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I Prigionieri Palestinesi

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(11 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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La casa di Re David era a Silavan?

(30 Giugno 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org



L'archeologo Yonathan Mizrachi: Nessuna prova che i resti archeologici risalgano al periodo di Re David, né che questo pezzo di muro sia il suo palazzo.
REPORTAGE DI ILARIA DE BONIS


L'appuntamento è alle tre del pomeriggio all'ingresso della Città di David a Silwan, Gerusalemme est. Il gruppo ha prenotato il tour alternativo di Emek Shaveh, organizzazione di archeologi israeliani che da circa tre anni fanno controinformazione. Accompagnando attivisti e visitatori 'consapevoli' lungo un percorso che non segue quello classico, per capire cosa c'è dietro le demolizioni di Silwan. Dove in nome del re David un intero quartiere arabo rischia di scomparire.

Il sito archeologico e gli scavi sono gestiti da una fondazione privata di estrema destra, Elad, creata nel 1986 per favorire l'ingresso dei coloni a Gerusalemme est. La mappa è chiara: i reperti più consistenti si trovano su una porzione infinitesimale della cosiddetta Città di David o Gerusalemme antica. Si parla di 5000 anni di storia. Partiamo dal cosidetto Givati Parking e ci inoltriamo nell'area G (quella del 'palazzo reale').

Qui troviamo mura di fortificazione. Difficile però dire cosa rappresentino davvero. Sono stratificazioni millenarie.

"Nessuna prova che risalgano al periodo di David - è la premessa dell'archeologo Yonathan Mizrachi - Né che questo pezzo di murosia il suo palazzo".

Né che David sia mai esistito. Le sue vicende le narra la Bibbia. "Se si scava Bibbia alla mano si trova sempre qualche segno delle storie riportate nei testi sacri, forzando l'interpretazione", dice l'archeologo.

Alcune rovine risalgono per certo al periodo cananeo, VIII secolo a.c. Altri sono databili attorno al IX e X secolo a.c. Elad, nel tour ufficiale che ogni giorno porta qui centinaia di visitatori per lo più militari israeliani, "racconta una storia completamente diversa e dà per certo che qui ci sia il palazzo del re".

In questo, come in altri siti di Gerusalemme, avviene un'inversione tipica: non si parte dalla storia ma dal Testo sacro. "Si identificano luoghi e gli si dà legittimazione", spiega l'archeologo. Una volta stabilito il valore dell'area, secondo canoni religiosi, la si dota di strutture turistiche, visitor center, giardini, come quello del Re, che dovrebbe sorgere proprio sopra il quartiere arabo di El Bustan. Scendendo le scalinate e avvicinandoci all'area di Kenyon - dal nome dell'archeologa che ha lavorato qui fino al 1967 rifiutandosi di proseguire dopo l'occupazione israeliana - Mizrachi invita a guardare il panorama sulla sinistra, a fianco delle case bianche di Silwan: non a caso il monte degli Ulivi e Ras El Almud dall'altra parte della collina, sono già da tempo insidiate dai coloni.

L'insediamento ebraico di Maale Hazetim si sta estendendo tra le case arabe. Nel tentativo finora riuscito di avvicinarsi alla città di David. A Silwan al momento vivono circa 40.000 palestinesi e 400 coloni ebrei. Le altre tre 'zone' che attraversiamo proseguendo il tour sono aree di passaggio per i visitatori. L'area E, scavata tra 1975 e '85, presenta resti dell'età del bronzo. In quattro punti sono stati scavati tunnel che portano alle fonti d'acqua, come quello di Ezechia, lungo 500 metri. Ma sulla mappa l'estensione maggiore del futuro parco archeologico alla Disneyland coincide con il quartiere di El Bustan dove verranno demolite altre 22 case per far spazio ad un imponente centro turistico.

"L'archeologia qui è parte del conflitto"- precisa Mizrachi - "Noi membri di Emek-Shaveh siamo impegnati a combattere l'idea che le rovine del passato possano diventare strumenti a servizio di una battaglia nazionalista: ci opponiamo ad ogni tentativo di usare i ritrovamenti archeologici per legittimare azioni che danneggino le comunità svantaggiate". Naturalmente in tutti questi anni i residenti di Silwan sono stati tenuti alla larga dal sito, dalle scoperte archeologiche e dalla condivisione di un patrimonio. "Hanno fatto scavi per anni in mezzo ad un villaggio. L'opinione pubblica è stata sempre irrilevante per loro. L'archeologia oggi non ha alcuna relazione con i residenti". Tant'è che questo è "l'unico parco nazionale gestito da un privato con un'ideologia politica alle spalle- prosegue Mizrachi- Una situazione unica. Molti dei siti archeologici israeliani sono guidati dalla National Park Authority. Ma questo no".

La conclusione: "il governo israeliano ha capito che investire in turismo e archeologia in posti ricchi di passato, è la chiave. Questi luoghi devono andare in mano agli israeliani, i residenti sono irrilevanti o non esistono. E' molto più facile venire a portare coloni. Questo è un modo per sottrarre la terra agli arabi".
(Fonte: Nena News)

www.forumpalestina.org

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