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L'ombra nera

L'ombra nera

(20 Agosto 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri il disoccupato Angelo di Carlo, che si era dato fuoco per protesta 8 giorni fa davanti a Montecitorio

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    Mangiarotti Nuclear Milano: esempio di cosa porta la crisi!

    (9 Luglio 2010)

    Tutta la nostra solidarietà agli operai della Mangiarotti Nuclear di Milano caricati dalla polizia nella giornata di giovedì 8 luglio, a seguito di una delle tante proteste contro lo smantellamento della fabbrica e la perdita del posto di lavoro, che in questa occasione, interessa un totale di oltre 100 operai milanesi (fra fabbrica e indotto).
    Eppure lavoratori e sindacato avevano denunciato la prorpietà per le irregolarità commesse decidendo di chiudere i battenti di Via Sarca e avevano avuto ragione dal giudice. Nessun poliziotto si è però mai presentato in quelle occasioni a ribadire l'illegittimità del comportantemento padronale, mentre i manganelli non si sono fatti attendere in occasione della protesta conclusasi davanti alla Prefettura di Milano: le colpe degli operai? non si sarebbero fermati prima della Prefettura e quindi il cordone delle forze dell'ordine a difesa di un portone, non ci ha pensato due volte a manganellare operai inermi, portando al risultato di 5 contusi, di cui uno finito in ospedale. Evidentemente ben poca è, in questo caso, la solidarietà da chi, pare, stia rischiando, come lavoratore, gli stessi effetti della crisi.....

    Va ricordato che gli operai della Mangiarotti stanno presidiano senza interruzioni la fabbrica di Via Sarca dal 21 dicembre scorso: come tutti dovrebbero sapere vogliono solo tornare a lavorare per un'impresa che non dovrebbe aver patito gli effetti della crisi. Come detto, hanno fatto causa all'impresa che li aveva posti irregolarmente in cassa integrazione straordinaria, mentre aveva spostato in un altro sito le commesse che garantivano la produzione del sito milanese: il giudice aveva dato loro ragione. Ma nonostante ciò, a riprova che nè la legge nè le decisioni del tribunale sono mai uguali per tutti, il lavoro a Milano non è mai tornato. E nessuno, in quell'occasione, si è certo prodigato per far rispettare la sentenza emessa dal magistrato!

    Secondo un clichè ormai trito e ritrito in tutta Italia, ma in particolare in Lombardia, anche gli ultini macchinari produttivi pare stiano per essere prelevati, per essere spostati in Friuli (sede un altro stabilimento del gruppo), oppure mandati direttamente in Francia, dal committente. Operai e RSU denunciano come «Inaccettabile che il Friuli regali 27 milioni di euro per costruire una nuova fabbrica a Monfalcone e la Lombardia regali solo un po’ di cassa integrazione. Chiediamo al Prefetto che la Mangiarotti continui ad esistere a Milano anche se in forma ridotta e non vogliamo che sia una vetrina, ma una produzione seria».
    Con questo ribadiscono come la loro esperienza rispecchi quella di gran parte delle così dette crisi produttive in partciolare della Lombardia. Anche dove la crisi non c'è perchè il prodotto è richiesto, il padronato non perde l'occasione propizia per ristrutturare, tagliare costi, delocalizzare o concentrare, essendo nelle proprie disponibilità qualsiasi azione, pure se ha torto acclarato, come per la Mangiarotti, poi sa di restare impunito.
    Gli esempi sono infiniti e in tutta la Regione mentre a sostegno della lotta di questi lavoratori le prese di possizione nette ed inequivocabili per una società completamente diversa dall'attuale che ha portato simili risultati nefasti solo per chi vive del proprio lavoro, per una società che non ponga il profitto imprenditoriale e i crismi del capitalismo in cima alla scala assoluta dei valori e che quindi si ispiri a principi socialisti, sono sempre meno frequenti.
    Queste decine di migliaia di lavoratori sono di fatto lasciati soli, le migliaia di famiglie che vivono solo sulla propria pelle le contraddizioni e gli esiti di una crisi provocata da scelte ben lontane dalle loro responsabilità, oggi non hanno voce, non hanno alcuna rappresentanza poltica autentica in grado di lottare in ogni sede per difenderne davvero gli interessi. Solo tardiva propaganda e qualche predica patetica stile PD che non fa che aumentare sconforto e resa.
    Nessuna di queste esperienze di lotta dovrà andare perduta, da questa base portante per il riscatto delle condizioni di vita dei lavoratori, comunisti e sinistra di classe dovranno ripartire per ricostruire una rappresentanza in grado di difendere interessi e obiettivi di chi lavora, in contrasto con un capitale che oggi controlla tutto, a partire da ogni schieramenti politico ufficiale.

    Monica Perugini
    segretario Comunisti Sinistra Popolare Lombardia

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