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Ahava: Quando la bellezza nasconde il furto

(2 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org


Ahava promette una bellezza sicura, con i prodotti cosmetici del Mar Morto. Una bellezza che nasconde però un segreto. Perché si tratta di una 'bellezza rubata', dato che le risorse naturali alla base dei cosmetici Ahava, provengono da spiagge sottratte, rubate ai palestinesi. Come recita la famosa e riuscita campagna "Stolen Beauty," lanciata nell'estate del 2009 dal gruppo pacifista femminista Code Pink, nato negli Stati Uniti, che da oltre un anno organizza creative e colorate proteste contro le catene che negli USA commercializzano i prodotti Ahava, principalmente Ricky's NY, Lord and Taylor e i negozi Nordstrom. "L'occupazione non ha nulla di bello!" recitano i cartelli degli attivisti di Adalah New York, la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani attiva nella grande mela, che regolarmente promuove picchetti davanti al quartier generale della Ahava sulla Fifth Avenue o nel quartiere dell'East Village, a Manhattan.

Una campagna che in breve tempo si è diffusa in Canada, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, ma anche in Israele, dove il gruppo Gush Shalom l'ha sostenuta, inviando lettere di protesta direttamente ai vertici manageriali della Ahava.

Ahava, in ebraico significa amore, ma non c'è nulla di 'amorevole' in quello che la compagnia israeliana compie in Cisgiordania, utilizzando materie prime - principalmente fanghi e minerali - per creare prodotti cosmetici etichettati e venduti come se fossero prodotti in Israele e invece provenienti dalle spiagge del Mar Morto sottratte ai palestinesi. Il gruppo Ahava appartiene per il 37% alla colonia israeliana Mitze Shalom, per il 37% e il 18% rispettivamente a due holding finanziarie Hamashbir e Shamrok, e per il 7,5% al kibbutz Kalia.

La famosa guida Lonely Planet di Israele e Territori Palestinesi, immancabile strumento per qualsiasi backpacker, giramondo con zaino in spalla, e anche la guida più venduta al mondo, raccomanda una visita al punto vendita dei prodotti Ahava, scordando di informare i lettori/turisti che si trova in Territorio palestinese occupato. CodePink ha intrapreso una nuova azione, che consiste nell'inviare lettere di proteste direttamente agli editori e autori della guida, perché il centro Ahava sia immediatamente escluso dalle 'tappe imperdibili' di una visita nella regione, o perché almeno i lettori siano informati che si tratta di territorio occupato e di prodotti etichettati come 'Made in Israel', ma in realtà contenenti risorse sottratte ai palestinesi.

Anche in Francia, la campagna di boicottaggio della Ahava, è entrata in una nuova fase: la CAPJPO-Europalestine, un'associazione che in Francia coordina azioni di solidarietà con i palestinesi, ha intrapreso una azione legale contro la catena di profumerie Sephora, alla fine di maggio. Sephora, che fa parte del gigantesco gruppo Louis Vuitton, è stata per più di un anno l'oggetto delle proteste, delle azioni e campagne promosse da CAPJPO che chiedevano all'azienda di interrompere la commercializzazione dei prodotti Ahava. Sephora ha sempre rifiutato, cosi la CAPJPO si è rivolta alla corte di Nanterre, in Francia, affermando che il contratto di distribuzione tra Sephora e Ahava è illegale, in quanto i prodotti venduti da Ahava derivano da colonie illegali, secondo il diritto internazionale. Distribuendo tali prodotti, anche Sephora violerebbe automaticamente il diritto internazionale.

La CAPJPO inoltre organizza durante l'estate un tour all'insegna del BDS, Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni. Un tour che dal 10 al 25 luglio girerà 16 città della Francia con l'organizzazione di pic-nic, spettacoli di strada, ma anche conferenze, proiezioni di film e azioni per il controllo e la tracciabilità della provenienza dei prodotti venduti nei supermercati.
(FonteNenaNews)

www.forumpalestina.org

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