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L'Estelle torneranno a brillare

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(21 Ottobre 2012) Enzo Apicella

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    Mavi Marmara, diventera' un hotel ?

    (10 Luglio 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org



    E' passato poco più di un mese dall'uccisione di nove civili turchi sulla nave «Mavi Marmara», compiuta in acque internazionali da un commando di 13 soldati israeliani, e non solo il premier Benyamin Netanyahu non ha alcuna intenzione di presentare le scuse ad Ankara e di accettare l'avvio di un'inchiesta internazionale, ma l'intera vicenda sta assumendo contorni grotteschi. Per gli israeliani i soldati non commisero alcun crimine ma spararono «per legittima difesa» e così il sindaco di Haifa, Yona Yahav, ha prontamente inviato una lettera al ministero della difesa per chiedere che la «Mavi Marmara», sequestrata in mare e costretta a dirigersi proprio verso Haifa, non venga restituita alla Turchia ma fatta ormeggiare stabilmente nel porto della sua città e trasformata in un hotel galleggiante o in un centro di divertimento e svago per turisti.

    Il «suggerimento» di Yahav è stato rivelato due giorni fa dal quotidiano di Tel Aviv Maariv che riferisce anche dell'indecisione del governo Netanyahu su cosa fare della nave dove si è consumata la strage dei nove cittadini turchi. Yahav spiega la sua proposta con l'idea di trasformare la nave del bagno di sangue del 31 maggio in un «simbolo di coesistenza e riconciliazione».

    L'intraprendente sindaco di Haifa non si è posto il problema dello stato d'animo dei familiari delle vittime (una aveva solo 19 anni) e dei feriti, e neppure del parere dei proprietari della «Mavi Marmara» abbordata, particolare non insignificante, in acque internazionali.

    La proposta di Yahav aggiunge una pennellata di colore nero allo sviluppo di una crisi internazionale che, dopo essere esplosa in tutta la sua drammaticità nei giorni successivi al 31 maggio, ora sta scivolando nell'oblio. La stessa Assemblea Generale dell'Onu ha annullato, per il momento, la prevista seduta sull'attacco israeliano alle navi della Freedom Flotilla dirette a Gaza con aiuti umanitari, a quanto pare anche per le perplessità di alcuni paesi arabi sull'opportunità di tenere adesso il dibattito sull'accaduto. E all'orizzonte non si vedono le tanti navi - libanesi, iraniane, malesi, indonesiane e di altri paesi - date in partenza per Gaza, alcune addirittura già in navigazione.

    In realtà nessuna ha lasciato il proprio porto. In questo quadro surreale che ha preso il posto del dramma, politico ed umano, dei nove civili turchi uccisi dai commando israeliani, non poteva mancare la Libia dell'imprevedibile colonnello Moammar Gadhafi. Suo figlio, Saif al Islam, presidente della "Gadhafi International Charity and Development Association" ha annunciato la partenza, forse già oggi, dal porto di Atene del cargo «Amalthea» con 2mila tonnellate di cibo e medicine per Gaza. Pochi gli attivisti a bordo, soltanto 27, ma il loro leader, Adburaufel Jaziri, ieri ha fatto sapere che «gli israeliani saranno liberi di fermare ed ispezionare la nave» e anche di prelevare e consegnare il carico attraverso i valichi terrestri con Gaza. La missione navale libica quindi si svolgerà nel rispetto delle regole per il passaggio delle merci e degli aiuti per Gaza stabilite da Israele, con l'approvazione di Usa e Ue.
    (Fonte: Nena News)

    www.forumpalestina.org

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