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(30 Luglio 2011) Enzo Apicella

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Economia Monetaria e Complicità di Apparato

(18 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Occorre focalizzare la nostra attenzione su alcuni cruciali problemi che ci pongano in un ottica critica e costruttiva rispetto a un Sindacato che in questi anni non solo non ha costruito alcunché ma che si è appiattito sulle posizioni dominanti dettate dal Dio Mercato. Riferirsi a Dio non è un caso dato che ad oggi sembra essersi instaurata una nuova e non meno deleteria Religione Mondiale che pur trascendendo la vecchia Cattolica Religione di Stato non è per questo meno dannosa: è quella del Denaro, il nuovo Dio è osannato, creato e manipolato al fine di convogliare le risorse di questo Pianeta nelle mani di una ristretta elitè.

La situazione attuale è illuminante per capire e comprendere i tempi moderni e il perché dei comportamenti di tutti i Governi dagl’anni 70 ad oggi: forse non tutti sanno che le riserve auree nel mondo negl'anni 70 non superavano le 200.000 tonnellate, mentre per coprire tutte le monete circolanti ne sarebbero occorse 75.000.000

Il che vuol dire che ogni moneta aveva una copertura del suo valore pari allo 0,3% in oro, cioè carta straccia. Il 15 agosto 1971, Nixon annuncia a Camp David, con decisione unilaterale, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, troncando di fatto il legame del Denaro con il mondo delle Risorse (siappure quelle scarse e inadeguate basate sull’oro) e quindi con l’andamento dell’economia reale, di fatto subordinando questa alla minore o maggiore circolazione di moneta.

Da allora i paesi, o meglio le loro Banche Centrali “Organismi Privati” costituiti da “Soggetti privati”, continuano a stampare denaro vendendolo sotto interesse allo stato e fondandolo sul nulla, perché non esiste alcun valore di riferimento che possa far capire quanto vale il biglietto di banca stampato, anzi, il biglietto di carta viene venduto allo stato in cambio di “titoli” che ovviamente avendo un interesse producono ulteriore debito generando, ovviamente, un perverso meccanismo nel quale il debito non potrà mai essere ripagato.

Le banche centrali emettono moneta, senza limite e senza costo, e se ne attribuiscono la proprietà a titolo esclusivo e, con i loro prestiti sistematici, creano e incrementano il debito pubblico di ogni stato compreso il nostro, non solo, nella sfera privata, utilizzando i meccanismi della “riserva frazionaria” utilizzata nell’erogazione dei Prestiti, della speculazione e della creazione di denaro “fittizio” tramite bolle finanziarie (Borsa), si procede alla creazione totalmente ingiustificata e arbitraria di Denaro.

Cosa produce tutta questa follia?
Inevitabili crisi cicliche di cui abbiamo già avuto qualche assaggio negl’anni ’70 con la crisi Petrolifera del 1973 e la crisi Energetica del 1979 fino ad arrivare all’attuale crisi monetaria mondiale; la quantità di denaro circolante influenza e trasforma la Società civile, quando il denaro è molto o si suppone sia molto l’accesso al debito diventa facile e diventa facile investire, l’economia riprende e con essa il ciclo lavoro-consumo-lavoro essenziale all’Economia Capitalista, la gente lavora e si gode un periodo di relativo benessere e quindi di una crescita dei diritti e delle erogazione salariali, questo, in Italia, è avvenuto nel dopoguerra ed esploso negl’anni 50-60 fino a concretizzarsi con lo “Statuto dei Lavoratori” del maggio 1970...

…ma non tutto è oro quello che luccica…
L'Economia monetaria slegata dall’Economia reale produce inevitabilmente “bolle”, avendo bisogno di essere in continua espansione e basando le sue fondamenta sul debito genera un continuo aumento della massa di denaro circolante a cui non corrisponde una razionale distribuzione delle reali risorse reali, è un pò come se noi avessimo 1000 euro per comprare pomodori e la reale produzione ne producesse 500 euro, si genera un meccanismo inflattivo che affossa l’economia reale ed il commercio tanto che ulteriori “iniezioni” di denaro non producono un aumento degli investimenti ma solo un deprezzamento del denaro stesso e un ulteriore aumento del debito pubblico, oltre a ciò va anche considerata l’enorme massa di denaro prodotta “dal nulla” da Banche e Borsa tramite concessione di prestiti e l’emissione di obbligazioni/azioni che su questi prestiti si basano e che in realtà servono solo per gonfiare le cosiddette “bolle” che prima o poi scoppiano accentuando, a volte in maniera repentina, queste fasi di contrazione già in atto naturalmente e derivate dai movimenti asincroni fra Economia reale e Economia Monetaria.

Questo è quanto è accaduto in questi anni. Dal 1970 il ciclo economico in Italia (e nel mondo) si è lentamente e progressivamente “contratto” diminuendo e indebolendo tendenzialmente il ciclo produzione-consumo-produzione innescato dai capitali creati dal Sistema Bancario. A questo si è risposto iniettando nuovi capitali nel tessuto sociale:

Più che una soluzione questa è stato l’inizio della rovina della società civile. L’indebitamento dello Stato conseguente ad investimenti su attività spesso fittizie ed inefficienti ha fatto sì che per qualche decennio si è sì alimentato il ciclo produttivo (produzione-consumo-produzione) ma basando questo su un enorme aumentato della Spesa e del Debito Pubblico, arrivando alla fine degl’anni 80 ad un marcato affossamento della nostra economia, specialmente durante i governi di CentroSinistra sostenuti dal Partito Socialista di Craxi e dando inizio alla contrazione dei diritti e delle conquiste sociali effettuate dal Sindacato.

Il 14 febbraio 1984 un decreto del Governo Craxi taglia 4 punti percentuale della Scala Mobile, convertendo un accordo delle associazioni imprenditoriali con Cisl e Uil. Al decreto farà seguito la conversione nella legge 219 del 12 giugno 1984.

Il 9 e 10 giugno 1985 si svolge il referendum abrogativo, promosso dal solo PCI di Enrico Berlinguer, della norma che comporta un taglio di quattro punti della scala mobile. Affluenza alle urne del 77.9%: 45.7% SI all'abrogazione della norma, 54.3% NO all'abrogazione della norma. Il taglio rimane.

Questa enorme spesa statale basata sul debito pubblico subirà un forte arresto negli anni '90 assieme alla prima Repubblica spazzata via da Tangentopoli che farà “scendere in campo” il Cav. Silvio Berlusconi. Le novità di questi anni sono quelle della fine della “Guerra Fredda”, dell'Utopia Comunista e l'inizio di quel criminale movimento economico deleterio per l'Italia e per l'intero Pianeta chiamato Liberismo:

Nella primavera del '90, viene introdotta la liberalizzazione dei movimenti di capitali e, nel gennaio del '93, nasce il mercato unico. Le leggi comunitarie stabiliscono un limite agli interventi di sostegno dei singoli stati, cosicché il potere pubblico italiano non può più coprire impunemente le perdite delle imprese statali e, quindi, deve rinunciare in parte a mantenere quella ridondante struttura parastatale che è sempre stata il perno del sistema clientelare. Si comincia a parlare in concreto di privatizzazioni, la libertà di movimento dei capitali consente agli italiani di investire all'estero e finisce la dipendenza dai Bot e dai Cct. Va innanzi tutto osservato che le grandi famiglie del capitalismo italiano si reggono su un «equilibrio sbilanciato», che consente un enorme potere di controllo a fronte di un modesto impegno patrimoniale, grazie all'utilizzo del meccanismo delle scatole cinesi. Questi «furbi», come li chiamava Luigi Einaudi, sono più interessati al mantenimento di un potere di controllo, ma anche di immagine e presenzialismo sui media, che non all'aumento di valore delle aziende controllate. Ancora negli anni '90, con la tecnica dei controlli a cascata e incrociati i grandi gruppi familiari controllano senza mettere troppi quattrini. Ad esempio, De Benedetti controlla il suo gruppo con solo il 2% di reale possesso, mentre il possesso della famiglia Agnelli nel gruppo Fiat è pari al 6%. Le aziende così blindate, al riparo da mani ostili, sono veri e propri oligopoli indifferenti alle leggi del mercato e della concorrenza. Mediobanca, il cosiddetto salotto buono del capitalismo italiano, il santuario delle "famiglie" fa venire in mente un'osservazione di Adam Smith «Quando più uomini d'affari si riuniscono a discutere in un circolo chiuso, è probabile che stiano tramando contro la libera competizione sul mercato e quindi contro il bene comune». La storia economica del Paese mostra che l'abilità dei «capitani di sventura» nostrani, come li definiva Marco Borsa, sta nello scaricare sugli azionisti che non contano (la stragrande maggioranza) le perdite e i loro errori di gestione, e, nel frattempo, nel mantenere e rafforzare il controllo delle imprese.

Fonte: Eugenio Caruso www.impresaoggi.com

Oltre all'ascesa del “Capitalismo Selvaggio” si assiste ad ulteriori “erosioni” dei diritti dei Lavoratori:

1. Quello della scala mobile che è stata definitivamente soppressa con la firma del protocollo triangolare di intesa tra il Governo Amato I e le parti sociali avvenuta il 31 luglio 1992.

2. La cosiddetta “dolorosa” Riforma Dini,dal nome dell'allora presidente del consiglio dei ministri Lamberto Dini, che si identifica con la legge datata 8 agosto 1995 n. 335 attraverso la quale si introducevano significative modificazioni nel quadro della normativa in materia previdenziale. Tale riforma introduceva il sistema pensionistico su base contributiva, intervenendo nella correzione del precedente sistema di tipo retributivo.

Il tutto sotto il segno di Governi di Centrosinistra e di Centrodestra e con la “Collateralità” del Sindacato Confederale. Si sono quindi, da una parte, liberalizzati Poteri Forti già presenti tramite il Sistema Bancario e dall'altro, causa l'aumento del debito (accelerato anche dall'ascesa del Capitalismo Mondiale ormai libero) , si è iniziata quella continua e penosa contrazione dei diritti Sindacali conquistati nella prima grande fase di espansione economica iniziata nel dopoguerra e conclusasi a metà degl'anni '70.

L'entrata nell'euro nell'anno 2001 da questo punto non ci ha certo aiutato dato che i reali “Poteri Forti” finora localizzati negli azionisti della Banca d'Italia e in un piccolo nucleo di Imprenditori, Banche e grandi Ditte, vengono acquisiti dalla ben più lontana e meno ancora controllabile Europa Monetaria fondata sulla BCE, istituto fatto da Azionisti Privati, della quale la Banca d'Italia è a sua volta Azionista, e aprendo di fatto il Mercato a Delocalizzazioni e Speculazioni internazionali operate sulla pelle dei Lavoratori.

I SOCI DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)

Banca Nazionale del Belgio (2,83%)
Banca centrale del Lussemburgo (0,17%)
Banca Nazionale della Danimarca (1,72%)
Banca d’Olanda (4,43%)
Banca Nazionale della Germania (23,40%)
Banca nazionale d'Austria (2,30%)
Banca della Grecia (2,16%)
Banca del Portogallo (2,01%)
Banca della Spagna (8,78%)
Banca di Finlandia (1,43%)
Banca della Francia (16,52%)
Banca Centrale di Svezia (2,66%)
Banca Centrale d’Irlanda (1,03%)
Banca d’Inghilterra (15,98%) (Non ha l’euro)
Banca d'Italia (14,57%)

I SOCI DELLA FEDERAL RESERVE U.S.A.

Rothschild Bank di Londra
Kuhn Loeb Bank di New York
Warburg Bank di Amburgo
Israel Moses Seif Banks d’Italia
Rothschild Bank di Berlino
Goldman, Sachs di New York
Lehman Brothers di New York
Warburg Bank di Amsterdam
Lazard Brothers di Parigi
Chase Manhattan Bank di New York

L'Euro ha avuto un impatto devastante sull'Economia Italiana: da una parte una mancata politica del controllo dei Prezzi dell'allora “Governo AmatoII” prima e del governo “Berlusconi II” poi, che con la pretesa di lasciare al mercato il compito di trovare i nuovi equilibri fra potere d’acquisto della nuova moneta e prezzi all’ingrosso ed al consumo generò, in sostanza,una sfrenata corsa al rialzo dei prezzi il cui effetto inflazionistico fu disastroso per l’economia e per le famiglie, specie per quelle monoreddito;

dall'altra l’Europa di Maastricht:

..che lungi dall'essere un nuovo Stato è solo l’espressione di una “Superfinanza” che vuole controllare le economie dei popoli europei ed incrementare i suoi profitti. L’Unione europea e la moneta unica sono stati imposti agli italiani, quasi in sordina, da trattati sottoscritti da politici imbelli o corrotti e venduti, senza l’ombra di alcun dibattito e senza alcuna manifestazione di voto. Con il trattato di Maastricht è stato possibile trasferire, in modo subdolo, il potere sovrano dei popoli europei ad un’Entità virtuale, che decide per loro attraverso funzionari non eletti, liberi da controlli e responsabilità, scelti da poteri finanziari sovranazionali (BCE). Un trattato diretto a realizzare un governo europeo centralizzato, teso ad imporre, attraverso la globalizzazione della finanza, un Governo Mondiale, un Pensiero Unico, un Mercato Unico, una Moneta Unica. A tale istituzione è stata devoluta la gestione della moneta e della politica monetaria, dalla quale dipendono le politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’UE e per la quale sono richiesti vincoli di bilancio insostenibili, tagli sulle spese sociali, limitazioni ai diritti dei lavoratori. Una politica monetaria centralizzata la di cui imposizione accentua, sia le differenze esistenti all’interno dell’Unione - come quelle delle infrastrutture, delle legislazioni sul lavoro, dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sociale, ecc. - sia gli scontri fra gli Stati, per la supremazia politica ed economica. La presunta unione delle economie per mezzo dell’Euro, totem innalzato per omologare il pensiero dei popoli europei e rafforzare il centralismo economico - a tutto vantaggio dei poteri forti – si sta rivelando non solo una truffa, ma anche un processo dannoso. Una truffa, perché destinata a produrre vantaggi soltanto per le grandi aziende, che usufruiranno di forme ambigue e mascherate di protezionismo, a danno delle piccole imprese, specie se agricole, alimentari ed artigianali. Un danno, perché i lavoratori subiranno il costo del calo occupazionale e i consumatori patiranno tutti gli svantaggi della globalizzazione. “

Fonte: http://www.signoraggio.com

Questa continua pressione del “Governo” Europeo sullo stato sociale e contemporaneamente l'apertura a mercati come quello Cinese, l'annessione in seno all'unione Europea di Paesi come la Polonia e la Romania, non sono altro che lucidi e spietati tentativi di Delocalizzazione della manodopera al fine della massimizzazione dei profitti; tale scellerata Politica operata nel più totale silenzio del Sindacato ed anzi osannata dall' ”Amico-Presidente del Consiglio di Governi amici” Prodi come “una grande opportunità” ha frantumato la forza contrattuale dei Lavoratori aprendo la strada a scenari inquietanti:

In Italia il mercato del lavoro sino alla liberalizzazione degli anni novanta era sottoposto al regime del collocamento obbligatorio gestito da uffici pubblici. Tale regime era regolato dalla legge 29 aprile 1949, n. 264, sottoponendo tale monopolio della ricerca del lavoro a sanzioni penali. Si pensi che l'art. 11, primo comma, della legge vietava l'esercizio della mediazione tra offerta e domanda di lavoro subordinato, anche quando tale attività era svolta gratuitamente. L'art. 1, primo comma, della legge 23 ottobre 1960, n. 1369, in particolare vietava la mediazione e l'interposizione nei rapporti di lavoro; l'inosservanza di questa norma comportava, in particolare, l'applicazione di pesanti sanzioni penali. Il divieto dell'attività di collocamento privata e della mediazione di lavoro interinale aveva un carattere pubblicistico, ed era posto a tutela dei lavoratori e dell'economia nazionale.

Tale monopolio era destinato però a scontrarsi con gli articoli 82 e 86 del Trattato della Comunità Europea, poiché la giurisprudenza comunitaria qualificava (e qualifica tuttora) gli uffici pubblici di collocamento come impresa, soggetta agli obblighi di libera concorrenza, anche se svolgono attività nell'interesse economico generale, e in quanto titolari di un monopolio legale, di un servizio di collocamento in esclusiva, come posizione dominante in un mercato comune.

Fonte: Wikipedia

In tale clima creato ad hoc fiorirono quei capolavori legislativi in parte passati sotto il naso del sindacato in parte da esso non eccessivamente contrastati (grazie anche alla grande stagione di “concertazione” di questi anni sostenuta ancor'oggi dal segretario Epifani) che partono dal Lavoro Interinale inaugurato dalla legge Treu del 1997 (legge 24 giugno 1997, n.196) fino ad arrivare alla legge 30 chiamata anche legge Biagi (Legge 14 febbraio 2003, n. 30 o, più brevemente, legge 30/2003 - "Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro").

Con la legge Treu (oggi PD – allora Ministro del Governo Amico) il lavoro interinale e altre forme contrattuali di lavoro atipico entrano a far parte dell'ordinamento italiano del lavoro. Il "Pacchetto Treu" viene considerato come uno dei principali atti legislativi che hanno permesso la nascita del precariato.

La legge 30, riallacciandosi ai principi introdotti della legge Treu, moltiplicò le già troppo numerose forme contrattuali, tanto che oggi si contano innumerevoli forme di contratti “atipici”, compresi quelli del cosiddetto “Popolo delle Partite IVA”. Di fatto si sono praticamente trasformati i Lavoratori Regolari in Lavoratori Precari, privi di qualsivoglia rappresentanza e senza Diritti...

… DOV E' IL SINDACATO PER LORO?

Continuamente, specialmente in questa situazione di Crisi, il Contratto a tempo Indeterminato - che almeno dava un minimo di dignità alla Persona - è sotto attacco, e non solo tramite l'abbattimento dell'Art.18 ma per via degli strumenti quali quelli sopra esposti ovvero, Delocalizzazione, Precarizzazione, Licenziamenti anche tramite la Cessione di Rami d'Azienda. Il lavoro sicuro sta diventando retaggio di un passato da dimenticare e tutti coloro che perdono il Lavoro oggi rientreranno, se rientreranno nel tessuto produttivo, come Precari e come tali, grazie a Dini e al Sindacato che lo ha sostenuto (e ha sostenuto una riforma pensionistica e del lavoro basata su Precariato e Pensioni Complementari), non avranno né diritti né tantomeno pensioni, se non quell'elemosina chiamata “Pensione Sociale”.

Storia fallimentare, dunque, quella del Sindacato in questi ultimi anni , al di là di tanti proclami contro ciò che il Sindacato stesso ha contribuito a costruire, e, dato che i Lavoratori pagano i lauti stipendi di funzionari e dirigenti, finchè potranno o finchè non li pagherà lo Stato stesso facendo delle camere del Lavoro Organizzazioni Parastatali, vorrei che essi prestassero un minimo di attenzione, di autocritica (rivolta al passato), di forte critica verso alcuni Sindacati ormai di comodo e di rispetto nei confronti non solo di quei lavoratori che dicono di rappresentare ma DI TUTTI I LAVORATORI, tipici ed atipici.

Questa non è ovviamente una critica a tutta quella parte del Sindacato che ogni giorno si mette in campo e in discussione combattendo a fianco dei Lavoratori ma solo a quella parte di Burocrati che assecondando di fatto il mercato hanno reso possibile tutte quelle storture che hanno di fatto ipotecato la vita nostra e dei nostri figli consegnandoci un futuro incerto e tetro.

Daniele Pagini

www.comunistiuniti.it

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