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Dove volano i salami

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(2 Maggio 2010) Enzo Apicella
Arrestati undici 'Falchi' della polizia di Napoli, per aver "ripulito" il carico di un tir rapinato

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"E' impensabile...è evidente"
"Al di là della logica investigativa"

(24 Maggio 2010)

Report della udienza del processo a Massimo Papini tenutasi il 19 maggio 2010.

L'acquario. Così lo chiamano gli amici, il punto di sosta, la terra di mezzo tra le stanze di custodia e l'aula del tribunale, dove gli tolgono le manette, dove aspetta che entri la corte, da cui lui vede amici e parenti, da cui amici e parenti lo possono vedere. In un dialogo di silenzi eloquenti, sorrisi che tacciono la sola cosa che importa: l'attesa di potersi riabbracciare. Oggi sono in tanti, genitori, amici e genitori di amici. Volti nuovi, vecchie conoscenze che non avevano ancora potuto offrire a Massimo Papini l'unica cosa che non si può isolare: la presenza mossa dall'affetto e dalla solidarietà.
In questo Massimo Papini è un detenuto come tanti altri. Un uomo che aspetta di riottenere la propria libertà. Una libertà su cui si pronuncerà il tribunale che ha accolto il ricorso degli avvocati e che prossimamente dovrà decidere se Massimo Papini potrà essere processato da uomo libero o no. Dentro o fuori. Intanto, prima che inizi l'udienza, prima che diventi solo una sagoma di spalle o di profilo, è lì, di fronte al suo pubblico. Saluta, sorride.
Per tante altre cose invece Massimo Papini non è un detenuto comune, non è solo un uomo privato della propria libertà. È un caso giudiziario. Su cui oggi si scrive un altro capitolo.

È la settima udienza del processo che lo vede accusato di concorso in banda armata. 19 maggio 2010, alle 15.03, dopo qualche minuto di attesa, arrivano i PM Amelio e Tescaroli, la Corte ha da poco fatto ingresso nell'aula della corte d'assise, al primo piano della palazzina B del Tribunale di Roma.
Il teste è lo stesso dell'ultima udienza interrotta, il sostituto commissario Vincenzo Calabrese, attualmente in forze alla squadra mobile di Roma, all'epoca membro della Digos di Bologna.
Ci si ripete, si torna sulle analisi delle STP (schede telefoniche prepagate, quelle per chiamare dalle cabine) esaminate dal teste. Si ritorna a parlare di associazione logica e assoluta, tecnologia ISDN e C10. Il teste torna a ripetere come si stabilisce l'attribuzione delle chiamate, si permette di correggere il PM che chiama erroneamente utenze le schede telefoniche e, interrogato circa la relazione tra le chiamate intercorse tra Papini e Blefari e la vita dell'organizzazione brigatista risponde. Schede specifiche hanno effettuato traffico tra i due in momenti particolarmente significativi. Come il 4 novembre, giorno di inchiesta del gruppo per studiare la rapina del 5 dicembre. "Solo il 4 novembre" - riporta un documento trovato nel covo di via Montecuccoli - "si può prendere un treno" e comportarsi in un modo piuttosto che in altro. Insomma è certo che il 4 novembre si svolgevano preparativi per la rapina di autofinanziamento del 5 dicembre, Papini e Blefari si sentono in entrambe le date. In base alla sollecitazione delle celle questo è evidente. Di ogni scheda il PM chiede a chi è attribuita e che rilevanza ha. Di ogni scheda Calabrese spiega attribuzione e pertinenza. Come la scheda n. 12, attribuita alla Blefari che chiama da Piazza dei 500 Papini il 20 Marzo, mentre si attiva l'account da cui parte la rivendicazione per l'omicidio Biagi. "È impensabile che chiami Papini per motivi non correlati all'azione". Questa è una valutazione, non è una risposta, l’interpretazione dei fatti non spetta di certo al teste. Poi ci sono altre STP e tra queste una in particolare. Sarebbe stata usata per un determinato periodo da qualcuno che non può essere Papini. Lui è certamente a Vasto e la scheda chiama da Roma. Finche quella stessa scheda non "passa di mano" e viene usata solo per chiamare Blefari. Ad usarla è Papini che l'avrebbe trovata nella cabina, laddove era stata dimenticata. E le telefonate effettuate da quella scheda coincidono, ancora una volta con il periodo di attività d'inchiesta svolta dal gruppo brigatista tra dicembre e gennaio prima di un'altra rapina. È un periodo di intensa attività per la Blefari ma anche di contatti intensi tra i due. Come nei giorni 30, 31 dicembre e 1 gennaio. Poi ci sono le STP attribuite ma non con certezza, di cui si presuppone il proprietario. Un veloce riferimento ai documenti "Contabilità 1" e "Contabilità 2" in cui la Blefari annotava le spese sostenute per l'organizzazione con meticolosa precisione. La scheda n. 28, dedicata alle chiamate alla Blefari tranne che per una chiamata fatta da Papini nella provincia di Messina; la n. 30 analizzata da Marotta, la 31, come da relazione del 4 marzo 2007, definita "particolarmente rilevante". Già perché è alquanto anomalo l'uso che ne farebbe Papini: prima chiama un servizio informazioni, poi "Moto Romanelli" poi solo Blefari. Ma la prima chiamata a Romanelli viene fatta prima dal cellulare e poi subito dopo dalla scheda... Non è dato intuire la particolare rilevanza del dettaglio, certamente "degno di menzione".
È quasi passata un'ora. Prende la parola la difesa, l'avv. Calia. Che ci tiene a capire le ragioni della particolare rilevanza di alcune corrispondenze temporali, come quella del 4 novembre. Dov'era Papini in quella data? Non si sa. Eppure di particolare rilevanza dovrebbe essere proprio la localizzazione di Papini. Già, perché il coinvolgimento della Blefari è appurato, da sentenza passata in giudicato, ma con quella data di attività preparatorie alla rapina di dicembre, Papini cosa c'entra? Per Calabrese è impossibile che mentre si è impegnati in attività di militanza ci si dedichi ad attività personali (come una telefonata a un amico). Non è mai successo, anzi solo una volta, alla Banelli, un errore, una chiamata al marito. Un errore che la coppia Blefari Papini avrebbe reiterato innumerevoli volte. Perché di errore dovrebbe trattarsi, visto che non c'è traccia di nessuna procedura prevista, stabilita, codificata nei rigidi protocolli dei brigatisti che accenni alla necessità di sentirsi prima e dopo le attività. Perché durante, non si sono mai sentiti. Eppure, a proposito di impensabili attività personali, proprio quel 4 novembre, la Blefari oltre a chiamare Papini si reca al lavoro, all'edicola, regolarmente. Quel giorno Papini chiama Blefari alle 12 ma lei non c'è, non può rispondere, non è in casa. Poi l'avv. Calia entra nel merito della rilevanza temporale. Papini e Blefari si sentono il 4 novembre e il 5 dicembre. Ma quante altre volte si sentono tra quelle due date? E quante altre attività investigative svolgono i brigatisti nel periodo compreso tra quelle due date? Per la difesa non si capisce che rilevanza abbiano le telefonate considerate solo in quei giorni e non in altri. Per il PM è una valutazione, non una domanda. Per la Corte è importante, al di là della valutazione, capire quante attività si svolgono e quanti contatti durante il periodo che va dal 4 novembre al 5 dicembre. Ne va della valenza statistica. Si sentono solo nei giorni delle operazioni o anche in altri momenti? Calabrese ammette di aver lavorato su date note e di aver rilevato le STP di quelle date. Per la Corte continua ad essere importante capire se in base ai dati in suo possesso il teste può rispondere. Perché "può avere valore anche per noi. Al di là della logica investigativa". Può rispondere Calabrese, e lo fa: si, si sono sentiti anche oltre le date "importanti". Incalza la difesa:le schede di ruolo e operative fanno riferimento a telefonate da farsi? Qualcuno deve chiamare qualcun altro? No, ma ognuno godeva di autonomia. Autonomia tale da informare altri delle attività in corso o eventualmente prendere ordini da estranei all'organizzazione? Si. Senza informare la sezione centrale, in assenza di un documento che approvi tale coinvolgimento? Per il PM il teste mette insieme i dati. Per la difesa i dati devono servire a qualcosa. In questa sottile puntualizzazione si gioca la partita, si definisce la differenza di Massimo Papini da altri. Ma nel merito delle procedure, questi dati come vengono acquisiti? S. G., chiamato da Papini con una scheda usata per chiamare sempre la Blefari, chi è? Non si sa e B. C.? È la persona chiamata dalla scheda fino al momento in cui Papini trova la STP in una cabina. Ci sono precedenti di tale azione tra i militanti? A questo punto scatta la polemica. Per il PM dire "militante" non ha senso, bisogna specificare, circostanziare... riferirsi a soggetti condannati come appartenenti alle BR. Anche la Corte giudicherà infondata l'obiezione del PM, e converrà sul fatto che il termine militante sottintenda la certezza provata dell'appartenenza di un soggetto al gruppo cui ci si sta riferendo. Dai documenti "Contabilità 1" e "Contabilità 2" risultano spese anche di pochi euro. Lo specifica anche Calabrese. Sono soldi spesi per conto e attività dell'organizzazione. Includono infatti spese di ricarica telefonica e di acquisto di SIM. Sono riportate anche spese per l'acquisto si schede telefoniche prepagate? No.
L'avv. Calia lascia proseguire il collega della difesa, l'avv. Romeo che riprende le ricusazioni in merito alla scheda n.14. Questa viene attribuita a Papini perché quando chiama la Blefari alle 7.37 il suo cellulare risulta in zona. Ma a che ora risulta in zona? Intorno alle 15. E su altre telefonate alle 7.19 e alle 9.05 la cella rileva Papini in zona alle 8 e alle 9.30. Potrebbero essere tali rilevamenti segnali di un passaggio di Papini in quell'area anziché prove del fatto che al momento della chiamata è lui in cabina? Si. E visto che di logica si continua a parlare, è Romeo a chiedere se l'osservazione possa essere ritenuta "logica". Si. Per Calabrese infatti le celle ci dicono solo che lui è in zona. Le celle. Ognuna ha un codice alfanumerico. Il teste è a conoscenza dei codici delle celle? No. E come fa a sapere quali celle vengono attivate? Grazie al gestore. Ma c'è un allegato fornito dal gestore che specifica le corrispondenze? No. Si conosce il raggio di estensione? No. Allora la difesa chiede che si acquisisca ciò che il teste non può riferire. Codice e localizzazione delle celle. Finora inoltre si è sempre parlato, a proposito del sequestro dei materiali a casa di Papini (svolto proprio da Calabrese) di 9 floppy e 4 cd contenenti vari materiali. Il pc non fu sequestrato ma furono estratti un file e delle foto che furono rispettivamente trasferiti su un ulteriore floppy e 1 ulteriore cd. E poi c’è quella scheda usata il 20 marzo 2002, “sfuggita” alla Digos di Bologna e ricostruita dalla Digos di Roma, nonostante Calabrese abbia appena ribadito che la ricostruzione e associazione logica si svolge sulla base di analisi complessive spalmate su 5 anni. Poi ci sono le lettere di Papini a Blefari, rinvenute in sala, all'ingresso, in camera da letto, quella di Blefari a Papini ancora nella buca delle lettere. Dettagli. Gli stessi in cui "il diavolo nasconde la sua coda". Dettagli che la Corte non mancherà di chiarire. Dopo che sarà stata ammessa la richiesta della difesa di richiedere alla TIM, gestore dell'utenza cellulare di Papini, localizzazione e raggio d'azione delle celle. Richiesta accolta perché, nonostante la strenua opposizione del PM, la Corte vuole capire e addirittura "vedere" il sistema delle celle, anche alla luce del fatto che tale documento manchi eppure chi ha analizzato i tabulati faccia costanti riferimenti a "vicinanze" con il posto di lavoro, la casa…. Questo suggerisce che il raggio d’azione vada puntualizzato. Prosegue la Corte che, dopo aver dato atto dell’egregio lavoro svolto da Calabrese, chiede come mai non si sia indagato sul possibile primo proprietario della scheda che Papini avrebbe "trovato" nella cabina. Sarebbe bastato chiamare il numero chiamato dalla scheda? Calabrese esita ma poi risponde con sicurezza: non ha partecipato all'identificazione. Né lui né altri, a quanto pare. Ma Papini avrebbe potuto riceverla da qualcuno anziché trovarla? Avrebbe potuto. Eppure la ricostruzione dava per eletta l'ipotesi del ritrovamento. Dettagli. Come è un dettaglio il fatto che a parte le schede dedicate per chiamare Blefari, ci siano anche altre schede "promiscue".
Così l'avv. Romeo chiude l'udienza con quella che la Corte concede come "mezza domanda": da tutte le schede usate da Papini, sono state estrapolate solo quelle dedicate per chiamare la Blefari? Ossia: Papini faceva uso di schede telefoniche anche per fare altre chiamate e addirittura oltre alle schede promiscue usava STP anche per chiamare altri?
Una risposta che alle 17.15 è tante risposte. Si.

È il si che si attende anche dal tribunale del riesame, a giugno. Al più presto.
Intanto la prossima udienza è fissata per il 1 Giugno stesso luogo. Si spera non sia la stessa solfa.



PROSSIMA UDIENZA: martedì 1 giugno, ORE 09:30
AULA I° CORTE D'ASSISE
PIAZZALE CLODIO
PALAZZINA B – PRIMO PIANO.

Comitato Massimo Papini libero!

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