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Zurine, Fermin e Artzai: tutto rimandato a settembre. La Corte d’Appello di Roma sospende l’estradizione in Spagna dei 3 giovani baschi e chiede prove vere a Madrid

(28 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

28-07-2010/17:39 --- Alle 13.30 di oggi, dopo una mezzora passata in camera di consiglio, i giudici della Prima Sezione della Corte d’Appello di Roma hanno giudicato largamente insufficienti e inconsistenti i documenti forniti dall’Audiencia Nacional di Madrid a supporto della richiesta di consegna dei tre giovani baschi arrestati a Roma dalla Digos il 10 giugno, ed hanno ordinato una nuova udienza per il prossimo primo settembre. Nel frattempo i tre giovani indipendentisti dovranno rimanere in carcere (la ragazza a Rebibbia e i due ragazzi a Terni) ma i giudici del Tribunale di Roma hanno chiesto alle autorità italiane che chiedano urgentemente a quelle iberiche la documentazione originale con la quale la Corte Suprema Spagnola nel 2007 ha deciso la messa fuori legge dell’organizzazione giovanile basca Segi (considerata da Madrid di natura terroristica) e soprattutto una documentazione che attesti di cosa sono accusati direttamente i tre imputati. Infatti nel materiale finora fornito alle autorità italiane da quelle di Madrid non c’è uno straccio non solo di prova, ma neanche un misero indizio che attesti la partecipazione di Zurine Gogenola Goitia, Fermin Martinez Lakunza e Artzai Santesteban Arizkuren ad attività delittuose o violente, e neanche che ne certifichi l’adesione al movimento Segi. Si tratta di argomentazioni – hanno fatto notare gli avvocati Maria Luisa D’Addabbo e Cesare Antetomaso nelle loro lunghe e particolareggiate arringhe – basate esclusivamente su una confusa elencazione di nomi, fatti ed eventi che nulla hanno a che fare con le accuse rivolte ai tre giovani, arrestati a Roma a causa di un ordine di cattura europeo spiccato nel dicembre del 2009 dal giudice del tribunale speciale di Madrid Fernando Grande Marlaska. Nel testo che accompagna il cosiddetto ‘euro orden’ e nei materiali integrativi spediti posteriormente all’arresto (per altro uno sfacciato copia-incolla dei testi originali…) si ripetono i soliti teoremi che da anni guidano l’attività repressiva della magistratura e del governo spagnolo: cioè che ogni attività del movimento sociale e politico della sinistra indipendentista basca è da ritenersi delittuosa e manovrata dall’organizzazione armata ETA... Ma nei documenti che secondo Madrid giustificherebbero una condanna dai 6 ai 12 anni di galera non c’è alcun riferimento a responsabilità concrete da parte dei tre imputati, che proprio consci dell’inconsistenza e della aleatorietà dell’accusa nei loro confronti denunciare in Italia la persecuzione nei loro confronti, nel giugno scorso, ponendo così fine ad un periodo di latitanza durato parecchi mesi, da quando cioè riuscirono a sfuggire a una retata contro decine di simpatizzanti della sinistra indipendentista che si saldò con numerosi arresti.
Oggi quindi i giudici della Corte d’Appello non hanno potuto fare altro che rimandare la decisione sulla consegna alle autorità spagnole agli inizi di settembre, ammesso che la magistratura spagnola possa nel frattempo fornire elementi maggiori e circostanziati che provino la partecipazione dei tre accusati a momenti o attività delittuose. Perché per ora si parla genericamente di manifestazioni, riunioni, conferenze stampa e del boicottaggio della Coca Cola… Cioè attività politiche e pacifiche che evidentemente la magistratura spagnola, con la copertura del potere politico, assimila a comportamenti da criminalizzare e da punire con pene draconiane. Non stupisce quindi, come hanno sottolineato gli avvocati difensori fornendo una dettagliata documentazione alla corte, che da anni numerose istituzioni internazionali, compresa l’ONU, raccomandino alla Spagna un cambiamento di rotta radicale. E neanche stupisce che in numerosi paesi europei la magistratura abbia rigettato, negli ultimi mesi, l’applicazione di ordini di cattura contro alcuni scampati alla retata del 24 novembre del 2009 per mancanza o insufficienza di elementi probatori o per la manifesta arbitrarietà delle argomentazioni giuridiche correlate agli ordini di cattura europei. Come hanno ricordato oggi D’Addabbo e Antetomaso in aula, pareri negativi si sono avuti sia in Francia sia in Irlanda del Nord, paesi non certi inclini alla tolleranza nei confronti delle organizzazioni armate e delle attività politiche delle rispettive minoranze nazionali.
Per quanto riguarda la situazione dei tre giovani baschi detenuti a Roma e Terni per ora la decisione è solo rimandata: ma almeno la magistratura italiana non ha dato per scontato che la richiesta da parte di Madrid della consegna dei tre fosse basata su accuse fondate e circostanziate, chiedendo un supplemento di indagine e riservandosi di decidere più in là. Il rischio concreto era che quell’aura di democraticità che ancora aleggia immeritatamente sulla Spagna degli squadroni della morte e dei processi sommari rendesse l’udienza di oggi una pura formalità.

www.radiocittaperta.it

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