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(24 Novembre 2011) Enzo Apicella

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La Costituzione: carta straccia per Pomigliano

(19 Giugno 2010)

Quello che sta succedendo tra la Fiat e i lavoratori di Pomigliano non può essere definito in altro modo che: una porcheria.
Ancora una volta è la minaccia della delocalizzazione a farla da padrone, con una proposta contrattuale che chiede ai lavoratori carichi di lavoro ottocenteschi e di rinunciare anche ai diritti più elementari, altrimenti la Fiat investirà in Polonia anziché in Italia.

In uno Stato che si rispetti, con tanto di regole e leggi da far rispettare, logica vorrebbe che la Fiat venisse richiamata alle proprie responsabilità e ai propri doveri.

Sappiamo bene che non è questo che ci si può aspettare dall'attuale Governo, fin troppo impegnato ad esaltare la legge della giungla e a calpestare regole e diritti.
Ciò che però è più grave, è che "la porcheria" non sembra appassionare neanche l'opposizione. Il massimo che si è riusciti ad ascoltare da Bersani è stato un blando: "La Fiat poteva fare di più... In ogni caso, Pomigliano non sarà un modello".

Siamo cioè alla farsa: da un lato ben consapevoli della gravità di quanto verrà probabilmente accettato dai lavoratori con il finto referendum con il quale, sostanzialmente, gli verrà chiesto se vogliono perdere o no il posto di lavoro; dall'altro, però, guai dall'alzare barricate per la difesa della legalità e dei diritti costituzionali, così come negli ultimi mesi è stato fatto per altre questioni.
In fondo, stiamo parlando degli operai, mica dei giornalisti o degli editori o di cose con le quali è facile riempirsi la bocca come la difesa della cultura.

Ma non contenti, peraltro, delle tiepide reazioni di Bersani, molti esponenti del PD hanno già avviato la campagna di normalizzazione della vicenda: in ultimo l'intervista di Veltroni al Corriere. A breve, c'è da starne certi, si arriverà anche al plauso per la FIAT.

Infine, oltre alla già manifestata accettazione della proposta Fiat da parte di Cisl e Uil, anche il segretario della CGIL Epifani sembra essere riuscito a trovare il modo, dichiarando che "i referendum sono sempre una forma di democrazia", per scaricare sulle spalle dei lavoratori la responsabilità dell'eventuale accettazione dell'accordo. Della serie: o ci fa, o c'è ... o ci ha preso per cretini!

Se si dà legittimità ad un referendum che si svolge sotto la minaccia della perdita del posto di lavoro, è evidente che poi, dopo, sarà molto complicato mettere in discussione i risultati.

Di fatto, tolta la residuale resistenza della FIOM e il sostegno dei sindacati di base, i lavoratori di Pomigliano sono rimasti più che mai soli nel dover affrontare la Confindustria e il Governo mentre si beano nel fare carta straccia dei loro diritti e, così facendo, della nostra Costituzione.

Non è quindi un'esagerazione affermare che oggi la difesa della Costituzione passa per Pomigliano e che, riguardo a quest'importantissimo appuntamento, sia l'opposizione che il sindacato hanno preferito schierarsi con i poteri forti e con il modello berlusconiano di risoluzione dei problemi: tutti insieme, sostanzialmente, nel sostenere un modello di qualità della vita e di regole completamente asservito al primato dell'impresa.

Venerdì 18 Giugno 2010

Riforme Istituzionali

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