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Resolution: Revolution!

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Beata incoscienza e un bel po' di furbizia nell'appello "alla sinistra"

(16 Luglio 2010)

In questi giorni sta circolando un appello con un titolo impegnativo: “La sinistra torni a giocare un ruolo importante nella politica italiana”. E’ un appello sottoscritto – a quanto dichiarano i firmatari – da “donne e uomini di sinistra che hanno preso parte alle tormentate vicissitudini culminate nella disfatta del 2008. Oggi, nella diaspora della sinistra italiana, facciamo riferimento a organizzazioni e movimenti diversi. Alcuni di noi svolgono ruoli dirigenti in partiti o associazioni, altri – dismessa la militanza attiva – contribuiscono in altre forme alla battaglia politica o vi partecipano da semplici cittadini, con immutata passione”.

L’appello avanza una disamina giustamente preoccupata della situazione italiana dentro la crisi e alla luce delle misure antipopolari adottate dal governo. Colpisce però che a fronte di tale disamina, l’unica battaglia tra le tante possibili su cui i firmatari affermano di convergere è “quella, cruciale, per il rilancio del sistema elettorale proporzionale per tutte le assemblee elettive, a cominciare dal Parlamento nazionale”.

La sproporzione tra la premessa dell’appello e la sua conclusione balza immediatamente agli occhi anche dei più bendisposti, anzi è ancora più evidente per coloro che da anni sostengono come occorresse impugnare con forza la battaglia politica e di massa nel paese per il ripristino dell’unico sistema elettorale rappresentativo ossia il sistema proporzionale. Non solo, la stragrande maggioranza dei firmatari osteggiò e, nel settembre del 2005, contribuì a fare il vuoto intorno all’appello lanciato da “Sinistra per il proporzionale” (vedi http://www.riforme.info/l-elettorale/doc/17-la-sinistra-per-proporzionale ) che chiedeva non solo di mettersi di traverso contro la “porcata” elaborata da Calderoli ma anche contro il “mattarellum” chiedendo di abrogare lo sbarramento del 4% che ostacolava la possibilità di rappresentanza politica/istituzionale per diversi settori politici e sociali nel paese. Ma all’epoca i partiti della sinistra in cui militavano o militano tuttora gran parte dei firmatari si sentivano forti nei numeri e disponibili a tutto per realizzare l’alleanza di governo con quello che oggi è il PD, un partito maggioritario “per vocazione” e che ha lavorato e lavora proprio per la liquidazione politica della sinistra in Italia.

Colpisce inoltre la “beata incoscienza” con cui diversi firmatari riconoscendo il loro background nella storia della sinistra italiana, continuano a rimuoverne le proprie immense responsabilità nella sua crisi e disfatta politica. Insomma, siccome “la storia non è acqua”, c’è veramente da disperarsi davanti a quella che un buona dose di benevolenza possiamo definire ostinazione, rimozione del problema, incoscienza politica….e un buona dose di furbizia.

A voler prendere sul serio questo appello, è difficile non porre nero su bianco alcune domande ai suoi firmatari.

1) Parlando di precarietà ed Europa liberista, dovremmo dimenticare chi ha votato a favore del Pacchetto Treu, del Trattato di Amsterdam (nel primo governo Prodi) o del Protocollo del 26 luglio (secondo governo Prodi)?

2) Sulla partecipazione dell’Italia alla guerra in Afghanistan, chi ha dato ripetutamente i voti al governo per poter continuare la missione militare in quel paese? E’ vero, alcuni fatto autocritica, ma è impensabile ritenere che un colpo di spugna sia sufficiente per far finta di niente;
3) Sulla questione sindacale, come è pensabile di convivere in eterno con la contraddizione di avere nello stesso percorso sia chi sta con la maggioranza della Cgil sia chi vi si oppone?

4) Non sarebbe il caso di chiedere ai consiglieri di amministrazione dei partiti della sinistra di dimettersi dall’ARIN Spa a Napoli come chiedono pubblicamente quei movimenti popolari per l’acqua pubblica che pure nell’appello si citano come esperienza decisiva?

5) I firmatari dell’appello pensano già che alle elezioni comunali del prossimo anno la sinistra dovrebbe allearsi con il PD riperpetrando così quel meccanismo di subalternità che ha portato alla crisi della sinistra stessa?

Concordiamo che la battaglia per il ripristino del sistema proporzionale entri nell’agenda politica del conflitto nel nostro paese, ma riteniamo che la questione della rappresentanza politica e della funzione di una sinistra anticapitalista nel nostro paese debba avere come presupposto fondativo l’indipendenza politica della sinistra dal PD e l’organizzazione dei settori popolari, ma è proprio di questo che non c’è alcuna traccia nell’appello in questione.

Diego Negri, Michele Franco
(Rete dei Comunisti di Bologna e Napoli)

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