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    Cultura: "Kayan", entita' da scoprire

    (30 Giugno 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

    Cultura: "Kayan", entita' da scoprire

    E' aperta alla galleria Palestinian Art Court al Hoash di Gerusalemme Est l'esposizione collettiva Kayan a cura di Mirna Bamieh. Sono presenti artisti palestinesi di provenienze diverse, della Cisgiordania, del Golan e dei Territori Palestinesi del '48.

    Il titolo è riferito all'intenzione di presentare un ventaglio di ricerche di scultura in Palestina. Kayan significa Entità e la curatrice spiega come la mostra ponga infatti un quesito sulla forma e sul suo divenire.

    Le questioni implicite a tale scelta riguardano la possibilità di sviluppare oggi un'arte di genere in Palestina e come problematiche strettamente artistiche possano ancora dialogare con il pubblico locale. Un pubblico diviso tra la parte (maggiore) della società non coinvolta dall'arte in un luogo estremamente impoverito di proposte culturali e quella degli addetti ai lavori che si confronta soprattutto con il panorama internazionale. Quest'ultima sta sviluppando un percorso in cui il termine "arte" indica soprattutto progetti che mescolano le discipline rifiutando la specificità dei media utilizzati. Emily Jacir ad esempio ha vinto il Leone d'Oro nella sezione Arte Giovane della 52esima Biennale di Venezia con un lavoro che altro non è che una ricerca storica e iconografica che ricostituisce la vita e l'assassinio di Wael Zuaiter da parte dei servizi segreti israeliani. Appare chiaro come le parole "scultura" o "fotografia" non rispondano più a una definizione del fare artistico, di fatto ampliato e ormai uscito dagli schemi di genere.

    Un'altra caratteristica di questi lavori è l'essersi distanziata dalla tradizione artistica locale e di confrontarsi con la propria identità ripercorrendo invece la storia politica con cui l'arte entra in relazione diretta. L'immaginario a cui essi si legano coincide spesso con le immagini dell'attualità dell'Occupazione che - seppure in maniera diversa - appartengono anche al mondo dei reportages e dei film documentari. Quindi da un certo punto di vista si avverte il progressivo venir meno di una ricerca artistica in cui delle nuove icone forti possano diventare immagini popolari locali, come è stato in passato nel caso di artisti del livello di Suleiman Mansour.

    La scultura palestinese è oggi di fatto marginalizzata e trova pochi spazi di visibilità. La mostra Kayan vuole quindi riportare l'attenzione su pratiche che ancora trattano una disciplina specifica e la ricerca tecnica che la caratterizza. Bronzo, legno, ferro, pietra e argilla.

    Questi i materiali trattati nei lavori in mostra, che portano con sé anche i propri valori simbolici tradizionali.

    Gli artisti presentati associano la ricerca sui materiali alla volontà di legarsi alla tradizione artistica locale. Anch' essi esprimono un rapporto con la storia politica, ponendosi però in modo più esplicito nella linea artistica dei "padri". L'arte palestinese ha un retroterra soprattutto pittorico e le tematiche sviluppate a partire dagli anni Quaranta in pittura sono principalmente quelle delle Origini, della Terra (spesso tradotta nella metafora della maternità) e della Nakba. In Kayan ritroviamo questi stessi temi.

    Nihad Dabeed Ramleh presenta una serie di sculture di corpi femminili in metallo, di dimensioni diverse, le cui strutture vuote richiamano l'idea dell'involucro. Esse occupano lo spazio obbligando lo spettatore ad aggirarle per osservare l'insieme da diversi punti di vista.

    La tecnica adottata è volutamente rudimentale e contiene elementi che richiamano rappresentazioni tribali. La sua ricerca si rivolge ai molteplici aspetti della femminilità, ai suoi conflitti e tensioni, tra il fascino della fertilità come creazione e il rapporto contraddittorio con le restrizioni e le aspettative della società.

    Il lavoro di Hasan Khater si distingue per un'apertura più concettuale che gioca con la pietra come materiale tradizionale della scultura ma anche come oggetto contenente riferimenti storici e politici (dell'immaginario dell'Intifada) e come elemento naturale e architettonico che richiama i resti di una storia passata, la ricerca di tracce e cammini in via di disparizione.

    La mostra ha il pregio di cercare connessioni tra le pratiche di artisti palestinesi con esperienze diverse che rimandino a un'appartenenza culturale comune. Nonostante le divisioni che hanno seguito la Nakba e l'Occupazione e i forti limiti di comunicazione fino ad oggi imposti, permane il desiderio di riconnettere percorsi paralleli che possano parlare ad un unico popolo.

    Kayan

    Dal 24 giugno al 31 luglio 2010

    Palestinian Art Court al Hoash, Gerusalemme Est

    Artisti:

    Ahmad Cannan, Daoud Hayek, Ilya Beany, Faten Nastas, Hasan Khater, Hamada Mdah, Khalil Rayyan, Mervat issa, Nael Abu Sa'da, Nihad Dabeet, Randa Mdah and Sana' Farah Bishara.
    (Fonte: Nena News)

    www.forumpalestina.org

    Fonte

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