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Ma il sig. Patta conosce l’autocritica?

(26 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.campoantimperialista.it

Lunedì 26 Luglio 2010 08:49
Da tempo l’autocritica non è più un obbligo per nessuno. Tempi leggeri viviamo, mica si può star sempre a riflettere sul passato! Tuttavia nessuna legge la impedisce, e praticarla ogni tanto non sarebbe certo disdicevole.
Queste considerazioni ci sono sorte spontanee alla lettura di un articolo di Gian Paolo Patta (il Manifesto, 23 luglio) dal titolo inequivocabile: «Senza obiettivi di governo, FdS inutile».
FdS è l’acronimo della “Federazione della Sinistra”, una creatura non ancora nata, ma della quale Patta detiene con “Lavoro Solidarietà” una piccola quota azionaria.

Le vicende del piccolo mondo ex arcobalenico sono assai intricate (vedi Vendola in orbita, Ferrero nel pallone), dato che tutte le sue diramazioni, spesso in lotta feroce tra loro, sono assolutamente incapaci di fuoriuscire dallo schema logico che portò al disastro politico delle elezioni 2008.
Questa incapacità conduce ad elucubrazioni contorte (Ferrero), a fughe narcisistiche nella politica-spettacolo (Vendola), ma anche alla ferma rivendicazione della linea ultragovernista che di quel disastro fu la causa prima. E qui – onore al merito! – entra in scena Patta con il suo articolo.

Le tesi di Patta non sono certo nuove, ma vale ugualmente la pena di occuparsene proprio perché egli espone in “volgare” quello che anche altri dirigenti della Fds pensano ma non osano ancora dire.
E’ possibile, e perfino probabile, che le prossime evoluzioni del quadro politico rendano vano questo ennesimo sforzo dell’opportunismo arcobalenico – vedi i disegni di D’Alema-Fini-Casini, che prevedono un nuovo governo ma senza elezioni. Tuttavia, anche se costoro saranno in grado di fare a meno di Patta, Ferrero, Salvi e Diliberto, resta interessante soffermarsi un po’ sulle argomentazioni più apertamente governiste, come quelle espresse sulle pagine del Manifesto.

Entriamo dunque nel merito. Patta parte da un’elencazione dei punti di attacco ai diritti ed alle condizioni di vita dei lavoratori, per dire che questo disegno non ha «niente a che vedere con le pur moderate posizioni del Pd sul mercato del lavoro, sui redditi dei lavoratori, sulle pensioni e sul suo condizionamento da parte dei poteri forti, che pure ci sono».
Già il fatto che si definiscano “moderate” posizioni classiste che hanno già passato la prova pratica della precarizzazione del lavoro (pacchetto Treu), dei tagli pensionistici (Dini e Prodi), delle privatizzazioni (D’Alema, Bersani), la dice lunga sull’onestà intellettuale di chi si esercita in simili ragionamenti. Ragionamenti che hanno il piatto forte nella famosa scoperta dell’acqua calda, ovvero del fatto che c’è sempre qualcuno e qualcosa di peggio da cui difendersi.

Inutile dire che questo qualcuno si chiama oggi Silvio Berlusconi, che per gli opportunisti è una vera manna. Gian Paolo Patta, prendendosela con altri settori della FdS – sembrerebbe in primo luogo con lo stesso Ferrero –, va dritto al nodo del governo: «Non basta dire, e ci mancherebbe(!) che la Federazione della sinistra parteciperà alla coalizione che proverà a battere Berlusconi alle prossime elezioni. Non si può far finta di ignorare che Berlusconi sarà cacciato solo se si riuscirà a formare un governo alternativo a quello attuale. Come farà la Federazione della Sinistra a spiegare ai lavoratori che non garantirà la formazione di un nuovo governo?»
Qui Patta ha buon gioco sul confusionario Ferrero (troppo facile!), ma non ci fornisce alcuna riflessione sul governo Prodi (2006-2008) nel quale egli fu sottosegretario.

Per Patta i dirigenti della sinistra sono poco credibili perché troppo poco governisti. Come spiega allora il tracollo del 2008, dopo due anni di governismo governante, talmente “responsabile” da fare la guardia al bidone vuoto del governo Prodi fino all’ultimo minuto? Mistero.
Per Patta l’alternativa alla riedizione di una sorta di governo neo-unionista sarebbe un governo Berlusconi a vita. Ma non è forse vero che Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, nel 2008, ben più forte di prima proprio grazie ai disastri del governo Prodi di cui Patta faceva parte? Come mai questo piccolo dettaglio non merita neppure un accenno?
Infine, è del tutto evidente che la coalizione che si sta cercando di mettere oggi in piedi va ben oltre l’Unione formato 2006. Se vogliamo essere realisti essa include l’Udc e magari i finiani. E’ questo un particolare che Patta preferisce omettere. Anche un amante della realpolitik come lui ha evidentemente qualche pudore…

A parte un incredibile arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che i rapporti di forza con il Pd sarebbero più favorevoli oggi che quattro anni fa, c’è nell’articolo in questione un altro punto assai illuminante sugli approdi cui conduce inevitabilmente l’opportunismo. Patta sostiene che poiché la politica è fatta di compromessi (guarda un po’ che scoperta!), non esiste compromesso al quale ci si possa sottrarre. Secondo questa logica, tanto per fare un esempio restando ad un tema sul quale il nostro non casualmente glissa, la Fiom avrebbe dovuto fare l’accordo con Marchionne su Pomigliano.

Senza dubbio un partito degno di questo nome deve avere una sua prospettiva di governo. Ma questa prospettiva dev’essere per forza ingabbiata nel recinto bipolare? Per Patta, evidentemente sì.
Il problema però non è Patta, ma un’impostazione, una mentalità, una politica che è ben lungi dall’essere sconfitta nell’ambito di una sinistra che è ancora largamente arcobalenica.
Il frutto naturale di questa sinistra non è la FdS, se mai vedrà la luce come soggetto politico, ma il vendolismo. Visto che nessuno vuol fare i conti con i recenti fallimenti, non è difficile prevedere che alla fine i fuochi pirotecnici della politica-spettacolo si riveleranno la miglior droga per chi non vuol guarire dalla propria cecità.
Una “cecità” che a qualcuno rende, ma che ha già mandato a casa migliaia di militanti, mentre altri si stanno ora interrogando sulle prospettive future. Prospettive buie, e certo non solo a causa di un opportunista come Gian Paolo Patta.

www.campoantimperialista.it

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