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Honduras: assassinato politico che denunciò collaborazione USA nel golpe. Dall’inizio dell’anno uccisi 8 giornalisti

(12 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

12-07-2010/17:01 --- Il mondo ‘libero’ sembra molto impegnato a seguire le sorti di alcuni detenuti cubani che, in virtù del fatto che numerosi governi occidentali li considerano dissidenti politici ingiustamente incarcerati, stanno riottenendo la libertà in cambio del loro trasferimento in Spagna ed in altri paesi. Minore, se non nulla, l’attenzione dei grandi media internazionali su quanto accade nel piccolo Honduras, dove le elezioni farsa di qualche mese fa hanno ristabilito quel poco di ordine che permette di far calare il silenzio mediatico e politico su una situazione tutt’altro che normalizzata. Oggi Stella Spinelli, di Peacereporter, riporta una notizia che è sfuggita – diciamo così – alle grandi e potenti redazioni italiane: cioè che l'ambasciatore degli Stati Uniti a Tegucigalpa, Hugo Llorens, sapeva del colpo di Stato contro Manuel Zelaya del 28 giugno 2009 già da alcune settimane. A denunciarlo è stato lo scorso primo maggio Roland Valenzuela, ministro del governo legittimo spodestato dai militari honduregni un anno fa, in un’intervista rilasciata a una radio locale di San Pedro Sula. Una informazione di primaria importanza, rimasta però nell’oblio viste la scarsa importanza dell’emittente. Poi però Valenzuela è stato assassinato: lui stesso, durante l’intervista, aveva parlato della possibilità che qualcuno lo eliminasse a causa della testimonianza che aveva reso a riprova della complicità statunitense con il golpe di estrema destra nel suo paese. Ma il suo assassinio è stato un boomerang, visto che quindici giorni dopo la sua morte, per mano dell'imprenditore Carlos Yacamán Meza, qualcuno ha ripreso quella registrazione e l'ha caricata sul web, dove sta facendo il giro del mondo (Italia esclusa, naturalmente). Nell’interista Valenzuela racconta con dovizia di dettagli come l'ambasciatore statunitense abbia partecipato attivamente al colpo di stato e come il 10 giugno del 2009 l'allora presidente del Congresso nazionale, Roberto Micheletti, abbia inviato a Llorens la bozza del decreto che avrebbe poi destituito Zelaya affinché ne prendesse visione e vi apportasse eventuali modifiche. Un documento accompagnato dal seguente messaggio: "Ambasciatore Llorens, questo è il decreto che mi ha consegnato Micheletti, gli mancano alcune opinioni, ma è urgente avere la sua". A scriverlo, quasi certamente Jacqueline Foglia Sandoval, ex militare formatasi alla West Point di New York, prima dipendente dell'ambasciata honduregna a Washington e poi membro del Consiglio honduregno delle imprese private. Durante l’intervista a Radio Internacional aveva poi detto Valenzuela: “gli Stati Uniti ci hanno traditi, ci hanno sempre traditi... hanno messo in scena un copione in cui mentre a noi dicevano che ci avrebbero aiutato, rassicuravano Micheletti che mai lo avrebbero tolto da lì". Sul finale dell'intervista Valenzuela spiega anche come l'idea del colpo di stato sia nata a molti chilometri dal Centroamerica da sei imprenditori seduti al bar di un lussuoso hotel di Dubai. "Dobbiamo rovesciare Zelaya, non se ne può più", avrebbero detto i sei manager in trasferta per una fiera internazionale nella capitale degli Emirati arabi uniti, per impedire che il presidente riformasse la Costituzione, in senso progressista, tramite un referendum popolare. La Spinelli racconta che l'ex ministro poi assassinato raccontò che i potenti uomini d'affari decisero di affidare a Jacqueline Foglia il coordinamento e la logistica del colpo di stato poi pianificato all'interno del parlamento.

A completare il quadretto di un golpe ‘da operetta’, come hanno affermato alcuni media quasi a sminuirne la violenza e la gravità, la notizia che dall’inizio dell’anno ben 8 giornalisti sono stati eliminati in Honduras. Da quando il presidente eletto Manuel Zelaya è stato destituito dai militari il paese è sottoposto ad un clima di estrema violenza con aggressioni e omicidi mirati ai danni di chi si oppone al regime o tenta di diffondere un’informazione indipendente. Le cose non sono cambiate con il governo di Porfirio Lobo, salito al potere cinque mesi fa grazie alle elezioni farsa organizzate dai golpisti. L’ultima vittime degli squadroni della morte è stato Luis Arturo Mondragòn Morazàn, direttore del Canale televisivo 19, che aveva più volte denunciato la corruzione e i crimini compiuti dai governatori golpisti del dipartimento di El Paraiso. E’ stato ucciso il 19 giugno in un agguato. Naturalmente, scrive l’agenzia Amisnet, il governo nega ogni coinvolgimento con le brutalità contro i mezzi d’informazione indipendenti ma è stato costretto in questi giorni ad accettare la missione di un magistrato spagnolo, Jesùs Fernàndez Entralgo, inviato con il consenso di Madrid per indagare insieme alle autorità locali sugli omicidi dei giornalisti. Un paradosso, visto il coinvolgimento diretto e indiretto di Madrid nel colpo di Stato tentato in Venezuela contro Chavez ed in varie manovre più o meno sotterranee contro i regimi progressisti dell’America Latina che mettono a rischio i suoi interessi economici, commerciali e geopolitici. E visto che la magistratura spagnola ha chiuso negli ultimi anni due quotidiani e un mensile baschi senza tanti problemi…
Varie organizzazioni in Honduras e all’estero chiedono da tempo l’instaurazione di una commissione indipendente e permanente che indaghi su sparizioni, sequestri, torture oltre che sulle uccisioni. Il 28 giugno, ad un anno esatto dal golpe militare, il Frente Nacional de Resistencia Popular, rete che raggruppa varie forze e movimenti dell’opposizione, ha dato vita ad una Commissione per la verità, composta da attivisti, professori, intellettuali, religiosi e personalità internazionali. “Siamo sottoposti ad una minaccia costante da parte delle autorità e a una continua repressione” racconta ad Amisnet Alfredo Lopez, direttore di Radio Coco Dulce, emittente indipendente devastata da un incendio doloso lo scorso 6 gennaio.”I Pedinamenti e le perquisizioni sono continui così come i telefoni messi sotto controllo”. Secondo il COFADEH, il Comitato dei familiari dei detenuti e dei depasarecidos, solo negli ultimi cinque mesi, cioè quelli del governo Lobo, sono state uccise almeno 12 persone.

www.radiocittaperta.it

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