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(26 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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Fondo vittime amianto e rischio zero

Convegno amianto: Taranto, 5 giugno 2010

(17 Giugno 2010)

Quarant’anni fa, nel 1970, il movimento operaio dopo dure lotte riuscì a far approvare lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/70, peraltro mai completamente ed effettivamente applicata) per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

La lotta per la salute è ormai diventata patrimonio delle lotte operaie, anche se nella crisi molti datori di lavoro, pur di fare lauti profitti, non si fanno scrupoli a tagliare per primi gli investimenti per ridurre i rischi dei lavoratori, risparmiando sulle protezioni antinfortunistiche e sulla sicurezza.

Le lotte operaie hanno portato successivamente, con la legge 257/92, a far recepire al governo italiano - con 9 anni di ritardo - la direttiva europea del 1983 che imponeva ai governi nazionali di mettere al bando l’amianto. In tal modo lo Stato Italiano (tutti i governi che si sono avvicendati, sia di centro destra che di centro sinistra) si è reso inadempiente, insieme ai datori di lavoro che non hanno rispettato le norme di sicurezza.

Imprenditori, amministratori pubblici, politici, sindacalisti; lo Stato e le Istituzioni italiane hanno accettato e permesso per anni che centinaia di migliaia di operai, lavoratori e cittadini fossero esposti alle fibre cancerogene del minerale killer senza alcuna protezione, senza intervenire sulle produzioni di morte, ad esclusivo beneficio dei datori di lavoro e delle lobbies dell’amianto.

Con la finanziaria 2008 (legge n. 244/2007) è stato istituito il Fondo Vittime dell’Amianto finanziato con 30 milioni di euro per il 2008, e altri 20 milioni per il 2009. Nonostante la disponibilità finanziaria, a distanza di 30 mesi, il Fondo non è ancora stato reso operativo perché i ministri del lavoro (prima Cesare Damiano del governo Prodi e poi Maurizio Sacconi del governo Berlusconi) non hanno trovato il tempo di definire le modalità di accesso al fondo (il regolamento attuativo): così i morti e i malati aumentano, i soldi ci sono e per le vittime al danno si aggiunge la beffa.
Il governo italiano, bloccando il FONDO VITTIME DELL’AMIANTO, continua a dimostrarsi complice di quei datori di lavoro assassini e di quelle istituzioni che li fiancheggiano, mettendosi non al disopra delle parti, ma al servizio di una sola parte: quella degli industriali.

Il governo, che dovrebbe applicare la Carta Costituzionale in tutti i suoi aspetti, difende in realtà solo gli interessi della classe dominante e si guarda bene dal far rispettare gli articoli della Costituzione che riguardano la sicurezza e i diritti delle classi sottomesse, anzi, è il primo a negarli non rispettando nel caso dei più deboli neanche le proprie leggi, disconoscendo nella vita di tutti i giorni i loro diritti. Analogo comportamento assumono gli enti amministrativi preposti (Inail e Inps) costringendo i lavoratori a lunghe e costose cause civili, amministrative e penali i cui esiti spesso arrivano quando gli aventi diritto sono deceduti. E’ questo il motivo che, come Comitati e Associazioni, ci ha fatto ricorrere a Strasburgo alla Corte dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato Italiano e l’Inail e denunciare alla Commissione della Comunità Europea di Bruxelles per “violazione grave e persistente del Trattato CE e altre norme di Diritto Comunitario”, la Repubblica Italiana, in difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione, fra cui quello a tutela della salute e della vita umana, per cercare di ottenere giustizia per tutte le vittime dell’amianto.

Rischio zero per i cancerogeni
Le patologie asbesto correlate sono in continuo aumento, e l’emergenza amianto non è soltanto legislativa, giudiziaria o previdenziale, ma soprattutto umana, sociale ed ambientale. Per l’amianto, come per tutte le sostanze cancerogene, non esiste una soglia sotto la quale c’è assenza di rischio. Per anni il diritto alla salute sancito dalla Costituzione si fermava ai cancelli della fabbrica e dei luoghi di lavoro.

La protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti dall’esposizione all’amianto richiederebbe un adeguamento della attuale legge sull’amianto, in modo da rendere pienamente applicato anche l’art. 32 della Costituzione Italiana nella parte che dice : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Invece questo diritto alla salute, all’integrità psico-fisica, il diritto alla vita, come quello al lavoro e allo studio, vengono sempre più subordinati al mercato e alla logica del profitto e rispettati solo se compatibili con essi, e le vittime e i loro famigliari non hanno neanche un riconoscimento risarcitorio adeguato e decoroso.

Persino l’Europa è intervenuta sull’argomento e con la Direttiva Comunitaria 148 del 2009, premessa n. 11 dice chiaramente che siccome “non e’ stato ancora possibile determinare il livello di esposizione al di sotto del quale l’amianto non comporta rischi di cancro, è opportuno ridurre al minimo l’esposizione professionale dei lavoratori all’amianto”.

Nonostante ciò, l’amianto che dovrebbe essere stato messo al bando è ancora presente nei luoghi di lavoro e disperso nel territorio, continuando ad inquinare e uccidere. L’esposizione all’amianto, diretta, indiretta e ambientale è un fattore di rischio, incompatibile con le già richiamate disposizioni normative e regolamentari. E’ ormai scientificamente provato che i lavoratori esposti hanno un’aspettativa di vita, mediamente, inferiore di 7 anni rispetto a chi non è stato esposto e le inalazioni, anche a basse dosi, che si cumulano aumentano il rischio, che si può eliminare solo con la totale bonifica.

La nostra esperienza ci fa dire che non esiste soglia di legge che impedisca alle sostanze cancerogene di uccidere, ancor più se queste sostanze sono presenti con più elementi che provocano un cocktail micidiale, aumentando in modo esponenziale il pericolo. In questi anni migliaia di lavoratori e cittadini sono stati assassinati, altri portano nel corpo gravi menomazioni, altri ancora vivono nel terrore di ammalarsi.
Quindi, negli anni, come Comitati e Associazioni abbiamo organizzato lotte, manifestazioni e presidi di protesta davanti alla Camera dei Deputati, al Senato e davanti all’Inail e Inps e abbiamo recentemente avuto colloqui con la Presidenza della Repubblica e il presidente della Camera dei Deputati, a cui abbiamo consegnato una lettera in cui fra l’altro chiedevamo un loro autorevole intervento a sostegno dello Stato di Diritto proprio a partire dal Fondo Vittime dell’amianto, la messa in sicurezza e le bonifiche dei luoghi contaminati, e la messa al bando di tutti i cancerogeni a cominciare dall’amianto. Nella crisi la condizione operaia e quella dei lavoratori peggiora costantemente e la salute è la prima a risentirne, insieme alla riduzione dei salari e al peggioramento delle condizioni di vita.

Noi lavoratori e cittadini organizzati in Comitati e Associazioni - che da anni ci battiamo in prima persona, senza delegare ad altri la difesa della nostra salute e dei diritti, per l’eliminazione dei cancerogeni e il rischio zero - riteniamo inaccettabile che in questa società si continui a morire di lavoro e per il lavoro. Inaccettabile che l’unico diritto riconosciuto alle vittime sia quello di ricorrere ai tribunali per cercare di avere una giustizia che non arriva mai e che , nei pochi casi in cui arriva, è tardiva e, non ha nessuna conseguenza reale per gli industriali assassini e che comunque non va oltre il risarcimento economico. Bisogna intervenire in modo preventivo nei processi di produzione per eliminare le cause dei morti sul lavoro, delle malattie professionali e degli infortuni nei luoghi di lavoro e nel territorio. E’ nella ricerca del massimo profitto e nello sfruttamento intensivo degli esseri umani, che governi e istituzioni complici di datori di lavoro assassini sostengono, che risiedono le cause di tanti disastri umani e ambientali. Bisogna creare nel paese e a livello internazionale un grande movimento operaio e popolare contro chi considera normale che ogni anno migliaia di esseri umani e interi territori siano sacrificati in nome del profitto. Nessuna società può considerarsi civile finche tollera che le multinazionali e il potere economico continuino impunemente a distruggere gli esseri viventi e la natura.

Michele Michelino
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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