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(3 Settembre 2011) Enzo Apicella
"Vado via da questo paese di merda". Silvio Berlusconi nella telefonata a Lavitola intercettata alle 23.14 del 13 luglio 2011

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Se cade il ministro caliendo si va alle urne

(4 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

ansa Il momento della verita' e' fissato per le 17 di domani mattina, quando a Montecitorio i deputati saranno chiamati a esprimersi con un si' o con un no sulla mozione di sfiducia contro il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, presentata dal Pd e dall'Idv in seguito al suo coinvolgimento nell'inchiesta P3.
Sulla carta, Caliendo non rischia granche' : la decisione di astenersi presa dal neonato gruppo finiano in compagnia di Udc, Api e Mpa mette il sottosegretario al riparo da brutte sorprese. Ma apre ugualmente un problema politico grande come una casa, perche' a pochi giorni dal divorzio tra Fini e Berlusconi, la pattuglia dei fedelissimi del presidente della Camera volta le spalle alla maggioranza e si ritrova dallo stesso lato delle forze interessate alla costruzione di un terzo polo sganciato dal centrodestra e dal centrosinistra. La scelta dei finiani arriva dopo una riunione con i gruppi di Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e con i deputati dell'Mpa di Raffaele Lombardo. Il blocco astensionista puo' contare su 85 deputati. Altri potrebbero aggiungersi al momento del voto: quasi sicuramente i due repubblicani e i tre della Svp. Insomma una pattuglia consistente, che se all'atto pratico dara' una mano a Caliendo rendendo di fatto impossibile l'approvazione della mozione di sfiducia, dara' un ulteriore scossone alla saldezza della maggioranza. E' per questo che gli uomini di Berlusconi, fiutato il pericolo, si sono messi subito al lavoro per disinnescare la mina: un pressing totale per convincere i finiani piu' dubbiosi a dissociarsi dalla scelta dell'astensione e a votare a favore del sottosegretario. Al centro delle attenzioni e' tutta l'ala moderata di Futuro e Liberta' (Ronchi, Urso, Consolo, Menia e Moffa) che non vuole arrivare a una irreparabile rottura. E' tutta una questione di numeri. Pdl e Lega hanno 303 voti: ma se alla fine una fetta dei finiani decidesse di dissociarsi e votare insieme al resto della maggioranza portando il totale a piu' di 316 voti (la maggioranza assoluta della Camera) Berlusconi potrebbe fregarsi le mani, e ogni voto in piu' sarebbe un ulteriore boccone amaro per Fini. Se invece la maggioranza si fermera' prima di quella quota, saranno i finiani a esultare, avendo dimostrato di avere nelle loro mani la sopravvivenza del governo.
Per tutta la giornata nel tam tam via sms dei finiani e' rimbalzata la voce ( frutto di autosuggestione) secondo cui Berlusconi sarebbe pronto ad aprire la crisi se la maggioranza non dovesse raggiungere quota 316. Resta il fatto che per il cavaliere un blocco di astensione con 33 finiani rappresenterebbe un problema politico che potrebbe sfociare in una rottura vera a breve termine. In sostanza il presidente del Consiglio, si ragiona in ambienti del Pdl, non sarebbe disposto a farsi rosolare a fuoco lento ma preferirebbe alla fin fine chiudere la partita andando alle elezioni piuttosto che sottoporsi ad uno stillicidio quotidiano. Berlusconi, che potrebbe essere presente in aula domani duramte il voto sulla mozione, ha intanto incontrato il sottosegretario alla giustizia, insieme al guardasigilli Alfano, rinnovandogli la fiducia. Nel frattempo continua l'attacco condotto contro i finani dai fedelissimi del Cavaliere. Secondo il capogruppo del pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto se la mozione di sfiducia passasse sarebbe ''una resa al giustizialismo'' , e la decisione dei finiani ''l'avvio di una manovra politica''. Vista dall'altro lato della scena politica, l'opposizione di sinistra, la scelta di Fini rappresenta una mezza delusione. Democratici e dipietristi fanno a gara nel rimproverare alla pattuglia di Futuro e Liberta' una scelta di comodo. Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, comunque, il voto di domani avra' conseguenze sdulla vita del governo: ''Chi si astiene - sostiene il segretario democratico - dovra' spiegare il perche', dopo di che e' chiaro che ogni voto che la maggioranza perde e' una campana che suona per il governo che subira' inevitabilmente una crisi''. Senza appello la bocciatura che Di Pietro riserva a Fini: ''C'e' un momento nella vita istituzionale in cui bisogna assumersi delle responsabilita'. Chi non lo fa e' un quaquaraqua' che evidentemente pensa piu' alla propria poltrona''.

TERZO POLO: FLI APRE DIALOGO CON CASINI, RUTELLI E MPA/ANSA CASINI, AREA DI REPONSABILITA'; FINI, CONFRONTO NON MIO PROGETT (di Teodoro Fulgione) (ANSA) - ROMA, 3 AGO - Guai a chiamarlo 'terzo polo', meglio ''convergenza'' o ''area di responsabilita''', prendendo in prestito le espressioni usate da Benedetto Della Vedova e Lorenzo Cesa. Fini preferisce parlare di confronto tra forze politiche e chiarisce, parlando con i suoi, che non si tratta di un suo progetto. In un caso o nell'altro, sembra che il nuovo 'terzo incomodo', tra destra e sinistra, della politica italiana abbia mosso i suoi primi passi, almeno sulla questione della mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo: Fli, Udc, Mpa e Api si asterranno ma''ciascuno all'interno del proprio gruppo''. La decisione arriva al termine di una breve riunione a Montecitorio: i centristi di Casini sono i padroni di casa e ospitano i finiani (oltre a Della Vedova partecipano Bocchino, Conte e Moffa) ed esponenti dei gruppi di Rutelli e Lombardo per stabilire una 'linea' di condotta comune sul caso Caliendo. Mezz'ora per annunciare che i rispettivi gruppi, seppur ''autonomamente'', si comporteranno allo stesso modo in Aula. Sembra la nascita del 'terzo polo' ma le prime parole dei partecipanti alla riunione sono volte tutte a gettare acqua sul fuoco in merito all'ipotesi di una accelerazione, almeno a breve termine. Il primo a smentire questi scenari e' Italo Bocchino: ''Nel sistema bipolare il terzo polo non esiste - afferma - E' come giocare a tennis e sedersi sulla rete''.
L'ex vicepresidente vicario del Pdl riserva comunque una stilettata al governo: ''Lealta' al governo Berlusconi da parte del gruppo Futuro e liberta'?'', gli viene chiesto. ''Lealta' al mandato ricevuto dagli elettori'', e' la sua ferma replica. Il 'terzo polo' sembra non piacere, almeno in apparenza, anche al leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che riunisce i suoi nel pomeriggio: ''Queste ipotesi le lasciamo al gossip giornalistico'', si schermisce usando involontariamente una espressione spesso usata proprio dal presidente della Camera. E rimandando a qull'area di di ''responsabilita'''. Idea che Amedeo Ciccanti, senatore dell'Udc, traduce in ''area di dialogo, che puo' anche arrivare a strutturarsi come un terzo polo politico ed elettorale se si creano le condizioni operative nel futuro''. Si dilunga di piu' Lorenzo Cesa, per il quale non si puo' parlare di ''terzo polo ma di ''un'area'' per poi rilanciare: ''Speriamo - dice - ci siano convergenze non solo sul caso Caliendo ma anche sulle questioni che dovra' affrontare il Parlamento a settembre-ottobre''.
Pino Pisicchio del gruppo Api definisce il nuovo fronte astensionista sul caso Caliendo ''una area potenziale interessante'' e sottolinea ''il significato forte sul piano politico'': ''Sappiamo che Fli fa parte della maggioranza e che noi siamo all'opposizione - spiega - tuttavia in una dialettica parlamentare e' normale guardarsi in faccia. Un terzo polo? E' presto per dirlo''. Guarda con ottimismo a ''questo dialogo avviato'' anche Giovanni Pistorio, senatore dell'Mpa, auspicando che ''possa proseguire soprattutto sui temi che riguardano il Mezzogiorno''. Alla riunione i partecipanti erano 22: Conte, Della Vedova, Bocchino e Moffa per Fli; Pistorio e Misiti per Mpa; Pisicchio, Bruno, Vernetti, Cesario e Calgaro per l'Api, piu' i parlamentari dell'Udc guidati da Cesa e Buttiglione. Il neonato fronte astensionista alla Camera e' composto da 85 deputati (33 finiani, 39 dell'Udc, otto dell'Api e cinque dell'Mpa). Numeri che ora l'attuale maggioranza non puo' non considerare nei suoi calcoli.
TERZO POLO: FLI APRE DIALOGO CON CASINI, RUTELLI E MPA CASINI, AREA DI REPONSABILITA'; FINI, CONFRONTO NON MIO PROGETTO (di Teodoro Fulgione) ROMA - Guai a chiamarlo 'terzo polo', meglio ''convergenza'' o ''area di responsabilita''', prendendo in prestito le espressioni usate da Benedetto Della Vedova e Lorenzo Cesa. Fini preferisce parlare di confronto tra forze politiche e chiarisce, parlando con i suoi, che non si tratta di un suo progetto. In un caso o nell'altro, sembra che il nuovo 'terzo incomodo', tra destra e sinistra, della politica italiana abbia mosso i suoi primi passi, almeno sulla questione della mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo: Fli, Udc, Mpa e Api si asterranno ma''ciascuno all'interno del proprio gruppo''. La decisione arriva al termine di una breve riunione a Montecitorio: i centristi di Casini sono i padroni di casa e ospitano i finiani (oltre a Della Vedova partecipano Bocchino, Conte e Moffa) ed esponenti dei gruppi di Rutelli e Lombardo per stabilire una 'linea' di condotta comune sul caso Caliendo. Mezz'ora per annunciare che i rispettivi gruppi, seppur ''autonomamente'', si comporteranno allo stesso modo in Aula. Sembra la nascita del 'terzo polo' ma le prime parole dei partecipanti alla riunione sono volte tutte a gettare acqua sul fuoco in merito all'ipotesi di una accelerazione, almeno a breve termine. Il primo a smentire questi scenari e' Italo Bocchino: ''Nel sistema bipolare il terzo polo non esiste - afferma - E' come giocare a tennis e sedersi sulla rete''.
L'ex vicepresidente vicario del Pdl riserva comunque una stilettata al governo: ''Lealta' al governo Berlusconi da parte del gruppo Futuro e liberta'?'', gli viene chiesto. ''Lealta' al mandato ricevuto dagli elettori'', e' la sua ferma replica. Il 'terzo polo' sembra non piacere, almeno in apparenza, anche al leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che riunisce i suoi nel pomeriggio: ''Queste ipotesi le lasciamo al gossip giornalistico'', si schermisce usando involontariamente una espressione spesso usata proprio dal presidente della Camera. E rimandando a qull'area di di ''responsabilita'''. Idea che Amedeo Ciccanti, senatore dell'Udc, traduce in ''area di dialogo, che puo' anche arrivare a strutturarsi come un terzo polo politico ed elettorale se si creano le condizioni operative nel futuro''. Si dilunga di piu' Lorenzo Cesa, per il quale non si puo' parlare di ''terzo polo ma di ''un'area'' per poi rilanciare: ''Speriamo - dice - ci siano convergenze non solo sul caso Caliendo ma anche sulle questioni che dovra' affrontare il Parlamento a settembre-ottobre''.
Pino Pisicchio del gruppo Api definisce il nuovo fronte astensionista sul caso Caliendo ''una area potenziale interessante'' e sottolinea ''il significato forte sul piano politico'': ''Sappiamo che Fli fa parte della maggioranza e che noi siamo all'opposizione - spiega - tuttavia in una dialettica parlamentare e' normale guardarsi in faccia. Un terzo polo? E' presto per dirlo''. Guarda con ottimismo a ''questo dialogo avviato'' anche Giovanni Pistorio, senatore dell'Mpa, auspicando che ''possa proseguire soprattutto sui temi che riguardano il Mezzogiorno''. Alla riunione i partecipanti erano 22: Conte, Della Vedova, Bocchino e Moffa per Fli; Pistorio e Misiti per Mpa; Pisicchio, Bruno, Vernetti, Cesario e Calgaro per l'Api, piu' i parlamentari dell'Udc guidati da Cesa e Buttiglione. Il neonato fronte astensionista alla Camera e' composto da 85 deputati (33 finiani, 39 dell'Udc, otto dell'Api e cinque dell'Mpa). Numeri che ora l'attuale maggioranza non puo' non considerare nei suoi calcoli.

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