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L'Inghilterra domina l'economia

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Bullo e Pupe

(4 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.campoantimperialista.it

Mercoledì 04 Agosto 2010 14:34
Indignati per gli indecorosi attacchi e per le infondate critiche di cui è stato oggetto l'ennesimo Salvatore della Patria, Marchionne Sergio, Amministratore delegato della FIAT (d'ora in avanti: A2dF), abbiamo deciso di scendere in campo (nonostante il caldo) e di spezzare una Lancia (tanto è fuori mercato) in Suo favore.
Per assolvere non indegnamente questo compito, dobbiamo rivelare alcuni retroscena, come era solito fare ai Suoi bei tempi il Direttorissimo Minzolini.

1) Cherchez la femme

A) Così parlò Federica Guidi (Presidentessa Giovani Imprenditori: PGI): "La risposta degli Stati alla tempesta scatenata dai sub-prime ha preparato il terreno alla nuova crisi che ci troviamo a fronteggiare oggi: ha aumentato il deficit degli Stati europei, benzina che è stata gettata su un debito pubblico da tempo esorbitante e fuori controllo ..." [1].
Naturalmente, essendo una Signora, la PGI omette di dire che senza quell'oceano di denaro pubblico, cioè nostro, le cosiddette imprese private, e prima ancora le banche, sarebbero fallite.
Poi, imperterrita, impartisce un'imperdibile lezione di Storia: "Ma questi sono problemi che vengono da lontano. Sono il frutto avvelenato di un intero secolo in cui, in tutta l'Europa continentale, la spesa pubblica, la regolamentazione e la compressione dell'iniziativa privata sono state quasi le uniche risposte date dai governi a qualsiasi problema sociale".
Così, dopo "Il secolo breve" di Eric J. Hobsbawm, abbiamo: "Il secolo avvelenato" di Federica Guidi. Ci permettiamo di aggiungere: avvelenato dall'ignoranza e dall'impudenza della PGI, che, evidentemente, ignora, tra l'altro, che quella spesa pubblica è stata decisa dalle classi dirigenti dell'Occidente, anche per impedire che le masse popolari prestassero ascolto alle Sirene dell'Oriente, nel corso della Guerra Fredda; tanto è vero che, conseguita la vittoria, le stesse classi dirigenti hanno molto sapientemente iniziato a smantellare tutto l'edificio sociale. Affermare, poi, che l'iniziativa privata è stata compressa è sicuramente il trionfo dell'impudenza, poiché neppure il più crumiro dei lavoratori ed il più ottuso dei cittadini avrebbe mai osato dire questo.

B) Preso l'abbrivio, la PGI sfonda il muro del suono della negazione della realtà: "Questa non è e non può essere in alcun modo considerata una crisi della globalizzazione, del capitalismo, né tanto meno dell'economia libera e di mercato. Questa è una malattia tutta europea (sinceramente, non sapevamo che gli Stati Uniti, ove la crisi è iniziata, facessero parte dell'Europa; forse, le umanitarie truppe europee, impegnate ad esportare la Democrazia, li hanno conquistati, ma si sono dimenticate di annunciarlo; NdA) frutto di Stati che hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi, per garantirsi il consenso a spese della razionalità e dell'efficienza economica".
Facciamo presente alla PGI che neppure Tremonti e Veltroni, il che è tutto dire, sono stati capaci di negare che la crisi è stata partorita dalla globalizzazione e dal Capitalismo; non foss'altro perché da vent'anni, per lo meno, sono i soli protagonisti della scena economica e sociale. Inoltre, ciò che non potremo mai perdonare alla PGI ed ai Suoi predecessori è il non averci segnalato, mentre lo stavamo vivendo, il periodo in cui vivevamo al di sopra dei nostri mezzi, perché ci hanno impedito non solo di smettere di scialacquare, ma anche, e soprattutto, di accorgerci, e quindi di godere pienamente, della lussuriosa pacchia in cui eravamo immersi (siamo stati … pacchiani, … a nostra insaputa).
Comunque, la PGI non è solo una Storica di vaglia, ma anche una madre di famiglia, che sa far vibrare le corde di sentimenti sublimi: "Questa è la crisi dello Stato costruito dai nostri padri, di cui pagheremo il conto noi ed i nostri figli, fino all'ultimo euro".
Ora, vi è qualche cuore di pietra capace di rimanere insensibile di fronte solo all'idea dei figli della Signora Guidi costretti ad indicibili rinunce, per ripagare i danni prodotti dal nonno, soprattutto dopo lo strazio, che tutti abbiamo provato nel vedere il figlio di Briatore, costretto ad abbandonare lo yacht paterno, neppure fosse stato un profugo dell'Eritrea?
Mancava solo che la PGI scandisse lo slogan: "Padroni, borghesi, ancora pochi mesi e tutti i nostri Euri saranno spesi!", per vedere torme di pensionati far la fila all'ufficio postale, per inviare dei vaglia ai piccoli della Guidi.

C) Nelle 22 paginette della impareggiabile Relazione della PGI, inneggianti alla prosecuzione della guerra civile dei Capitalisti contro i 9/10 della società, non poteva mancare la perla:
"... convinti di due cose. La prima è che il fatto di essere Giovani imprenditori ci ponga nella posizione migliore (su questo concordiamo; NdA), per dare voce ai timori di tutta la nostra generazione. Una generazione che deve costruire sulle macerie di una cultura per cui non esistevano più doveri ma solo diritti, la cultura del tutto e subito, dell'egualitarismo esasperato che ha svuotato di significato parole come merito, impegno, lavoro".
Ora, se noi accettassimo di scendere al livello della PGI, Le chiederemmo in virtù di quale merito, di quale lavoro, se non quello altrui, di quale impegno, Lei e tutte/i coloro che, in quel giorno di Giugno, stavano scaldando le sedie a Santa Margherita Ligure, sono giunte/i ad occupare quei posti.
Ma ai noi piace parlare di dati, soprattutto di quelli forniti dagli organismi padronali: secondo uno studio del 2008 della Banca dei Regolamenti Internazionali, cioè la Banca di tutte le banche,
- nel 1983, i PADRONI (si sarà compreso che noi siamo dei nostalgici dei bei tempi in cui le parole illustravano la realtà e non servivano per occultarla, imbellettandola) prendevano il 23,12% del Prodotto Interno Lordo, mentre i lavoratori avevano il 76,88%;
- nel 2005, i PADRONI si sono intascati il 31,34% del PIL, cosicché ai lavoratori è rimasto il 68,66%.
Quindi, in 22 anni, nell'epoca "dell'egualitarismo esasperato", i padroni hanno mangiato un altro 8,22% della TORTA, costituita dalla ricchezza prodotta su scala nazionale; questo 8,22% corrisponde "soltanto" a 120 MILIARDI di Euri!

D) Da brava figlia di padroni, persone pratiche, la PGI non parla solo per il piacere degli applausi, ma per conseguire obiettivi precisi: "Noi rifiutiamo la logica per cui, in questo momento storico, non sarebbe appropriato procedere con nuove privatizzazioni.
… Per provare ad abbattere il debito pubblico, bisogna tornare a privatizzare.
… In Italia, ma non solo, lo Stato detiene un enorme patrimonio immobiliare, spesso male o per nulla valorizzato. Cederlo profittevolmente ai privati ...".
Ecco, dunque, il fine dello sbrodolamento della PGI: ancora una volta, dare l'assalto alla diligenza dei beni pubblici, per svaligiarla a vantaggio dei privati. Se qualcuno pensa che queste siano solo chiacchiere da ombrellone, la stessa PGI si incarica di disilluderlo:
"È giunto il tempo, per noi, di salire sul ring".

2) Cherchez l’autre femme

A) Così replicò Emma Marcegaglia, (Presidentessa di Confindustria: PdC): "Il nostro ring non è quello della politica. Il nostro ring è quello della crescita, della sfida competitiva e quindi noi valorizziamo le imprese, difendiamo le imprese ..." [2].
Depurata dai luoghi comuni di cui è farcita, per i quali dovrebbe esser prevista una penale, questa frase sembrerebbe essere in assoluto contrasto con quella della PGI.
In realtà, tra Signore/i le cose non vanno mai nel modo in cui appaiono ai rozzi intelletti.
Pertanto, come minimo, si può ipotizzare un sapiente gioco delle parti, che ha affidato alla Giovane Leonessa/PGI il compito di spaventare a morte il già agonizzante Governo, evocando l'incubo di un intervento diretto dei Padroni del vapore nella competizione politica, in modo che, poi, la PdC potesse presentarsi come la Fata Turchina, che dissolve lo spettro e … passa all'incasso:
"Occorre tagliare la spesa pubblica. Ma il tema vero è quello delle tasse" [3].
Comunque siano andate le cose, la Fata Turchina ha chiarito quale uso intendano fare i Confindustriali della Sua bacchetta magica: "... pungoliamo fortemente la politica ..." [4].
Il pungolo magico ha mostrato quali effetti sia capace di produrre nel momento decisivo di questa Estate di fuoco: il varo della Finanziaria: "Abbiamo espresso alcune perplessità sui temi fiscali e sul problema dell'Articolo 45, che riguarda le (energie) rinnovabili.
Proprio qualche minuto fa ero al telefono con il Ministro Tremonti e con il Presidente Berlusconi e penso di poter dire che le nostre richieste sono state accolte e quindi dovremmo andare verso una soluzione dei problemi che avevamo sollevato" [5].
Riepiloghiamo per quanti ancora non avessero chiaro l'andamento di questo Paese: alla PdC basta una telefonata ai Suoi due dipendenti, per ottenere tutto quanto i Confindustriali desiderano, mentre tutte le categorie di lavoratori, che, in questi mesi, hanno dimostrato dalle piazze ai tetti, dalle isole alle gru, hanno ottenuto solo bastonate economiche e reali.

B) Del resto, la PdC non ha perso occasione, negli ultimi due mesi, per dare il Suo contributo alla macellazione della popolazione italiana ed, contemporaneamente, allo accrescimento dei privilegi per i Padroni:
- l'8 Giugno, si è dichiarata favorevole all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne;
- il 18 Giugno, ha manifestato tutta la Sua contrarietà alla proposta europea di tassare le banche [6].

C) Comunque, la PdC ha dato il meglio di sé nella vertenza FIAT, anche perché la Confindustria tutta ne aveva colto il valore strategico: piegati i metalmeccanici FIAT, sarebbe stato un gioco da ragazzi piegare e piagare tutti gli altri lavoratori.
Tra i numerosi interventi della PdC, ci piace ricordare quello dell'8 di Giugno, perché ai Suoi occhi il rifiuto, da parte della FIOM delle richieste della FIAT: "... risulta anacronistico e inspiegabile.
Credo che se andiamo avanti così il futuro dell'azienda è un poco più negativo (Italiano impeccabile; NdA).
La nostra richiesta e l'auspicio che esprimiamo è che la Fiom non abbia questo atteggiamento: tratti e accetti le condizioni dell'azienda" [7]. Noi non sappiamo e neppure desideriamo sapere quale Scuola abbia frequentato la PdC; sicuramente, la Storia e la Logica non erano tra le discipline in auge/al vertice; infatti:
- a Sua Signoria "risulta anacronistico e inspiegabile" il rifiuto della FIOM, non la richiesta della FIAT di reintrodurre condizioni lavorative da Prima Rivoluzione Industriale, naturalmente rivedute e corrette con l'armamentario fornito dallo Schiavismo in salsa Tecnologica; Sua Signoria neppure si rende conto che: "accetti le condizioni dell'azienda", svuota di qualsiasi significato: "tratti", poiché, da che mondo è mondo [8], trattare può produrre qualsiasi risultato: dal rifiuto integrale di quanto viene proposto, al compromesso più o meno onorevole.
Eccezionalmente, si può giungere persino all'accettazione completa delle richieste della controparte; sicuramente, prevedere solo questo svela la matrice reale del (presunto) Liberalismo di cui è imbevuta la PdC e tutti i Suoi accoliti confindustriali: il Totalitarismo neoliberista.

3) Cavaliere tra due dame…

Preso tra questi due fuochi, poteva Marchionne Sergio rimanere passivo, disonorando, peraltro, tutti i maschi della penisola ed anche delle isole?
Così, toltosi il maglioncino casual, che tanto aveva incantato gli opinion maker de noantri, l'A2dF, è salito sul ring ed ha iniziato a menare colpi alla cieca.
Ha iniziato con alcune "richieste minime" agli operai di Pomigliano d'Arco: lavorare 6 giorni, quindi pure il Sabato; 3 turni di 8 ore; 80 ore di straordinario all'anno; la refezione effettuata nell'ultima mezz'ora del turno; eventuali perdite di produzione, causate da interruzioni delle forniture, recuperate o nella mezz'ora della refezione o nei giorni di riposo individuale.
Naturalmente, ha subito avuto il plauso dei bei tomi/tipi strani, che, in questo Paese, nascono come i funghi:
Tremonti: "È finito il conflitto tra capitale e lavoro"; Sacconi ha qualificato questa proposta come: "meravigliosa sussidiarietà"; Bonanni, impagabile dispensatore di involontaria comicità: "Un accordo sensato ed innovativo".
Il Sindacalista coi baffi, infatti, insieme a tutti gli altri Sindacalisti "schierati a difesa dell'impresa", ad eccezione della FIOM, ha subito sottoscritto il diktat marchionale [9], trasformandolo in un accordo; d'altra parte, non sono sempre esistite le fate capaci di trasformare le zucche in carrozze?
Si comprenderà, quindi, il "lecito" stupore di A2dF, quando qualcuno, cioè il 38% dei lavoratori, ha scritto nella scheda del cosiddetto referendum un gran bel NO.
Tra l'altro, i caporioni della FIAT, che sanno fare i conti, hanno avuto chiaro, diversamente dalle loro protesi giornalistiche, il quadro del disastro: lavoratori aventi diritto di voto (secondo Libero news.it): 4881; non votanti: 5% = 244; votanti (4881 – 244 =) 4637; Sì 62% = 2875, che equivalgono a poco più del 59% degli aventi diritto: praticamente una Waterloo!
D'altra parte, se A2dF non fosse stato accecato dai riflessi del proprio ombelico, nella cui contemplazione è perduto sin dalla più tenera infanzia, avrebbe avuto qualche sentore del ciclone dei NO, quando era fallita la marcia a sostegno della "intesa", visto che, lungi dal rinverdire i (ne)fasti della cosiddetta marcia dei 40.000 del 1980 a Torino, a Pomigliano avevano sfilato 1500 persone.
Dopo la sonora legnata, A2dF si è trasformato in Giano bifronte. Da un lato, ha scritto, ad uso e consumo dei babbei una lettera da libro "Cuore" agli operai:
"Scrivere una lettera è una di quelle cose che si fa raramente e solo con le persone alle quali si tiene veramente (no comment; NdA).
Per condividere con voi alcuni pensieri … Non è la Fiat a scrivere questa lettera, non è quell'entità astratta che chiamiamo "azienda" e non è, come direbbe qualcuno, il "padrone" (infatti, non è il padrone di novecentesca memoria, bensì è un negriero dell'Ottocento; NdA).
… il vero obiettivo del progetto è colmare il divario competitivo che ci separa dagli altri Paesi...
Non abbiamo intenzione di toccare nessuno dei vostri diritti, non stiamo violando nessuna legge o tanto meno, come ho sentito dire, addirittura la Costituzione Italiana.
… Quello che stiamo facendo, semmai, è compiere ogni sforzo possibile per tutelare il lavoro, proprio quel lavoro su cui è fondata la Repubblica Italiana" [10].
Chiaramente, il lettore ha 3 possibilità:
– consegnare la propria testa all'ammasso;
– diventare pazzo, perché pensa di essere il solo a vedere l'abisso che separa le alate parole di A2dF dalla realtà;
– comprendere che l'unica chiave di lettura è quella fornita da Orwell in "1984", che narra di un mondo in cui si parla la Neolingua, cosicché si afferma tranquillamente: "La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza" [11].
Dall'altro lato, ha licenziato, fino ad ora, "solo" 5 operai di quelli che si sono opposti ai Suoi molto "illuminati" progetti.
Comunque, in verità, in verità vi dico che la radice di tutto questo scomposto agitarsi non affonda nel terreno dell'economia e neppure in quello della politica, bensì in quello, peraltro insondabile, dei sentimenti.
Questa radice viene svelata da una vecchia canzone di Adriano Celentano:
"... in spiaggia ho fatto il pagliaccio
per mettermi in mostra agli occhi di lei
che scherzava con tutti i ragazzi
all'infuori di me
" [12].
Ora, se Celentano fece il pagliaccio, per mettersi in mostra agli occhi di una donna, di fronte a due PUPE non aveva Marchionne il diritto di fare il BULLO?

NOTE

[1] Guidi Federica, Relazione del Presidente, CONFINDUSTRIA Giovani Imprenditori, RESPONSABILITA' E RIFORME per un nuovo destino del Paese, Santa Margherita Ligure, 11-12 Giugno 2010; tutte le frasi citate sono state tratte dalla Relazione di cui sopra.
[2] Marcegaglia Emma, Sky. it, 12 Giugno 2010.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Marcegaglia, Sky TG 24, 5 Luglio 2010.
[6] Marcegaglia, Sky TG 24, 18 Giugno 2010.
[7] Marcegaglia, Libero news.it, 8 Giugno 2010.
[8] A meno che si sia entrati in una nuova era: d.M.M.: dopo Marcegaglia Marchionne.
[9] "Marchionale … che si riferisce ad un marchese ...", Il grande dizionario Garzanti della lingua italiana, p. 1464, Garzanti, Milano, 2009.
Marchionne verrà da marchionale? A giudicare dai modi da sotto-proletario e dal Suo attaccamento al denaro, non lo si direbbe un nobile ….
[10] Marchionne Sergio, "La nostra sfida al mondo", La Stampa, pp.1 e 5, Sabato 10 Luglio 2010.
Invitiamo a leggere per intero la lettera, che si segnala per un continuo oscillare tra il comico ed il macabro.
[11] Orwell George, 1984, p.27, Oscar Mondadori, Milano, 1980.
[12] Celentano Adriano, Storia d'amore.

da www.valeriobruschini.info

www.campoantimperialista.it

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