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(22 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org



DI MARTINA IANNIZZOTTO E BARBARA ANTONELLI
Si è aperto lunedì 19 luglio a Betlemme il Festival Internazionale Palestinese con il concerto della first lady dell'hip hop, Shadia Mansour, palestinese di nascita ma inglese di adozione. Una settimana di concerti, danza, e mostre per la dodicesima edizione di questo festival organizzato dal Centro per le arti popolari: eventi che vedranno esibirsi in cinque città della Cisgiordania, ospiti internazionali, tra cui il cantante Rai algerino Cheb Faudel, il compositore giordano Tareq al Nasser e una performance del balletto spagnolo. L'evento più atteso però c'è stato martedì sera, con il concerto al di Boney M, mitico gruppo dance degli anni '70, che ha fatto sbarcare a Ramallah la febbre del sabato sera. I Boney M (in realta' della formazione originaria è rimasta solo la cantante Maizie Williams) hanno cantato, suonato e ballato all'aperto, al Ramallah Cultural Palace, di fronte ad un pubblico di circa 2000 persone (tutto esaurito già alle cinque del pomeriggio presso le prevendite abituali), poche donne velate (ne abbiamo contate quattro), gran parte della vasta comunità internazionale di Ramallah e tanti palestinesi della diaspora rientrati per le vacanze.

Apertura con Sunny, il celebre pezzo che Bobby Hebb scrisse il giorno dell'omicidio di J.F Kennedy (e del fratello dello stesso Hebb, accoltellato davanti a un nightclub), poi di seguito 'Daddy Cool', per scaldare e divertire il pubblico, come ha urlato tutta la sera Maizie, poi tutte le hit più famose del gruppo, 'Belfast', 'Rasputin', 'Ma Baker', ma non "By the rivers of Babylon", canzone di origine rasta fari, scritta dal gruppo giamaicano reggae The melodians, ma che diventò famosa fuori dalla Giamaica proprio grazie alla versione cover dei Boney M, rimanendo al numero 1 delle classifiche dei singoli in Inghilterra per cinque settimane.

Il testo, basato sul salmo 137 della Bibbia, ha un esplicito riferimento a Zion e alle tribù ebraiche in esilio dopo la conquista babilonese di Gerusalemme, nel 586 a.C.

Anche se per i rastafari il fiume citato nella canzone non è l'Eufrate (come nel testo biblico) ma l'Oceano atlantico e Zion rappresenta l'Africa, da cui i padri furono catturati e portati come schiavi in America (Babilonia), il testo avrebbe sollevato in territorio palestinese non poche polemiche, risultando sconveniente. Durante l'intervista dopo il concerto, Maizie Williams ha dichiarato che gli organizzatori le hanno consigliato di evitare la canzone. Alla domanda "ti esibiresti in Israele?", Maizie ha risposto "conosco la situazione dei palestinesi percheé ho molti amici palestinesi a Londra. Sono contenta di essere stata invitata e di aver potuto suonare qui. Ma per me politica e divertimento sono due cose separate. Il mio mestiere e' far divertire la gente e vado dove mi invitano a suonare. Se andrei in Israele?

Si, andrei in Israele se mi chiamassero a cantare lì." Lo show, in pieno stile anni '70, e' stato molto apprezzato dal pubblico.

A Ramallah, l'offerta culturale, in larga parte sponsorizzata dalle ambasciate dei governi occidentali, e' ricca, soprattutto se rapportata alla dimensione della città che conta circa 100.000 abitanti. Nell'ultimo anno sono stati aperti numerosi ristoranti e bar, che fanno assomigliare sempre piu' Ramallah alla capitale giordana Amman.

La vibrante vita notturna di Ramallah e' diventata un tema ricorrente e quasi abusato nei principali media internazionali (bbc http://www.bbc.co.uk/news/10359600, the New York Times,http://www.nytimes.com/slideshow/2010/06/06/travel/20100606ramallah.html) che le hanno dedicato articoli e servizi, senza però rendere la complessità della situazione. Ristoranti e bar sono frequentati solo da parte della popolazione: mentre si può incontrare la nuova élite palestinese - businessmen, dirigenti della PNA - in bar che servono alcol e con prezzi europei, a poche centinaia di metri, nel campo profughi di Al-Amari, secondo statistiche delle Nazioni Unite, il 40% della popolazione e' a rischio di sicurezza alimentare.

'Everything's gonna be al right!, urla Maizie Williams dal palco, nella cover di 'No Women No CRy' andata avanti oltre 12 minuti, a causa dell'imprevisto blackout che ha lasciato al buio palco e spettatori. Ma non proprio tutto va bene per i palestinesi. A ricordarlo ci sono, nello spazio antistante del Cultural Palace, i banchetti dell'EWASH, la task force di ONG palestinesi che distribuiscono volantini sul drammatico tema dell'accesso all'acqua. Perché anche se gli organizzatori a inizio concerto hanno dimenticato di ricordarlo, lo slogan del festival è il diritto dei palestinesi ad accedere all'acqua, acqua potabile e in quantità adeguate.

Un problema che affligge la popolazione palestinese, nei territori occupati, una questione esacerbata in anni più recenti dal controllo israeliano sulle risorse idriche.

(fonte: NenaNews)

www.forumpalestina.org

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