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In Palestina con Vittorio Arrigoni

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    Analisi : Turchia-Israele, business as usual

    (3 Luglio 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org



    Ha fatto la voce grossa ieri sera Benyamin Netanyahu che, in una intervista al canale televisivo pubblico, ha affermato che Israele non si scuserà con Ankara per l'uccisione di nove civili turchi compiuta il 31 maggio da commando israeliano sulla nave Mavi Marmara diretta a Gaza con aiuti umanitari assieme alle altre imbarcazioni della Freedom Flotilla.

    «Israele non può scusarsi perchè i nostri soldati sono stati costretti a difendersi da una folla che li ha quasi massacrati», ha affermato il premier ripetendo una versione dell'accaduto fortemente contestata dalla Turchia e smentita dalle testimonianze degli attivisti internazionali a bordo delle navi pacifiste. Netanyahu inoltre ha escluso la possibilità di un risarcimento per i feriti del 31 maggio. In questo modo ha smentito le indiscrezioni circolate dopo la notizia di un colloquio segreto - voluto dagli Stati Uniti - fra il ministro israeliano dell'industria Benyamin Ben Eliezer e il ministro degli esteri turco Ahmet Davotoglu. Da parte sua il premier turco Recep Tayyip Erdogan continua a ribadire le accuse a Israele di crimini nei confronti della popolazione palestinese, specie a Gaza, e accentuato l'avvicinamento della Turchia a due paesi, Siria e Iran, che Tel Aviv considera i suoi principali nemici.

    Eppure dietro la guerra di parole ben poco di concreto è cambiato tra i due paesi. A cominciare dalla collaborazione militare. Proprio in questi giorni una delegazione dell'esercito della Turchia è nel deserto del Neghev a imparare come manovrare gli aerei senza pilota che Israele ha utilizzato e continua ad usare a Gaza contro i palestinesi e che le forze armate turche con ogni probabilità useranno per combattere i guerriglieri del Partito dei lavoratori curdi (Pkk). Erdogan protesta, ha anche proibito (per ora) il passaggio di velivoli militari israeliani nello spazio aereo turco, ma non ha cancellato l'acquisto (190 milioni di dollari) dei droni prodotti dalle industrie belliche dello Stato ebraico. E nulla fa credere che ridurrà la stretta collaborazione militare e di sicurezza che i due paesi mantengono da decenni, con la benedizione degli Stati Uniti e l'approvazione della Nato. Lale Sariibrahimoglu, corrispondente da Ankara della nota rivista militare «Jane's Defense Weekly», ha riferito che nel 2007 l'interscambio Israele-Turchia nel settore della difesa è stato pari a 1,8 miliardi di dollari e che Tel Aviv rimane la principale fonte di tecnologia militare per la Turchia subito dopo gli Stati Uniti. Difficilmente questo quadro muterà in conseguenza del massacro sulla nave Mavi Marmara. Nelle scorse settimane erano circolate voci di una sospensione, da parte di Erdogan, dei contratti per l'acquisto di nuove armi israeliane da parte della Turchia che, però, non hanno mai trovato conferma.

    Fonti israeliane hanno tenuto a far sapere al «New York Times» che poco o nulla è cambiato anche nell'interscambio commerciale ordinario - 3 miliardi di dollari lo scorso anno - perchè i turchi non hanno annullato i contratti già firmati.

    I due paesi inoltre rimangono legati da un accordo di libero scambio. «I contatti commerciali sono ottimi, la comunità economica turca vuole continuare le relazioni con Israele», ha detto il professore Soli Ozel, dell'Università Bigili di Istanbul. L'israeliano Menache Carmon, presidente dell'Israel Turkey Business Council, ammette solo un «lieve calo» nel commercio. L'unica flessione reale si registra nelle previsioni del numero di israeliani che quest'anno andranno in vacanza in Turchia ma bisognerà attendere la fine dell'estate per avere una conferma.

    Erdogan animato, almeno in apparenza, dal desiderio di bloccare le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi e di spostare l'asse della politica estera turca sempre di più nella direzione del mondo arabo-islamico, non sembra però avere sufficiente potere ed autorità per imporsi sull'establishment economico-militare del suo paese. Quest'ultimo non ha alcuna intenzione di mollare lo storico alleato israeliano e di ascoltare i sentimenti prevalenti nella popolazione turca.
    (FonteNenaNews)

    www.forumpalestina.org

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