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La borsa o la vita

La borsa o la vita

(15 Giugno 2010) Enzo Apicella
Il ricatto della Fiat: "Sopravvivere da schiavi o morire di fame"

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Pomigliano. Accordo...sotto ricatto

(18 Giugno 2010)

Manca meno di una settimana al referendum sull’accordo separato di Pomigliano e il clima è infuocato: in gioco il destino lavorativo di circa 15mila lavoratori (5000 in Fiat e 10.000 dell’indotto); i diritti dei lavoratori; le garanzie minime che si devono a quanti vivono in una Repubblica fondata sul lavoro. Marchionne ha tentato un’operazione assolutamente nuova e spregiudicata, praticabile in un Paese in crisi e con i lavoratori costantemente sotto ricatto e stretti dal bisogno: la Fiat, infatti, anziché delocalizzare ha deciso di portare in un pezzo d’Italia “regole” di altri paesi, insomma invece di portare la Panda in Polonia ha portato la Polonia in Italia. Tra i punti più discussi e critici dell’accordo ricordiamo quello sul diritto di sciopero; l’orario di lavoro (produzione per 24 ore giornaliere e per 6 giorni la settimana, comprensivi del sabato, con uno schema di turnazione articolato a 18 turni settimanali); lavoro straordinario (per far fronte alle esigenze produttive di avviamenti, recuperi o punte di mercato, l’azienda potrà far ricorso a lavoro straordinario per 80 ore annue pro capite, senza preventivo accordo sindacale, da effettuare a turni interi); una stretta sulle assenze per malattia.
L'assemblea degli iscritti Fiom-Cgil della Fiat di Pomigliano d'Arco ha ritenuto "inaccettabile e illegittimo" l'accordo separato sottoscritto dalle altre Organizzazioni sindacali, facendo propria la risoluzione sulla vertenza approvata dal Comitato centrale con "il netto no al ricatto della Fiat”.

L'accordo è “inaccettabile perché si tiene sotto la minaccia della Fiat di chiudere lo stabilimento” ed è “illegittimo perché in violazione di diritti fondamentali dei lavoratori previsti dalla Carta Costituzionale, delle leggi europee e internazionali, dello Statuto dei lavoratori e dal Contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici”. Dello stesso parere anche un nutrito gruppo di costituzionalisti. Un accordo che tiene sotto ricatto i lavoratori, ma fino a che punto può "pagare" rinunciare a garanzie, diritti, tutele? Quanto al referendum indetto per il 22 giugno la stessa assemblea Fiom di Pomigliano lo ritiene "conseguentemente inaccettabile e illegittimo e, in ogni caso, in alcun modo vincolante per la Fiom perché riguardante diritti indisponibili delle lavoratrici e dei lavoratori". Comunque, consiglia ai lavoratori la partecipazione al referendum, "al fine di evitare azioni di rappresaglia individuale da parte dell'Azienda".

Ma anche dalle Carrozzerie di Mirafiori è giunta una prima risposta all’accordo: nel giro di poche ore sono state raccolte oltre mille firme contro l’accordo. “Oltre a esprimere solidarietà ai lavoratori di Pomigliano, gli operai di Mirafiori temono che lo stesso accordo possa essere replicato anche a Mirafiori - spiega Federico Bellono, segretario della Fiom torinese - un chiaro segnale, in questo senso, era emerso già due giorni fa dalle assemblee che si erano svolte alle Carrozzerie: assemblee molto partecipate, in cui gli esponenti delle organizzazioni che hanno firmato l'accordo a Pomigliano erano stati rumorosamente contestati dai lavoratori”.

Giovedì 17 Giugno 2010

Alessandra Valentini
(DirittiDistorti)

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