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Verona: CPF del 16 luglio 2003 - documento di minoranza

(27 Luglio 2003)

il 16 luglio si è riunito il Comitato Politico Federale del PRC di Verona con la partecipazione di Paolo Ferrero della Segreteria Nazionale, per discutere la situazione politica dopo la sconfitta dei referendum popolari del 15 - 16 giugno.

La riunione si è conclusa con la votazione di due ordini del giorno: uno presentato da Vincenzo Castriotta che ha ottenuto 3 voti, l'altro presentato dal segretario provinciale che ne ha ottenuti 14.


il documento di minoranza

Il Comitato Politico Federale, respinge l'accordo politico di governo tra Prc e Ulivo in vista della prossima legislatura in quanto comporterebbe la dissoluzione del Prc come forza di opposizione.

Quella prospettiva, se realizzata, contraddirebbe innanzitutto le ragioni della nostra battaglia referendaria ma soprattutto minerebbe alle fondamenta le stesse ragioni di classe del partito e, quindi, il suo futuro politico.

Dopo aver detto che bisognava “rompere la gabbia dell’Ulivo” si afferma che l’Ulivo è cambiato grazie ai movimenti. Ma la realtà è opposta. Il centro liberale dell’Ulivo si è schierato con Berlusconi e Confindustria contro l’estensione dell’art. 18; ha votato con Berlusconi la spedizione coloniale ed imperialista in Irak; ha concordato con Berlusconi l’operazione Corriere della Sera; ha rimosso l’opposizione allo stesso Lodo Maccanico. E tutto questo per ingraziarsi quel grande capitale nel cui nome ha governato ieri e vuole tornare a governare domani.

Tanto più oggi, dunque, non c’è rilancio dei movimenti senza una rottura col centro borghese dell’Ulivo e negoziare un accordo di governo significherebbe subordinare il movimento al loro nemico di classe. Le contraddizioni esistenti nell’Ulivo tra popolo di sinistra e forze liberali devono indurci a porre noi l’esigenza della rottura col centro all’intero campo dei movimenti, a sfidare noi la sinistra DS a una rottura con le classi dominanti, per costruire così un’egemonia alternativa sulla sua base sociale. E' necessario utilizzare la crisi del cofferatismo per costruire un’egemonia alternativa a sinistra, mentre sarebbe drammatico, una vera capitolazione alla socialdemocrazia, candidarci a occupare il posto vacante di Cofferati per negoziare con la borghesia italiana.

La parola d’ordine elementare della “cacciata di Berlusconi” va posta sull’onda d’urto di un movimento di classe e di popolo nel nome di un’alternativa anticapitalistica, viceversa un accordo con i liberali per sostituire Berlusconi comporta il sostegno alla borghesia e ai poteri forti e la conseguente subordinazione dei lavoratori e delle loro lotte, portando il movimento operaio alla sconfitta. Tanto più in presenza di un ulteriore aggravante: quella del diretto coinvolgimento ministeriale del Prc a braccetto con i ministri borghesi liberali. E questo significherebbe una corresponsabilità ancora più diretta e un vincolo di dipendenza più stretto alle politiche del capitale finanziario. Il nuovo mondo possibile che abbiamo evocato in questi anni non passerà attraverso il coinvolgimento del Prc in un governo con Treu, Rutelli, D’Alema e Mastella. Anzi questa prospettiva, se si realizzasse, sarebbe in totale contraddizione proprio con la stagione dei movimenti che ha attraversato l’Italia, la credibilità del Prc in un vasto settore di avanguardia, operaia e giovanile, sarebbe compromessa e il nostro partito ne verrebbe annientato.

Per queste ragioni generali chiediamo di interrompere il cammino intrapreso, di revocare gli atti compiuti in tal senso (le commissioni paritetiche con Treu e Mastella) e l’immediata convocazione di un congresso straordinario del Prc. Una nuova svolta come quella che è stata avviata non può essere imposta dall’alto al partito. Deve essere sottoposta alla verifica democratica di tutti i suoi militanti in un confronto ampio, realmente paritario, tra le diverse posizioni. E la verifica democratica non può essere demandata al futuro ma promossa qui ed ora.

In ogni caso, il comitato politico federale sin d’ora si impegna a sostenere nel partito il carattere irrinunciabile dell’opposizione comunista sia al centrodestra sia al centrosinistra. Perché solo un’opposizione comunista può lavorare per l’unità e l’autonomia dei lavoratori contro le classi dominanti. Perché solo un’opposizione comunista può coniugare le lotte quotidiane ad una prospettiva alternativa di potere e di società a livello nazionale come ad un progetto anticapitalistico internazionale.

Verona 16 luglio 2003

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