">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Iraq occupato

Iraq occupato

(30 Marzo 2008) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Iraq occupato)

Di nuovo a Bagdad /3

27 luglio 2003

(7 Agosto 2003)

Questa mattina siamo stati a casa di Fawsiye Hussein Sabiha, 73 anni, appartenente dagli anni ’60 al Partito Comunista Irakeno. Figura storica straordinaria insieme al marito Hadi Al Timini, uno dei fondatori del Partito. Ci raccontano una vita di attiva militanza politica piena di arresti, carcere, torture ed intimidazioni continue da parte del regime di Saddam. In un dei tanti periodi di detenzione Fawsiye, incinta, perde il bambino a seguito delle torture subite. Ha 1 figlio che dal 1979 vive all’estero, attualmente in Olanda e 5 figlie di cui 3 a Baghdad, 1 in Germania e 1 a Praga; le due figlie e il figlio all’estero esuli a causa della loro militanza politica, scrivevano infatti sul giornale del partito “ Tarik Al Shaab” , la ‘via popolare’; sono 24 anni che Fawsiye non abbraccia i suoi figli.
Dopo i periodi di carcere, dal 1979 non sono mai stati lasciati in pace, venivano interrogati e visitati dalla polizia a qualsiasi ora giorno-notte ed è solo da 2 anni che non sono più stati perseguitati. Abbiamo chiesto a Fawsiye ed a Hadi “cosa pensate dell’occupazione?”, Hadi ha risposto “l’Iraq ha bisogno di aiuto da parte delle organizzazioni internazionali affinché amplifichino la voce di un popolo che rifiuta l’occupazione. L’Iraq ha un cultura millenaria, possiede enormi risorse economiche e se gli americani se ne andassero saprebbe ricostruire la propria società.” Fawsiye, invece, ha risposto alla domanda girandola semplicemente a noi “Voi accettereste il vostro paese occupato?”.
Li salutiamo con il cuore pieno di emozioni ed andiamo all’Iraqi Museum; all’ingresso principale un carro armato americano protegge non si sa che cosa, dato la devastazione avvenuta al suo interno proprio grazie a loro. Non riusciamo ad entrare e proseguiamo per scoprire che anche i supermercati sono stati ritenuti obiettivi della guerra umanitaria. Percorriamo il quartiere di Al Mansour il più colpito durante la guerra perché sede di Ministeri e ci dicono che Al Rasheed Street è caduta la prima bomba fra il 19 e il 20 marzo. Più in là, di fronte alla Banca Centrale, le cui macerie sono presidiate dai marines ci bloccano nuovamente perché alcuni di noi stavano filmando. Si avvicinano con pistole puntate e ci intimano di consegnare telecamere e macchine fotografiche, sequestrano un cassetta e distruggono due rullini; li notiamo tesi, pieni di paura nonostante le armi e ci dicono che ieri sono stati uccisi tre di loro.
Ci allontaniamo per assistere allo spettacolo doloroso della Biblioteca Nazionale completamente distrutta. Non c’è più alcuna traccia di libri antichi, memoria storica e culturale di un Paese culla della civiltà.

Nonostante lo scenario di distruzione continuiamo a ricevere sorrisi e calore dai volti delle persone che incrociamo ogni istante e forse ognuno di noi in quei sorrisi prova a leggere una speranza.

Sabrina e Simona delegazione "Un ponte per……."

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Iraq occupato»

Ultime notizie dell'autore «Un ponte per...»

4348