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Una testimonianza di sfruttamento

(26 Gennaio 2009)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.proletaria.it


Piergiovanni Bellumori

26/01/2009 02:00

Cari compagni di Proletaria,
Vi scrivo per portare ulteriore testimonianza sullo sfruttamento del lavoro, del quale già tanto il nostro sito si occupa, (dico nostro perchè anche io ero al teatro tendastrisce per l' inaugurazione).

Durante il periodo primavera-estate dello scorso anno ho lavorato come operaio in un'azienda agricola nella Maremma toscana dove vivo. Inutile dire che ero l'unico operaio italiano a lavorarci, sia perchè il lavoro era molto duro, ma soprattutto perchè il trattamento che il "fattore" (parola che fino a qualche decennio fa significava, nel latifondo, il braccio forte del padrone, il cane guardiano che doveva stare col fiato sul collo agli operai in assenza del padrone) riserva agli operai è un trattamento di tipo schiavistico, nel quale la parola mobbing fa letteralmente sorridere. Inutile dire che ero l'unico a "contrastare" questa arroganza e questo annullamento della dignità sia come uomo che come comunista, i compagni di lavoro albanesi e rumeni si rendevano conto solo in parte del loro sfruttamento, giustificando che il sabato e la domenica era conveniente lavorare (su richiesta del fattore), perché si guadagnava di più (6 euro l'ora).
Chiaramente non hanno mai avuto la soddisfazione di vedermi lavorare la domenica e quando me lo proponevano, pensavo alle lotte che hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri per avere il sabato festivo, la riduzione di orario, la democrazia in fabbrica e in tutti i posti di lavoro, gli scioperi e le manifestazioni per esigere diritti che il padronato voleva (e ci è riuscito) distruggere, annientare, per avere il lavoratore - merce, la carne da macello che deve lavorare a testa bassa 10 ore al giorno e se poi succede un incidente o qualche lavoratore muore è solo stata una fatalità.
Dopo 4 mesi e dopo l'ennesima discussione ho deciso di andarmene. Dopo 6 mesi mi danno le buste paga, con le quali avrei dovuto fare la richiesta di disoccupazione e per gli assegni famigliari, ma …..i cari padroni mi hanno segnato nelle buste paga meno giornate lavorative di quelle fatte e così non arrivo ad avere le giornate sufficienti per avere la disoccupazione e gli assegni famigliari, che invece mi spettano di diritto.
Ma la cosa che di più aggrava la situazione è il cattivo sentimento che il padronato prova per i propri operai, per la classe lavoratrice in genere e ne è prova il fatto che i proprietari dell'azienda agricola dove lavoravo, sono i proprietari di una società di trasporti marittimi la "D'Amico International Shipping SA" che controllano una flotta di 35 navi cisterna e che non immagino quanti milioni di fatturato possano fare…..però chiaramente lo sfruttamento dei lavoratori è il primo pensiero nella testa di questa gente quando si svegliano e nonostante i milioni di euro depositati nelle loro laide banche, hanno il bisogno fisiologico di togliere anche i pochi soldi che spettano a chi ha lavorato sodo per loro e per il loro maledetto profitto, con l’inganno delle buste paga, per far si che paghino meno tasse, sulle spalle dei lavoratori e dei loro figli.
Spero solo che la giustizia rivoluzionaria cada un giorno sopra di loro e li schiacci come un macigno può schiacciare un filo d’erba.
E poi dicono che Marx non è più attuale...Inutile dire che siamo di fronte a un forte regresso dei diritti dei lavoratori che si sentono giustamente soli, abbandonati sia dalla sinistra che dai sindacati troppo concertativi e burocratizzati. Ma qui la farei troppo lunga...

www.proletaria.it

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