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Errata corrige

di Fulvio Grimaldi

(14 Giugno 2003)

Per un deplorabile disguido tecnico, alcune domande a Massimo D'Alema, formulate nel corso di un'ampia intervista a Liberazione nei giorni scorsi, sono andate perse negli intestini del computer. Lo stesso vale per le risposte. Rimediamo all'incidente.

Domanda: Illustrissimo, valentissimo e carissimo compagno Massimo, ti sei molto risentito del fatto che il nostro partito ti abbia denunciato alla magistratura italiana per i crimini di guerra che hai commesso nell'assalto e successivo squartamento della Jugoslavia?

D'Alema: Ma per carità, scuradammoce o' passato, chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato. Vi ho ampiamente perdonato, anche perché la vostra linea del né-né è stata utilissima nell'agevolare quello che, come ho ribadito nel mio libro e in innumerevoli discorsi, è stato un intervento umanitario che ci ha finalmente reinserito a pieno titolo e con grandi meriti, dopo anni di imbelle pacifismo, nel consesso della comunità internazionale, delle Grandi Democrazie (attenta alle maiuscole iniziali!).

Domanda: Grazie. Ti abbiamo visto, fiero, sorridente e compiaciuto, sul palco d'onore delle celebrazioni in Piazza San Pietro per il fondatore dell'Opus Dei, Escrivà de Balaguer. Qual è la lezione che dobbiamo trarre da questo tuo gesto?

D'Alema: Sono sempre stato favorevole a un antico e glorioso slogan: "Unità, grande unità". Perché questa felice intuizione, che emargina estremisti comunisti, terroristi palestinesi e iracheni, integralisti iraniani e violatori cubani dei diritti umani, antiblairiani e rottami realsocialisti, pacifisti e bassotti, non dovrebbe valere per l'illuminato arcipelago delle massonerie, la cui capacità di guidare le Moltitudini (maiuscola, per favore) si è confermata nei millenni? E poi, come dissentire da un pontefice coraggioso e innovatore che ci ha indicato valori imperituri nell'elevare a modelli di santità eccelse figure come i missionari che hanno liquidato il cancro pagano in Messico, o come i vescovi che hanno sostenuto in Croazia la resistenza ai divoratori di bambini comunisti condotta da Ante Pavelic?

Incorreggibili e fanatici fondamentalisti del conflitto di classe (e poi si definiscono "pacifisti"!) si sono permessi di darmi dell'inciucista, solo perché ho offerto al mio amico-rivale Berlusconi un civile tavolo di briscola per decidere chi tra noi due avrebbe fatto il futuro viceré d'Italia nel nome del Sacro Romano Democratico Impero (maiuscole!!!) di Washington. Erano faziose e intolleranti cattiverie, alimentate da sordida inimicizia alla libertà d'espressione e del pluralismo, vero?

Domanda: A me lo dici! Però Furio Colombo, sull'Unità, ha infilato la tua testata "Il Riformista" nella lista delle pubblicazioni di destra, tra Foglio e Giornale, Libero e Padania. Come ha potuto?

D'Alema: Non capisco il problema.

Domanda: In effetti. Passiamo, sempre che tu gradisca, alla politica internazionale. I tuoi viaggi a Gerusalemme, alla Casa Bianca e alla City hanno rivelato originalità di vedute e profonde capacità di analisi e giudizio sulla situazione mondiale. Abbiamo un problema. Un po' di passatisti del nostro giro reclamano solidarietà con la resistenza irachena. Ma quella è capeggiata nientemeno che da Saddam Hussein. Mica possiamo sostenere un movimento di liberazione nazionale guidato dal dittatore!

D'Alema: Ma scusa, non eravate voi quelli dell'azzecatissimo "né-né"? Né con la Nato, né con Milosevic? Né con Sharon, né con i kamikaze? Basta che insistiate: né con gli USA, né con i terroristi iracheni. Certo che se venisse l'ONU a pacificare l'Iraq, magari con Kouchner (quello dei CIAfili Medicins sans Frontieres) come in Kosovo, allora sì che potremmo tutti schierarci univocamente contro quella marmaglia antidemocratica.

Domanda: Grazie. C'è un problemino anche in Iran. Lì ci sono dei contestatori dei mullah che vengono repressi. Alle donne non sono permessi i jeans al pube e ai bambini negano l'hamburger. Noi, tra conservatori e riformatori opteremmo per i secondi, se sei d'accordo.

D'Alema: Ma certo, come ai tempi gloriosi del riformatore Eltsin che bombardava i biechi conservatori parlamentari di Ligaciov. Questi giovani iraniani, al pari dei giovani riformisti di Belgrado che ascoltavano la radio del compagno George Soros, B92, e manifestavano contro il despota Milosevic insieme ai nostri Disobbedienti e ai consiglieri USA, hanno ascoltato l'appello di Colin Powell, una colomba se ce n'è una, a rivoltarsi contro l'oscurantismo integralista e subito sono scesi in piazza. Tra bandiere a stelle e striscie che sventolano sui missili puntati su Teheran e bandiere a stelle e striscie che fioriscono nei cuori dei ragazzi iraniani, presto la faremo finita con questi ayatollah.

Domanda: Grazie. Per finire, una questione un po' intima. Comprendiamo perfettamente la tua avversione radicale e anche un po' disgustata verso il sì al referendum per l'art.18. Ma, sotto il conciliante effetto dei morbidi raggi di una luna malandrina, che ci colgono stretti sulla terrazza in riva al mare, tra gli afrori di gelsomini annuncianti una nuova primavera, inebriati da questa spumeggiante coppa di champagne della riconciliazione, non potresti almeno condividere il nostro cammino fino alla cabina elettorale, per poi votare secondo quanto ti suggerisce la tua infallibile intelligenza politica?

D'Alema: Ma vaffanculo...

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In Iraq, come anticipato dai dirigenti del precedente governo, alcuni sbandati terroristi, probabilmente riesumati da Osama Bin Laden, hanno bucato le gomme a un paio di blindati angloamericani. Subito ne sono stati rastrellati 400, tra venditori di musicassette taroccate e piccoli bastardi delle elementari, per ricevere la rieducazione Guantanamo. Altri cento sono stati processati da un magistrato sulla torretta di un carro armato, condannati e seduta stante giustiziati. Altro che le lungaggini della giustizia italiana!

Alcuni organi di stampa, come Il Manifesto e qualche sito telematico di pochissimo conto e di grande tendenziosità antipacifista e anti-noviolenza, coltiva il risibile e indecente sospetto, contro ogni monumentale evidenza, che gli attentati in giro per il mondo siano farina del sacco Mossad-CIA. Poi gonfiano all'inverosimile questi ridicoli episodi di insofferenza alla rinascita democratica dell'Iraq liberato dalla belva sanguinaria, fino a parlare, sulla base di poche centinaia di velleitari attacchi e imboscate e di alcune mini-manifestazioni di preti sciti, con il presunto bilancio di una cinquantina di caduti americani, di "attacchi ininterrotti in tutto il paese, con pioggia di Apache abbattuti e falò di tank bazookati". Parlano nientemeno - e gli da man forte addirittura il Washington Post - di resistenza armata altamente organizzata e guidata nientemeno che da Saddam Hussein, come dimostrerebbero bollettini autografi del Rais (falsamente giudicati autentici da grafologi corrotti). Tutti sappiamo, invece, che gli iracheni, compreso il Partito Comunista Iracheno, subito riabilitato dagli occupanti a Baghdad (diversamente da quei finti comunisti della Coalizione Nazionale e di quegli altri del Partito Comunista dei Lavoratori che cianciano della necessità di lottare con le armi contro "l'invasore imperialista" – ma quale imperialismo, sono decenni che non c'è più ! Che fissati quei latinoamericani, africani, arabi, afgani, jugoslavi che insistono su questa chimera!) hanno riconosciuto che "per ora è meglio che gli occupanti restino e governino, per un governo iracheno c'è sempre tempo e noialtri del PCI siamo dispostissimi a farlo con tutti i settori della Società Civile, pur capeggiata da un mafioso ricuperato come Ahmed Chalabi. Non va data a tutti una seconda chance?" (vedi Il Manifesto 6/6/3).

In conclusione, raccomandiamo di abbeverarsi alla fonte di colui che Repubblica, Porta a Porta, Excalibur e il capostazione CIA a Roma hanno consacrato come massimo esperto di Saddam, palestinesi, islamici e imam dell'universo mondo: Magdi Allam. Avessimo solo dato retta a lui, quando ci ammoniva, con rivelazioni da fonti assolutamente attendibili come Ariel Sharon, che Saddam, figlio di un brigante di strada e di una zoccola, già a 4 anni guardava torvo i compagni d'asilo e a 10 lapidava gli amichetti! Ci saremmo risparmiati certe sbadataggini come le armi di distruzioni di massa (chi ne aveva bisogno poi! Saddam strangolava con le proprie mani milionate di concittadini), o i curdi gassati a Halabia (li avevano gassati gli iraniani, vedi Il New York Times del 31/1/3, ma che fa), o il dissidente che faceva pubblicare su Liberazione che i comunisti in Iraq avevano dovuto vegetare in clandestinità per 45 anni, dalla rivoluzione del '58 (sorvolando sul fatto che fino a quando, nel '79, Brezhnev gli ordinò di schierarsi con il democratico laico Khomeini contro il proprio paese, erano stati al governo insieme a curdi e Baath. Sì, ma sempre in minoranza, porca miseria!).

Comunque, il pericolo delle mistificazioni è elevatissimo. E c'è già chi ne approfitta per dar fiato a un oscuro e indistinto rumoreggiare che alcuni provocatori fanno correre per i continenti e che a Cuba suona "Hasta la victoria sempre", mentre altrove bercia "Intifada fino alla vittoria!". Tutto per depistare dai bombaroli di Al Qaida che, come quel segugio di Allam ha ben documentato a Scajola, affollano non solo le moschee, ma anche asili, elementari e incroci stradali. In guardia!

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I redattori del TG1 hanno comunicato:

"Non ci sembra un caso che in un grande e autorevole quotidiano nazionale... siano in pericolo l'indipendenza e l'autonomia professionale, schiacciate da interessi più o meno dichiarati dal governo, da tentativi di ridurre la verità a verità di parte, la notizia a non notizia e l'informazione politica a propaganda".

Copioni!

14 Giugno 2003

Fulvio Grimaldi

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