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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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L'eterna crisi del PD

(12 Maggio 2010)

Ben due pagine de “Il Fatto Quotidiano” sono dedicate oggi, 12 maggio, a spezzoni del libro-intervista di Paolo Guzzanti al personaggio De Benedetti, che dà giudizi su Berlusconi e anche su D’Alema.
Ecco la frase che riguarda D’Alema: “credo che D’Alema abbia fatto tantissimi errori, e non capisca più la sua gente. D’Alema e quelli come lui non hanno fatto niente, stanno ammazzando il PD”.
Io avrei aggiunto: i personaggi come D’Alema e il gruppo dirigente del PD sarebbero già da molto tempo a passeggiare ai giardinetti se esistesse una regola, di evidente democrazia interna al partito, che stabilisca che, in caso di sconfitta elettorale, tutto il gruppo dirigente è obbligato a dimettersi e a lasciare spazio ad un nuovo congresso e a una nuova dirigenza.

Tutti parlano del sesso degli angeli, complicano le cose semplici, dicono che tutto è politico, ma qualche regoletta ferrea, che valga per tutti e diventi cultura politica, non la vuole nessuno.
Come nessuno in Parlamento accetta l’idea di una regola che fissi categoricamente a due legislature il massimo di presenza come deputati o senatori, regoletta che ci avrebbe già levato dalle palle il Cavaliere e il berlusconismo.
Io sono strasicuro che, se si chiedesse al popolo di decidere se adottare per i partiti e per il Parlamento queste due regole, il risultato sarebbe sicuramente di condivisione e voto a favore.

Tornando al PD, la tragedia di non avere queste regole ci consegna una opposizione inconsistente, un partito spaccato tra delemiani e riciclati veltroniani, senza una posizione unitaria su cose fondamentali tipo il nucleare ed i referendum, un partito che teme come la peste le elezioni perché incapace di elaborare una strategia unitaria, riconoscibile, bloccato da una classe dirigente vecchia e inamovibile.
In Inghilterra Gordon Brown in 3 giorni si è dimesso da primo ministro e da segretario del Labour Party, visto che aveva perso le elezioni, e probabilmente non ne sentiremo più parlare.

Una buona politica, una nuova politica può nascere solo da nuove regole, a cominciare dal funzionamento dei partiti che preveda obbligatoriamente l’uso delle primarie per selezionare i candidati e da una nuova legge elettorale.
Ecco qualche altra regola che mi piacerebbe vedere inserita:
-ineleggibilità di chi possiede mezzi di informazione, anche locali, tipo tv, radio, giornali, riviste, case editrici etc,
-ripristino delle preferenze
-nessuno può essere candidato in più collegi, ma si può candidare solo nel collegio dove risiede
-nessun condannato in via definitiva può essere candidato
-divieto di trasmettere spot televisivi in campagna elettorale poiché danno un vantaggio solo a chi possiede il denaro per farli mettere in onda, alterando la par condicio
-deputati e senatori devono essere considerati cittadini uguali agli altri e la magistratura non deve chiedere al Parlamento alcuna autorizzazione a indagare e arrestare i suoi membri
-abolizione della pensione ai parlamentari per il periodo passato in Parlamento. L’amministrazione è tenuta a pagare soltanto i contributi versati dal parlamentare nella sua attività civile: se sei operaio il Parlamento verserà i relativi contributi all’Inps, se sei un professionista i contributi saranno versati agli enti di riferimento
-eliminazione di ogni contributo economico ai partiti politici.

Paolo De Gregorio

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