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Fiat: lacrime e sangue

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(14 Agosto 2010) Enzo Apicella

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La Fiat vuol distruggere il contratto nazionale

(9 Giugno 2010)

Una stampa e un palazzo compiacenti hanno cancellato la sostanza delle posizioni della Fiat per Pomigliano d’Arco. L’azienda non ha aperto nessun tavolo di trattativa, ma ha consegnato ai sindacati un documento che è un drammatico diktat che scardina alla radice il contratto nazionale e i diritti dei lavoratori. (...)
I 18 turni sono il meno, anche se pesantissimi nelle loro modalità, l’attacco sulle pause, sulla mensa, la riduzione dei salari sono anch’essi fatti gravissimi, ma non danno il senso ancora della brutalità delle richieste Fiat. L’azienda infatti chiede:
- La deroga al contratto nazionale sullo straordinario obbligatorio aumentandolo fino all’80%.
- La deroga al contratto nazionale sui recuperi produttivi. L’abolizione del pagamento dei 3 giorni di malattia in casi di assenze superiori a una certa percentuale.
- L’obbligo di esigibilità per tutte le organizzazioni sindacali su straordinari e flessibilità, pena sanzioni verso i sindacati e le Rsu.
- L’obbligo di obbedienza per i lavoratori alle nuove regole di flessibilità pena il licenziamento.
Tutto questo stravolge sugli orari di lavoro e sui diritti il contratto nazionale, ne rappresenta una sostanziale cancellazione, porta lo stabilimento Fiat di Pomigliano fuori dalla contrattazione collettiva dei metalmeccanici. Più vicino alle condizioni sindacali americane che a quelle italiane.
Una stampa e un’opinione pubblica interessate alla verità dovrebbero chiedersi del perché la Fiat si comporta come nessuna multinazionale ha finora pensato fare in Italia e se questo, più di tutte le altre chiacchiere, non voglia dimostrare che la Fiat non è più italiana. Ma la sostanza è che si vuole imporre una modifica della Costituzione in nome della salvaguardia dell’occupazione. E’ esattamente quello che annuncia Tremonti, quando dichiara di voler superare l’articolo 41 della Costituzione repubblicana, in nome della libertà d’impresa. La Fiat è oggi apripista delle posizioni più reazionarie e antisindacali del governo. La Fiom si trova da sola, circondata dalla complicità e dalla paura, a dover fronteggiare quest’attacco che è a tutti i diritti del lavoro. Deve assolutamente reggere, anche da sola, nel nome di tutti questi diritti.

Roma, 7 giugno 2010

Giorgio Cremaschi

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