senza un pugno nascosto.
    McDonalds non può prosperare senza McDonnel Douglas, il costruttore dell'aereo da combattimento F-15.
    E il pugno nascosto che garantisce un mondo sicuro per le tecnologie della Silicon Valley, questo pugno si chiama Esercito degli Stati Uniti, con la sua Forza Aerea, la Marina e i Marines.»

    Chi controlla il petrolio, può continuare a governare il mondo

    Di fatto, dopo la caduta del Muro tutte le guerre USA sono avvenute al servizio della «globalizzazione». In definitiva, per il diritto delle multinazionali di continuare ad imporre le loro regole economiche e sociali ingiuste, il diritto di non pagare le materie prime e di saccheggiare il mondo intero.

    E in primo luogo, il petrolio e il gas.
    Chi controlla le vie del petrolio, può bloccare i rifornimenti dei suoi rivali (Europa, Giappone…), ricattarli e continuare a governare il mondo. Questo è l'obiettivo permanente di Washington.
    La guerra contro la Yugoslavia mirava a rovesciare l’autogestione dei lavoratori e di fare piazza pulita in favore delle multinazionali. Ma anche per controllare lo strategico «corridoio energetico n° 10 » che passa per Belgrado.
    Qual è stato il risultato per i lavoratori? Il governo che la NATO ha imposto a Belgrado è quello del FMI.
    Il prezzo del pane è passato da 4 a 30 dinari, quello dell'elettricità (in via di privatizzazione) è stato moltiplicato per quattro, la Banca Mondiale esige il licenziamento di 800.000 lavoratori e il diritto di sciopero sta per essere eliminato!

    Il sostegno a Ben Laden e ai Talebani, poi il rovesciamento di costoro, miravano a consentire la costruzione in Afghanistan di un gasdotto della multinazionale USA Unocal destinato al rifornimento di tutta l'Asia del Sud.
    Il «Presidente» Afghano Karzaï è un dipendente di Unocal e dieci suoi ministri hanno passaporto USA. Risultato? Il traffico di droga è aumentato!

    Il sostegno al regime brutale e corrotto della Colombia certamente ha lo scopo di garantire il dominio sullo strategico Canale di Panama, ma anche di controllare prima il petrolio Colombiano, poi quello Venezuelano, contrastando una qualsiasi alleanza fra questi due Paesi e quelli Equatoriali.
    Quelli che pretendono di imporre la democrazia in Iraq, non hanno esitato nel tentare un colpo di stato contro il Presidente eletto dal popolo, Chavès.

    Il sostegno USA alle milizie islamiche, in particolare a quelle di Ben Laden, attive in Cecenia, e il loro approvvigionamento di armi ha l'obiettivo di indebolire la Russia e di cacciarla dalle così tanto lucrative vie del petrolio in quella regione.

    In definitiva, dovunque, i petrolieri multinazionali USA cercano di imporre dei percorsi tracciati per gli oleodotti, sotto il loro stesso controllo: Afghanistan, Kurdistan, Caucaso, Bulgaria – Macedonia– Albania, e attualmente si è cominciato a parlare nello specifico della Corea e di diversi Paesi dell'Africa.
    E in ciascuna di queste regioni, gli Stati Uniti manovrano per installare le loro basi militari. Dunque, ma dappertutto in forma clandestina, gli Stati Uniti provocano o suscitano dei conflitti, sostenendo i peggiori razzisti, i peggiori terroristi, i peggiori fanatici.

    Tutto questo ha bisogno di pretesti e di mediamenzogne, che la sinistra non ha saputo sempre smascherare! Ad esempio, in Kosovo, i loro protetti dell'UCK applicano impunemente il loro programma annunciato: pulizia etnica con l'espulsione di tutte le minoranze (Serbi, Ebrei, Rom, Turchi, Musulmani, Gorani …) e traffici mafiosi (droga, armi, prostituzione). Sotto gli occhi e con la benedizione degli Stati Uniti che hanno insediato, a fianco del futuro oleodotto, la base militare enorme di Camp Bondsteel : delle piste per bombardieri(!), in affitto per 99 anni, che permettono di raggiungere immediatamente il Medioriente, il Caucaso, Mosca. E un giorno, l'Europa?
    La causa delle guerre è il sistema economico In quanto la guerra per l'oro nero ha anche come bersaglio la privazione della Francia e della Germania dei loro sbocchi e approvvigionamenti in Iraq, in Iran, ecc. Lo stesso vale per la strategia militarista e la corsa agli armamenti che hanno il proposito di ostacolare la formazione dell'Euro-Esercito. Questo permetterebbe di condurre le stesse guerre dell'Esercito USA, ma per conto delle multinazionali europee.

    Il militarismo e la moltiplicazione delle guerre non cascano dall'alto dei cieli e non dipendono proprio dalla personalità di questo o quel presidente.
    Sono le multinazionali USA che hanno deciso di favorire l'elezione di Bush, l'imbroglione non eletto. Di fatto, la causa delle guerre è dovuta all'aggravarsi della crisi economica. Inevitabile in questo sistema, dato che il "miglior padrone", applaudito dalle Borse, è quello che annuncia un piano di licenziamenti di dieci o quindici mila lavoratori in giro per il mondo.
    Ma se licenziate e abbassate i salari quanto più potete, a chi andrete a vendere?
    Questa assurdità scalza la base economica di uno sviluppo armonioso generale.
    Questa contraddizione non aggirabile impone una battaglia crescente per il controllo delle regioni e delle materie strategiche, con l'obiettivo di privarne i rivali.
    Il mondo viene suddiviso come una torta. E come è diviso da tanto tempo, la sola maniera per una grande potenza per migliorare la sua situazione è arraffare pezzi di dominio di altri. Attraverso la guerra!

    Le molteplici guerre annunciate da Bush (Iran, Siria, Corea, Colombia, Cuba ecc…) non sono altro che dei capitoli di una guerra globale. La ricolonizzazione brutale di tutto il pianeta corrisponde all'imposizione di una dittatura ancora più estesa di quella sognata da Hitler. La preda decisiva è costituita dalla Cina, con il suo immenso mercato, e il suo tasso di crescita fenomenale. Prima di conquistarsi un giorno l'Europa?

    Ma sostenere l'Esercito Europeo non è certamente la soluzione. Quando Chirac invia l'armata francese in Africa per sostenere le peggiori dittature e favorire la Total o Bouygues, lui fa le medesima operazione di Bush, solo in tono minore.
    E se Bush avesse offerto a TotalFina la sua parte della torta Irachena, non avremmo sentito parlare Chirac.

    Un fronte internazionale contro la guerra

    Spetta dunque ai lavoratori e alle loro organizzazioni di definire la loro propria alternativa: la solidarietà di quelli che stanno in basso contro quelli che stanno in alto.
    « Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono », scriveva Jean-Paul Sartre. Perciò l’urgenza sta nella creazione di un fronte internazionale contro la guerra, per il diritto all'autodeterminazione, vale a dire per il diritto di ciascuna nazione a scegliersi il proprio destino, il proprio sistema sociale, il proprio modo di sviluppo economico. Sviluppare dappertutto (fabbriche, associazioni, quartieri e soprattutto scuole) comitati di informazione, di discussione e di mobilitazione. In quanto l'umanità sta correndo un pericolo terribile.
    Ecco, questo è tutto! E mi scuso per il carattere schematico del presente testo. Comunque, non è stato possibile argomentare e provare con fatti concreti le tesi proposte in certi passi. Allora questo testo venga accolto come un appello per tenere vivo il dibattito in seno al movimento operaio e progressista.

    (Version originelle en francais: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2582)

    Michel Collon
    michel.collon@skynet.be

    Fonte

    • Pubblicato in "Contrastes", rivista delle "Equipes" Popolari, maggio-giugno 2003.

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