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Rachel Corrie vive

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(5 Giugno 2010) Enzo Apicella
E' arrivata al largo di Gaza la nave Rachel Corrie, intitolata alla pacifista americana assassinata dai soldati israeliani nella striscia di Gaza nel 2003

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Turchia-Israele, Ankara minaccia rottura rapporti

(5 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org



Sembra allargarsi il solco tra Israele e Turchia. Il ministro degli esteri di Ankara Ahmet Davutoglu ha annunciato stamani, con una intervista al quotidiano Hurriyet, che lo spazio aereo turco è chiuso ai voli militari israeliani. Il capo della diplomazia ha anche minacciato la rottura dei rapporti diplomatici tra i due paesi se da Tel Aviv non giungeranno le scuse per il raid israeliano del 31 maggio contro le navi pacifiste dirette a Gaza in cui furono massacrati nove attivisti turchi. Gli israeliani hanno due opzioni, ha intimato Davutoglu: scusarsi o accettare una inchiesta internazionale imparziale e le sue conclusioni. «Altrimenti - ha avvertito - i nostri rapporti diplomatici verranno tagliati».

Le scuse israeliane difficilmente arriveranno.

Benyamin Netanyahu il 2 luglio è stato categorico nell'escludere un passo in tal senso del suo governo. Per il premier dello Stato ebraico i soldati israeliani che arrembarono in acque internazionali le navi della Freedom furono «obbligati» a sparare «per legittima difesa». «Israele non può scusarsi perchè i nostri soldati sono stati costretti a difendersi da una folla che li ha quasi massacrati», ha detto il premier ripetendo una versione dell'accaduto fortemente contestata dalla Turchia e smentita dalle testimonianze degli attivisti internazionali a bordo delle navi pacifiste. Netanyahu ha anche escluso la possibilità di un risarcimento per i feriti del 31 maggio, smentendo così le indiscrezioni circolate il colloquio segreto - voluto dagli Stati Uniti - avuto la scorsa settimana dal ministro israeliano dell'industria Benyamin Ben Eliezer e il ministro degli esteri turco Ahmet Davotoglu. Da parte sua Il premier turco Recep Tayyip Erdogan continua a ribadire le accuse a Israele di crimini nei confronti della popolazione palestinese, specie a Gaza, e accentuato l'avvicinamento della Turchia a due paesi, Siria e Iran, che Tel Aviv considera i suoi principali nemici.

Eppure dietro la guerra di parole ben poco di concreto è cambiato tra i due paesi. A cominciare dalla collaborazione militare. Proprio in questi giorni una delegazione dell'esercito della Turchia è nel deserto del Neghev a imparare come manovrare gli aerei senza pilota che Israele ha utilizzato e continua ad usare a Gaza contro i palestinesi e che le forze armate turche con ogni probabilità useranno per combattere i guerriglieri del Partito dei lavoratori curdi (Pkk). Erdogan sbraita ma non ha cancellato l'acquisto (190 milioni di dollari) dei droni prodotti dalle industrie belliche dello Stato ebraico.

E nulla fa credere che ridurrà la stretta collaborazione militare e di sicurezza che i due paesi mantengono da decenni, con la benedizione degli Stati Uniti e l'approvazione della Nato.

Lale Sariibrahimoglu, corrispondente da Ankara della nota rivista militare «Jane's Defense Weekly», ha riferito che nel 2007 l'interscambio Israele-Turchia nel settore della difesa è stato pari a 1,8 miliardi di dollari e che Tel Aviv rimane la principale fonte di tecnologia militare per la Turchia subito dopo gli Stati Uniti. Difficilmente questo quadro muterà in conseguenza del massacro sulla nave Mavi Marmara. Nelle scorse settimane erano circolate voci di una sospensione, da parte di Erdogan, dei contratti per l'acquisto di nuove armi israeliane da parte della Turchia che, però, non hanno mai trovato conferma.

Fonti israeliane hanno tenuto a far sapere al «New York Times» che poco o nulla è cambiato anche nell'interscambio commerciale ordinario - 3 miliardi di dollari lo scorso anno - perchè i turchi non hanno annullato i contratti già firmati.

I due paesi inoltre rimangono legati da un accordo di libero scambio. «I contatti commerciali sono ottimi, la comunità economica turca vuole continuare le relazioni con Israele», ha detto il professore Soli Ozel, dell'Università Bigili di Istanbul. L'israeliano Menache Carmon, presidente dell'Israel Turkey Business Council, ammette solo un «lieve calo» nel commercio. L'unica flessione reale si registra nelle previsioni del numero di turisti israeliani che quest'anno andranno in vacanza in Turchia ma bisognerà attendere la fine dell'estate per avere una conferma.

Per ora si parla di una perdita di 400 milioni di dollari subita dai siti turistici turchi.

Erdogan è animato, almeno in apparenza, dal desiderio di bloccare le politiche israeliane nei confronti dei palestinesi e di spostare l'asse della politica estera turca sempre di più nella direzione del mondo arabo-islamico. Tuttavia non sembra avere sufficiente potere ed autorità per imporsi sull'establishment economico-militare del suo paese. Quest'ultimo non ha alcuna intenzione di mollare lo storico alleato israeliano e di ascoltare i sentimenti prevalenti nella popolazione turca.
(FonteNenaNews)

www.forumpalestina.org

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