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(6 Gennaio 2011) Enzo Apicella
La Borsa premia il ricatto di Marchionne

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4,78 milioni di euro a Marchionne e 5,17 milioni a Montezemolo

… e miseria ai lavoratori…!

(19 Luglio 2010)

Dopo aver intascato 10 milioni di euro (bilancio Fiat 2009) ed aver distribuito lauti dividendi agli azionisti Marchionne e Montezemolo non pagano il conguaglio di luglio del pdr ai lavoratori tagliando ulteriormente le misere buste paga già falcidiate da 2 anni di CIGS prevedendo ‘lacrime e sangue’ per i lavoratori.

Dopo i reparti confino, i licenziamenti, il mancato rinnovo da un anno delle RSU, e oggi il “furto” del pdr, lo slai cobas invita i lavoratori alla mobilitazione e i sindacati - nelle rispettive diversità - ad iniziative di sciopero unitarie.

Perché questi sono gli “atti concreti” della filosofia di Marchionne che oggi, dopo il referendum, bisogna duramente contrastare e che, al di là delle chiacchiere, l’unica cosa certa è tenere i lavoratori al sottosalario della CIGS ancora per due anni, ciò al di là della fumosa promessa della ‘Panda’: nel ‘piano Fiat’ Marchionne ha già messo la mani avanti scrivendo… ”fatti salvi eventuali slittamenti dell’avvio produttivo dovuti alla complessiva situazione economica internazionale e/o alle condizioni di mercato”! Infatti, se per la produzione della ‘Panda ‘ è sufficiente il 25% degli addetti impegnati per quella dell’Alfa Romeo la produzione si potrebbe realizzare negli attuali 2 turni su 5 giorni settimanali. Se tutti sappiamo che oggi, in tempo di crisi strutturale, è impossibile prevedere le future richieste di mercato negli anni a venire, come si può dare credibilità alle 270.000 ‘Panda’ all’anno previste dall’azienda a Pomigliano per il… 2015 ?! E’ facile dedurre che questa ‘cifra’ è semplicemente una boutade politica ad uso strumentale inventata dalla Fiat nel maldestro tentativo di ottenere il consenso dei lavoratori a ridursi in moderna schiavitù rinunciando ad ogni loro diritto legale, economico e contrattuale… per il ‘bene’ dei portafogli di Marchionne, di Montezemolo e dei loro azionisti. E questo lo sanno bene tutti, ma tutti fanno finta di non saperlo!

Ma come si può “non sapere” che il piano Fiat per Pomigliano (e per tutto il Gruppo auto) consiste semplicemente nelle scelta antioperaia di saturare al massimo gli impianti ed i lavoratori per farli lavorare sempre di più per sempre meno giorni all’anno (con la massima flessibilità produttiva per qualsiasi tipo di produzione)…?! e per il resto ci pensa lo Stato con la CIGS!

Lo scorso 22 giugno (il giorno del referendum-truffa organizzato da Marchionne), mentre la FIOM latitava, lo Slai cobas si è trovato da solo in fabbrica (insieme ai lavoratori) ad organizzare il “fronte del NO”: era evidente che in quell’occasione erano molti quelli che speravano di ‘salvare la faccia’ usando il referendum nel tentativo di scaricare sui lavoratori le gravi responsabilità di differenziate scelte sindacali tutte comunque accomunate da volute strategie di cedimento e svendita. Infatti tutti (ad esclusione del solo Slai cobas) ‘predicevano’ (e auspicavano) la “resa incondizionata” dei lavoratori alla Fiat con un SI plebiscitario previsto all’85% da Marchionne ed al 95% da CGIL-CISL-UIL. E se l’esito di una lotta è dato dalla ‘posta in gioco’, la grande lezione che hanno dato lo Slai cobas ed i lavoratori dell’Alfa a Marchionne va ben oltre la pur momentanea sconfitta della Fiat. Per capire i termini della questione basta pensare a cosa sarebbe accaduto a Pomigliano, in Italia ed in Europa se fosse passato il ‘piano Marchionne’ con un plebiscito di SI: la controriforma eversiva del diritto del lavoro, della democrazia e delle libertà sindacali. L’ultima volta ci provarono Valletta e Mussolini!

Lo Slai cobas, in coerenza col mandato assembleare del 14 maggio (2° turno - il primo era in CIGS) in cui i lavoratori bocciarono all’unanimità il ‘piano Marchionne’, con la partecipazione con propri componenti in commissione elettorale ed ai seggi nel referendum e fornendo sponda organizzata alla campagna per il ‘NO’, ha ridato “forza, voce e speranza” ai lavoratori impedendo quel “ritorno al medioevo” in cui la Fiat ed i suoi complici speravano di precipitarci!
Con questo abbiamo dato una possibilità a tutti di mantenere aperta una partita che, se i lavoratori vorranno, potranno definitivamente vincere tenendo alta la bandiera dei propri diritti ed innanzitutto della propria dignità! Lo Slai cobas, come al solito, ci sarà!

Pomigliano d’Arco, 20/7/2010

Slai cobas Fiat Alfa Romeo e terziarizzate

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