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Turchia: tornano a casa tre navi della freedom flottiglia

Ritornano in Turchia le tre navi sequestrate da Israele dopo l’assalto al convoglio umanitario della Freedom Flottiglia dello scorso maggio.

(24 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Roma, 24 luglio 2010 - Nena-News (foto www.intermedia.org) - Nel tentativo forse di alleggerire le tensioni diplomatiche, Israele ha accettato dopo infinite richieste da parte del Primo Ministro turco Erdogan, di restituire le tre navi, parte del convoglio umanitario che a fine maggio ha tentato di rompere l’assedio di Gaza.

Fino ad oggi Israele si è detto fermamente deciso a non restituire le navi, a meno di un’assicurazione da parte delle autorità turche che i tre convogli non parteciperanno in futuro ad alcun tipo di azione mirata a rompere l’assedio di Gaza. Non è chiaro, ad oggi, se la Turchia abbia accolto queste condizioni o se Israele abbia finalmente deciso di restituire la Mavi Marmara e le altre due navi, per non deteriorare ulteriormente le relazioni con la Turchia.

Le navi , di proprietà di compagnie non statali turche, ancorate dal 31 maggio nei porti di Haifa e Ashdod, sono state richieste formalmente in numerose occasioni dal governo turco al Ministro degli Affari Esteri israeliano: richiesta accolta ieri, con le dichiarazioni di Barak, che si è detto pronto a coordinarsi con una delegazione turca per il trasferimento delle navi.

E’ di ieri anche la notizia riportata dal giornale spagnolo Il Pais, che due attivisti spagnoli e un giornalista, che hanno partecipato al convoglio della Freedom Flottiglia, avrebbero pronto un file di 83 pagine per perseguire legalmente per crimini contro l’umanità, sia Netanyahu che sei ministri del suo gabinetto e il comandante della marina israeliana, Eliezer Maron.

Israele ha avvertito oggi, con una lettera dell’ambasciatore all’ONU Gabriela Shalev, che le autorità si riservano “il diritto di bloccare le navi libanesi”, la Jumia e la Julia intenzionate ad andare verso Gaza. Immediata la reazione dell’ONU, nelle vesti del portavoce di Ban Ki Moon, che si è affrettato a ribadire che gli aiuti a Gaza dovrebbero arrivare secondo percorsi stabiliti e concordati, quindi solo via terra e non certo per mare con iniziative della società civile quali quelle della Freedom Flottiglia. L’avvertimento alle NU rappresenta l’ennesimo tentativo di Israele di mettere a tacere qualsiasi pressione internazionale dopo l’attacco agli attivisti che ha provocato 9 vittime, lasciando che la comunità internazionale si accontenti della formula di un assedio “parzialmente alleggerito” sulla popolazione palestinese della Striscia di Gaza. (Nena-News)

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