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Dignità operaia

Dignità operaia

(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale dei metalmeccanici convocato dalla Fiom e manifestazione nazionale a Roma

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(Per un sindacato di classe)

VII congresso nazionale Slai Cobas

(1 Giugno 2010)

Nel precedente VI Congresso nazionale di Milano abbiamo deciso di lavorare per contribuire alla delineazione di una necessaria e conseguente prospettiva sindacale, nonché alla induzione di un’altrettanto necessaria e conseguente prospettiva politica, contrapposte sia alle vecchie e nuove logiche concertative dei sindacati confederali - da sempre e strutturalmente subalterne ai forti poteri economici e finanziari - sia agli “intrecciati & collegati” (in funzione antioperaia ed antipopolare) sistemi politico-istituzionali di centro-destra e di centro-sinistra. Ciò per mettere mano alla difficile ma non impossibile proposta, e prefigurazione, di un progetto specifico e generale, capace di porre al centro, nei tempi e nei modi necessari, un fattibile disegno unitario di autonomia e indipendenza dei lavoratori e del proletariato in una ripristinata e complessiva visione di classe cui va ridata visibilità e credibilità.

Riconfermando appieno le linee-guida del precedente congresso ed arricchendole nell’attualità, il VII Congresso nazionale di Fiuggi dello Slai cobas, con l’approvazione del documento politico congressuale, e con l’approvazione della relazione introduttiva e delle conclusioni presentate dal Coordinatore nazionale, ha riaffermato la urgente necessità di costruzione di un forte sindacato di classe nella consapevolezza che, per perseguire tale prospettiva, bisogna porsi una collaterale ed importante questione di fondo non soltanto a livello sindacale ma anche politico complessivo, mancando in effetti al momento non solo un sindacato di classe ma ancor di più una organizzazione politica rappresentante gli interessi generali dei lavoratori.

La complessa fattibilità di prospettiva dell’iniziativa tra l’altro è strettamente collegata, nella sua fase iniziale, alla capacità di rafforzamento del nostro sindacato e della forte identità che ci ha caratterizzato in questi anni, ed alla imprescindibile necessità di dotarci di un’adeguata e funzionante strutturazione politico-organizzativa sia a livello provinciale che nazionale.

Tutto questo perchè, in una fase di forte e devastante controffensiva globale del capitale, la radicalizzazione a destra del quadro politico e l’involuzione neoconsociativa dei sindacati confederali hanno definitivamente trasformato in tragica farsa il consumato fallimento della “sinistra” di governo e di quella cosiddetta radicale ed acutizzato una fase di evidente difficoltà strategica delle lotte di resistenza dei lavoratori e di quelle sociali, che anche se forti e destinate ad allargarsi sotto i colpi della crisi, oggi sembrano non bastare ad impedire quel “ritorno al medioevo” in cui vorrebbero farci precipitare.

All’interno di una crisi globale e di carattere strutturale che rimanda alla contraddizione tra sviluppo delle forze produttive ed i rapporti di produzione, risultano oggi irreversibilmente sconvolti quegli equilibri che, dopo la seconda guerra mondiale, erano stati in grado di garantire una relativa fase di sviluppo su scala globale. La crisi, che si è andata manifestando a partire dagli anni ’70 e si è accompagnata ad una costante e progressiva accentuazione delle contraddizioni economiche, politiche e militari, non ha trovato sbocco - né poteva trovarlo - nei processi della globalizzazione e nelle politiche neoliberiste che ne hanno invece accentuato le dinamiche e continuano a farlo.

Funzionali alla speculazione capitalistica internazionale, l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale varano il Fondo di garanzia anticrisi di 750 miliardi di euro tolti ai lavoratori ed ai settori sociali più deboli per ingrassare banche (i cui utili svettano alle stelle), fondi ed assicurazioni, ed avviare una controriforma strutturale dei diritti dei lavoratori e di quelli sociali.

Come con Prodi ieri, oggi con Berlusconi, la Confindustria e l’insieme dei poteri economici e finanziari (appoggiati dall’intero sistema politico-economico-istituzionale, dalle collegate lobby affaristiche trasversali, e dalla sostanziale prevalenza dei media) predicano la necessità di drastici sacrifici e l’illusione della solidarietà tra chi sfrutta e chi è sfruttato per “superare la crisi” nella speranza di indurre i lavoratori a rassegnarsi una volta per tutte alla pretesa ineluttabilità delle politiche di lacrime, sangue e macelleria sociale in attuazione e con cui il fronte padronale intende, in sopraggiunta, realizzare una sconfitta epocale, insieme politica e materiale, dell’intero movimento di lotta. Una controriforma classista che oggi, con lo spauracchio della crisi, rilancia ed attualizza i contenuti e la filosofia della strategia dell’EUR varata dalla CGIL nel 1977 (“i diritti dei lavoratori che diventano variabile dipendete delle prevalenti necessità dell’impresa”) e che disvela tutta (se ce ne fosse ancora bisogno) l’internità di questo sindacato alle passate e oggi presenti e rinnovate logiche di sfruttamento e dominio capitalistico sulla forza lavoro e sull’intera società, ed il suo attuale e strumentale ruolo di finta opposizione per il controllo, il travisamento ed il disarmo - l’assorbimento o comunque la neutralizzazione - del conflitto sociale. La collegata sinistra sindacale non è avulsa ad una quantomeno oggettiva funzionalità a questo disegno.

Come Slai cobas vogliamo a questo punto contribuire a dar vita all’indispensabile ed urgente innesco di una possibile e forte “svolta di controtendenza” per avviare un processo unitario di riaffermazione, a tutti i livelli, dei necessari rapporti di forza favorevoli ai lavoratori ed ai settori sociali che ai lavoratori fanno riferimento.

Nello stesso tempo siamo consapevoli che né la semplice sommatoria delle organizzazioni esistenti, né lo Slai cobas, né altri sindacati di base, né altre forze,
possono pensare di poter essere il centro organizzativo di questo processo, e che gli stessi motivi che ancora incidono sulla capacità di resistenza e di lotta dei lavoratori potrebbero riproporsi rischiando di impantanare anche l’avvio della costruzione unitaria di un sindacato con una profonda impronta conflittuale e di classe.

Per questo, ferma la necessità di mettere in atto - da subito e anche in raccordo con le altre forze politiche e sindacali - immediate iniziative di massa territoriali e nazionali per contrastare l’inaudito l’attacco di governo e padronato, intendiamo contestualmente adoperarci, con tutte le altre organizzazioni disponibili, per un serrato confronto idoneo ad affrontare e superare le non secondarie divergenze di ordine generale che al momento ancora limitano una adeguata risposta difensiva dei lavoratori confondendone ed offuscandone gli orizzonti.

Le devastanti manovre governative, dai pesanti tagli alla spesa pubblica per ulteriormente smantellare l’insieme di fondamentali servizi sociali (quali pensioni, sanità, scuola, previdenza, assistenza, servizi ecc.) e che preludono a nuove ed ulteriori privatizzazioni, tagli delle prestazioni e nuove tasse e ticket, alla controriforma normativa e contrattuale del pubblico impiego col blocco di salari, paghe accessorie, contratti, precarizzazione dei lavoratori a tempo indeterminato ed annunciato licenziamento di quelli precari, ed alla collegata controriforma “di fatto” nel privato con la deregolamentazione e flessibilizzazione della prestazione, dei turni, dei tempi di vita e di lavoro avviata dalla Fiat e destinata a diffondersi nell’intero settore industriale; le controriforme della democrazia sindacale, del diritto di sciopero, del diritto del lavoro e dei diritti sociali, stanno tirando la volata in Italia a quelle stesse logiche che hanno portato la Grecia al disastro economico e sociale, coi responsabili che continuano a lucrare nuovi e ricchi profitti in rinnovato ed ormai insostenibile danno dei lavoratori e della povera gente.

Il VII Congresso nazionale ha dato mandato ai coordinamento provinciali e nazionali di mettere in campo adeguate iniziative, con tutte le organizzazioni sindacali, sociali e politiche disponibili a “ridare forza e voce” ai lavoratori in un percorso di massa e necessariamente di classe, per l’avvio di forti mobilitazioni unitarie non solo nel pubblico impiego ma anche nelle fabbriche.

Vi è l’urgenza di tendere alla saldatura delle mobilitazioni dei lavoratori del pubblico impiego con quelle del privato nella necessità di contrastare l’uso terroristico della crisi messo in atto dal fronte padronale e dal governo in una sorta di “rinnovata unità nazionale” che registra la convergenza sostanziale e di fatto dell’insieme delle forze politico-sindacali collegate al sistema partitico-istituzionale. Ciò a partire dal pesante attacco ai lavoratori pubblici, alla spesa pubblica ed al cosiddetto “welfare”e dal non casualmente coincidente “piano Marchionne” (nella sua valenza politico-sindacale in quanto riferito non solo a Pomigliano e poi alle fabbriche del gruppo e dell’indotto ma all’insieme delle categorie dell’industria) che la Fiat sta attuando in contemporanea ed a complemento della manovra governativa: flessibilità totale degli orari e della prestazione, mobilità interaziendale, straordinari incontrollati, paghe di posto e indennità di disagio e nocività, decurtazione della cassa mutua, dei permessi retribuiti e delle pause, smantellamento della mensa, licenziamenti politici e di massa, chiusura di fabbriche, reparti-confino e delocalizzazioni e tendente ad una epocale “ristrutturazione antioperaia” con l’espansione “urbi et orbi” della “melfizzazione in peggio”.

In questo senso i contenuti della “vertenza della Fiat Pomigliano” (dal sequestro del voto RSU da oltre un anno da parte delle Fiom di Rinaldini congiuntamente a FIM e UILM per imbavagliare i lavoratori- alla preannunciata melfizzazione) e delle lotte nelle fabbriche Fiat e dell’indotto assumono una valenza generale che va ben oltre le pur importanti specificità.

La lotta alla precarietà ed il rilancio della mobilitazione dei lavoratori delle cooperative da collegare alla costruzione delle necessarie mobilitazioni specifiche all’interno di un percorso di riunificazione generale delle vertenze e degli obiettivi: le iniziative di lotta unitarie di operai immigrati ed italiani stanno non solo dando un determinante contributo allo smantellamento di fatto - proprio a partire dai luoghi di lavoro - delle politiche xenofobe strumentalmente indotte ed usate dai poteri dominanti per indebolire e dividere il fronte di lotta (come ad esempio ad Origgio e Turate) ma stanno cominciando ad ottenere i primi importanti risultati di tutela salariale, normativa e sindacale per tutti i lavoratori.

Ancora più importanti diventano le vertenze dei lavoratori delle imprese cooperative in generale considerato che le coop sono il pretesto padronale per cancellare diritti fondamentali (vedi l’ultimo inquietante licenziamento di una lavoratrice per “malattia connessa allo stato di gravidanza” come accaduto alla cooperativa sociale La Ruota di Trento) e contribuire all’ulteriore processo di privatizzazione dei servizi pubblici e precarizzazione del lavoro dipendente. Un giro di “aziende anomale” destinato ad incrementarsi in funzione delle terziarizzazioni in atto nei servizi di carattere pubblico o sociale che vengono esternalizzati alle coop che li gestiscono in un’ottica privatistica funzionale al business dei profitti e peggiorativa dei servizi stessi ed operando, tra l’altro, al di fuori di qualsiasi controllo normativo ed istituzionale, come ad esempio il tanto decantato “ modello Lombardia” in attuazione per il settore sanitario e che farà da apripista a tutte le altre ristrutturazioni.

Il Coordinamento nazionale Slai cobas è convocato per sabato 12 giugno - h 10.00 - presso la sede di Milano.

Fiuggi 16 maggio 2010

la Presidenza del VII Congresso nazionale Slai cobas

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