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Gli "schiavi" sognano la liberta'

(26 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

Gli "schiavi" sognano la liberta'

Yemen
Una recente sentenza di un giudice yemenita, che sancisce il trasferimento del titolo di proprietà di uno «schiavo» da un padrone ad un altro, ha fatto riemergere il problema della schiavitù che, di fatto, viene ancora praticata nel paese e che coinvolge centinaia di persone, talvolta intere famiglie.

Il giudice del tribunale di Hajja, dove vivono circa 300 schiavi, secondo fonti locali citate dalla agenzia di stampa francese AFP, ha spiegato di aver certificato e approvato quel trasferimento di proprietà soltanto perché il nuovo «padrone» ha assicurato che avrebbe dato piena libertà e diritti allo schiavo. La sentenza ha allertato i centri per i diritti umani locali ed internazionali che hanno chiesto immediate spiegazioni alle autorità yemenite.

Che l'infamia della schiavitù sia ancora presente in Yemen è peraltro confermato da un rapporto del 2009 dello stesso ministero yemenita dei diritti umani nel quale si riferisce che alcune centinaia di uomini e donne sono tenuti in stato di schiavitù nelle province di Hudaydah and Hajja, nel nord-ovest del paese.

Le nazioni della penisola araba sono state tra le ultime a dichiarare fuorilegge la schiavitù ma nonostante la proibizione formale il problema rimane, unito a quello del traffico di esseri umani. Nel 1962 l'Arabia Saudita rese illegale la pratica, liberando circa 10.000 schiavi su un totale stimato di 15-30.000. La schiavitù fu abolita dal vicino Qatar nel 1952, nello Yemen nel 1962, negli Emirati Arabi Uniti nel 1963 e nell'Oman nel 1970. Lo Yemen era un protettorato britannico e quando gli inglesi lasciarono il sud del paese non lo obbligarono ad abrogare la schiavitù mentre fecero pressioni sugli Emirati Arabi Uniti affinché lo facessero. Nel 2005, l'Arabia Saudita è stata indicata dal Dipartimento di stato degli USA come il terzo paese con più traffico di esseri umani e denunce analoghe sono giunte da altri organismi internazionali. Malgrado ciò Riyadh non è soggetta ad alcuna sanzione internazionale, grazie proprio alla alleanza strategica che mantiene con gli Stati Uniti. Washington finge di non vedere le violazioni dei diritti umani, specialmente delle donne, sotto i regimi arabi suoi alleati. Non manca invece di reclamare sanzioni per la mancanza di democrazia e diritti in quei paesi arabi che considera «ostili».

Un caso di schiavitù in Yemen citato dalla AFP è quello del giovane Mubarak, con sette fratelli e sorelle. Murabak non ha mai messo piede fuori dal villaggio dove vive il padrone che lo ha ereditato assieme al resto della famiglia, comprata nel 1960. Due anni dopo quell'«acquisto» lo Yemen post-rivoluzionario abolì la schiavitù ma a distanza di quasi 50 anni Murabak e la sua famiglia continuano ad appartenere ad un «padrone». Non solo, ma anche sua moglie è diventata una schiava dopo averlo sposato e schiavi sono anche i suoi bambini (successivamente alla moglie è stato concesso di «emanciparsi»).

«Siamo ancora impegnati ad accertare il numero degli schiavi - dice Mohammed Hajj Allaw, coordinatore del gruppo per i diritti umani «Hood» - dobbiamo inoltre considerare che molte altre persone vivono di fatto in condizione di schiavitù anche se ufficialmente sono persone libere». Il sito yemenita almasdaronline, riferisce di 500 schiavi in tutto lo Yemen ma il numero reale sarebbe molto più alto. Numerosi ex schiavi pur essendo diventati uomini liberi per la legge, in realtà continuano a lavorare gratuitamente per i loro ex padroni.

La legge yemenita prevede pene fino a 10 anni di carcere per coloro che praticano la schiavitù ma i controlli sono scarsi e lo Stato esita a combattere un problema che tanti in Yemen considerano non schiavitù ma una «tradizione».

(fonte: NenaNews)

www.forumpalestina.org

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