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(20 Luglio 2011) Enzo Apicella
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Gaza. Indignazione e condanna unanime. Arrestati i pacifisti

(2 Giugno 2010)

Timida, per non dire di più, la reazione e l’indignazione italiana all’attacco di ieri e all’arresto dei pacifisti. Intanto però gli altri governi europei seguitano a far sentire la propria voce: dopo Svezia, Spagna, Germania, Grecia, in queste ore il Premier britannico David Cameron ha definito l'attacco israeliano contro la flottiglia umanitaria diretta a Gaza “inaccettabile” e ha chiesto allo Stato ebraico di “rispondere costruttivamente” alle critiche mosse dalla comunità internazionale su quanto accaduto e nel corso di una telefonata con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, Cameron ha detto che “la Gran Bretagna deplora la pesante perdita di vite umane”. Ancora più forte la protesta e l’indignazione da parte del mondo arabo. Questa mattina gli arabi che vivono in Israele hanno iniziato uno sciopero generale, secondo quanto riferisce la tv satellitare “al-Arabiya”, sono circa 1,3 milioni i cittadini arabo-israeliani che sono stati chiamati ad attuare uno sciopero in solidarietà con gli attivisti della Freedom Flottiglia. La stampa araba, in un coro unanime, parla di “massacro” commesso dai commando israeliani con il loro assalto. Per il quotidiano giordano “al Rai”, “il massacro israeliano sciocca il mondo”; “al Ittihad” degli Emirati Arabi scrive “Israele assassina la flottiglia della pace”.

E dalla Giordania arrivano anche le parole, durissime, della regina Rania: “il coraggio e il sacrificio di quelli che, nel nome della giustizia, si trovavano a bordo mi fa sentire piccola. Ogni nave che cerca di rompere il blocco è una nave della speranza, perché il 95 per cento dell'acqua potabile a Gaza è al di sotto degli standard dell'Oms e questo mette migliaia di neonati a rischi di avvelenamento; un terzo delle scuole è stato distrutto durante l'operazione 'piombo fuso' e non è stato ancora ricostruito; il 95 per cento delle attività commerciali è fallito per l'assedio e l'80 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà”.

Intanto ancora non si riesce ad avere alcun contatto con gli attivisti italiani arrestati insieme a tutti gli altri pacifisti da Israele e portati nel carcere della città meridionale israeliana di Beersheba. Nemmeno l’ambasciatore italiano è riuscito a parlare con loro, c’è da chiedersi quale sarebbe stata la reazione di Israele se un simile trattamento fosse stato riservato ad un cittadino israeliano.

Martedì 01 Giugno 2010

Alessandra Valentini
(DirittiDistorti)

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