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Tribunale per attentato Hariri incriminera' Hezbollah

(24 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

Libano
Dopo mesi di calma relativa, seguita alla formazione del governo di unità nazionale del premier sunnita Saad Hariri, il Libano rischia di ritrovarsi di nuovo sull'orlo del baratro di una guerra civile. Il giudice italiano Antonio Cassese che presiede il Tribunale speciale per il Libano, istituito dall'Onu su forte pressione degli Stati Uniti, per indagare sull'assassinio, nel 2005 a Beirut, dell'ex premier Rafiq Hariri, padre dell'attuale capo del governo, si prepara ad accusare formalmente, tra settembre e dicembre, alcuni militanti di Hezbollah di aver preso parte attiva a quell'attentato.

Ad annunciarlo è stato proprio il segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, che ieri ha riferito di essere stato personalmente informato dal primo ministro che alcuni membri del suo movimento saranno messi sotto accusa. «Prima di partire per Washington (lo scorso maggio), Saad Hariri è venuto a incontrarmi e mi ha detto che alcuni membri indisciplinati di Hezbollah saranno citati nell'atto d'accusa» del Tribunale.

«Non sappiamo cosa potrebbe avvenire in futuro», ha aggiunto Nasrallah lasciando intendere che il passo del giudice Cassese potrebbe portare all'avvio in Libano e fuori dal Libano di azioni contro Hezbollah e, quindi, all'apertura di una fase di forte instabilità come quella che ha contrassegnato la vita del Paese dei Cedri dal 2005 fino allo scorso anno.

Non si può escludere una partecipazione di cittadini libanesi sciiti all'attentato organizzato, forse da un servizio segreto straniero, contro Rafiq Hariri. Ma è opinione abbastanza diffusa tra gli osservatori che il gruppo dirigente del movimento sciita non aveva interesse ad eliminare fisicamente l'ex primo ministro, nonostante la sua stretta alleanza con la Siria, accusata ripetutamente dallo schieramento politico libanese filo-Usa «14 Marzo» di aver ucciso Hariri. Un atto di accusa formale contro cittadini sciiti con qualche legame con Hezbollah inevitabilmente porterebbe le forze della destra in Libano a puntare l'indice contro Nasrallah e darebbe nuova linfa alle pressioni che Stati Uniti e Israele esercitano da anni per ottenere il disarmo della guerriglia di Hezbollah. Una ipotesi che Nasrallah ha seccamente respinto in tutti questi anni, sottolineando che nessuno riuscirà a negare alla resistenza libanese la possibilità di difendere il paese da una nuova aggressione militare israeliana. Il segretario generale di Hezbollah non ha esitato a definire il Tribunale Speciale una «progetto israeliano» volto a togliere dal gioco la resistenza libanese, lasciando intendere che le presunte prove raccolte contro membri della sua organizzazione potrebbero essere state confezionate ad hoc.

Non si fatica perciò ad immaginare un futuro di instabilità e di forti tensioni in interne in Libano e, secondo indiscrezioni, le recenti manovre militari svolte dall'Unifil nelle regioni meridionali - osteggiate dalle popolazoni locali - avrebbero avuto lo scopo di addestrare i soldati dell'Onu (tra i quali oltre 2mila italiani) a fronteggiare le proteste popolari che potrebbero scatatre in quella parte del paese, roccaforte di Hezbollah. Tutto ciò mentre a Beirut continuano a circolare voci di una nuova guerra, ossia di un attacco israeliano prima o contemporaneo ad un raid aereo di Tel Aviv contro le centrali nucleari dell'Iran (paese alleato di Hezbollah). In Libano da mesi è emergenza-spie.

L'ultimo atto è la spy-story che vede coinvolta l'azienda di telefonia mobile Alfa (a partecipazione statale) dove è stata scoperta una cellula che collaborava con Israele. Nell'ultimo anno oltre 70 persone sono state arrestate per attività di spionaggio a favore di Tel Aviv e tre sono state condannate a morte. Una vicenda che offre nuove giustificazioni alla decisione presa nel 2008 da Hezbollah di dotarsi di un sistema autonomo di comunicazione e che venne duramente contestata dal governo dell'allora premier Fuad Siniora. In quei giorni il Libano giunse ad un passo dalla guerra civile, evitata grazie all'intesa raggiunta dalle fazioni contrapposte a Doha.

Doha però appare lontana e molto di ciò che accadrà nei prossimi mesi dipenderà dalla volontà del premier Saad Hariri. Dopo l'assassinio del padre aveva puntato ripetutamente l'indice contro Damasco e i suoi alleati in Libano, ma da qualche mese è Hariri appare impegnato in un processo di riconoscimento reciproco con la leadership siriana e deciso a tutelare la stabilità del Paese dei Cedri, come sembrerebbe confermare anche la sua decisione di incontrare Nasrallah per informarlo delle decisioni che prenderà il Tribunale Speciale. «Ho compiuto diverse rivalutazioni di errori che sono stati certamente commessi, dobbiamo imparare dal passato», ha detto Hariri al quotidiano panarabo al Hayat, in un'intervista pubblicata oggi sulle relazioni Libano-Siria. «Ho imparato molto negli ultimi cinque anni», ha aggiunto Hariri, «ho detto al presidente siriano Bashar Assad: ora che ho messo la mia mano nella tua, countinueremo per un futuro migliore», ha affermato ancora Hariri.

Dietro le quinte però si muove anche Washington.

Se l'Amministrazione Obama un anno fa appariva meno incline di quella Bush a fomentare in Libano una campagna contro le armi di Hezbollah, invece ora sembra molto vicina alle posizioni di Israele sulla «necessità» di eliminare per resistenza sciita libanese assieme al programma nucleare iraniano.
(Fonte:Nena News)

www.forumpalestina.org

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