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Beirut e sud del Libano: Sumud visita i luoghi del martirio e della vittoria

(5 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.campoantimperialista.it

Giovedì 05 Agosto 2010 10:11
dalla brigata 2010 di Sumud

Beirut
La mattina di giovedì 29 luglio la delegazione di Sumud, gli attivisti di Nashet e i giovani partecipanti al laboratorio per i cortometraggi si sono diretti a Beirut, dov'erano previste visite a luoghi specifici e incontri con forze politiche libanesi e palestinesi.

La prima tappa è stata il mercato di Sabra. Sabra è un quartiere povero di Beirut, che si è fuso col campo profughi palestinese di Shatila. A Sabra la popolazione è mista: Libanesi di tutte le confessioni religiose, Palestinesi e altri stranieri poveri. Sabra e Shatila sono considerate un luogo unico, in particolare in riferimento al massacro del 1982 (foto).

Al mercato di Sabra si trova di tutto e di più. Più ci si inoltra lungo la via del mercato, più le mercanzie diventano a buon mercato e illegali. La delegazione si è poi recata a Shatila. Diversamente che a 'Ein el-Hilweh, nel campo di Shatila si entra liberamente, non ci sono checkpoint né controllo dei documenti da parte dell'esercito libanese. Il campo è stato demilitarizzato nel contesto della fine della guerra civile libanese, nel 1991. Ciononostante, la situazione delle abitazioni e delle infrastrutture non è molto migliore di quella di 'Ein el-Hilweh. Alcuni palazzi sono ancora distrutti dall'invasione israeliana del 1982. I profughi palestinesi lì devono affrontare gli stessi problemi come ovunque in Libano: discriminazione e privazione del diritto al lavoro.

Entrando nel campo, ci si lascia di nuovo alle spalle l'atmosfera libanese entrando nell'immaginario palestinese: il campo è affollato di bandiere, striscioni, poster e loghi di tutte le organizzazioni della resistenza. La delegazione si è recata per una breve visita al "Palestinian Youth Centre", che appartiene all'organizzazione giovanile dell'FPLP, dove si è svolto un incontro con un rappresentante locale dell'FPLP, che ha illustrato la situazione dei profughi. Uscendo dal campo, la delegazione si è fermata alla fossa comune che contiene i resti di centinaia di abitanti e combattenti del campo uccisi durante il lungo assedio nel corso della guerra civile, nel 1986. Non lontano era visibile la Sport City di Beirut, che insieme all'area circostante ha giocato un impotante ruolo nelle guerre libanesi dal 1975 fino al 1990, perché si trova proprio nel cuore di Beirut ovest. Gli attivisti di Nashet hanno raccontato ai visitatori le storie di combattimenti, assedi e massacri, che rimangono indimenticabili nella narrativa palestinese nonostante gli eventi storici si siano accumulati in questa piccola area.

La tappa successiva è stato il cimitero dei martiri della resistenza palestinese. Vi sono sepolte le migliaia di martiri di tutte le organizzazioni, di diverse appartenenze ideologiche e religiose e di varie nazionalità che caddero nelle varie battaglie del movimento palestinese. Chi lo visita rimane sopraffatto dalle migliaia di nomi, date di morte, nazionalità e ovviamente le storie delle loro morti in diversi momenti della storia del movimento di liberazione palestinese. Vi sono anche tombe vuote simboliche per coloro i cui corpi non si poterono riprendere al nemico, come nel caso di due combattenti dell'Armata Rossa Giapponese morti nello spettacolare attacco all'aeroporto israeliano Ben Gurion. Sono lì seppelliti anche importanti leader: il Mufti di Gerusalemme Amin Husseini, e intellettuali e leader dell'OLP assassinati dagli israeliani negli anni Settanta e Ottanta. Molte delle tombe sono state rovinate da atti vandalici, rivolti soprattutto ai simboli comunisti. La visita si è conclusa al memoriale delle vittime dell'assedio e del massacro del campo di Tal-Elzatar, perpetrato nel 1976 dalle milizie fasciste cristiane, che uccisero migliaia di abitanti e distrussero completamente il campo.

L'ultimo luogo della memoria visitato è stata la fosse comune delle vittime di Sabra e Shatila. Sotto il semplice memoriale in pietra nell'ampio terreno vuoto, sono sepolte più di mille vittime del massacro. La presenza della morte rende il posto molto silenzioso nonostante il vivace mercato che si tiene all'esterno, con i banchi dei venditori che si estendono fino ai muri esterni del cimitero. Viene un nodo in gola quando ci si rende davvero conto di cosa si trova sotto i propri piedi. E' stato toccante il momento in cui le lacrime hanno impedito al rappresentante di Nashet e al traduttore di continuare a raccontare la storia del massacro. E' stato difficile per tutti i Palestinesi presenti continuare a raccontare la storia fino alla fine.

Nella sede del Partito Popolare Democratico
Questo stato d'animo ha accompagnato fino alla tappa successiva la delegazione, che era ancora turbata durante l'incontro col Partito Popolare Democratico libanese. Ali Hashisho ha descritto ai presenti il ruolo del suo partito durante la guerra civile e la resistenza contro l'occupazione israeliana. Il partito ha combattuto la guerra civile nel fronte progressista, dalla parte della resistenza palestinese. Hashisho ha dichiarato che il suo è l'unico partito libanese che non ha motivo di vergognarsi del suo ruolo durante la guerra civile e che non cerca di prendere le distanze o trovare giustificazioni rispetto alle proprie azioni di allora. La guerra è stata (con alcune eccezioni) una guerra nazionale e di classe, che fu necessaria e che ha anche avuto un effetto positivo: la nascita della resistenza libanese. Ha riassunto le divergenze del suo partito rispetto al Partito Comunista libanese su tre livelli: ideologicamente, ovvero rispetto alla valorizzazione di una forma organizzativa di tipo leninista, e politicamente, per quanto riguarda la priorità della lotta antimperialista e l'alleanza con la resistenza islamica (Hezbollah) nel conflitto interno in Libano.

Dopo l'incontro, la delegazione è tornata a 'Ein el-Hilweh per incontrare i rappresentanti di Hamas nel campo, che erano attesi per una visita al centro di Sumud alla sera.

Al-Akhbar: giornalismo professionale di sinistra in Libano
Mentre la maggioranza dei partecipanti tornava a 'Ein el-Hilweh, un piccolo gruppo ha accompagnato Bärbel Bäuermann, parlamentare di sinistra del Nordreno-Vestfalia, a rendere visita alla redazione del quotidiano Al-Akhbar (La Notizia). Fondato nel 2006 da autori e giornalisti di sinistra di varie affiliazioni, Al-Akhbar è oggi considerato il secondo quotidiano per diffusione in Libano (per copie vendute) e il più letto (su Internet). La combinazione di notizie e analisi politica, e la posizione a sostegno della resistenza, hanno permesso a questo giornale di colmare un vuoto nel giornalismo della regione, rendendolo uno dei giornali più popolari del mondo arabo.

La piccola delegazione è stata accolta dal capo redattore Khaled Saghyeh, che ha spiegato la posizione del giornale rispetto alla vita politica libanese e agli sviluppi regionali. Sono state discusse le condizioni del giornalismo in Libano e il modo in cui è stato possibile per un giornale di sinistra e di alto livello svilupparsi nonostante il declino generale della stampa cartacea.

Per rilassarsi dopo la lunga e impegnativa giornata a Beirut, si è svolta una piccola festa di benvenuto per l'arrivo di un nuovo partecipante, Drago, che era uno dei coordinatori della delegazione di Sumud del 2009. Il giorno dopo, la delegazione visiterà il sud del Libano e i luoghi della resistenza all'espansionismo israeliano.

Sud Libano
Il martirio e la vittoria sono essenzialmente due facce della stessa medaglia. Le visite, piuttosto tristi, ai memoriali dei martiri a Beirut sono state necessarie per capire il processo storico che hanno dovuto attraversare le resistenze palestinese e libanese, prima di raggiungere la vittoria nel 2000 con il ritiro incondizionato degli israeliani dal sud del Libano. La guerra del 2006 fu una seconda vittoria della resistenza, che riuscì ad umiliare l'esercito israeliano e a tener testa alla sua mortale offensiva. E' in questo spirito che la delegazione si è recata al sud la mattina di venerdì 30 luglio.

La prima tappa è stata il villaggio di Maghdusheh, in cima alla collina che sovrasta il campo. Nel 1986, il villaggio fu testimone di una delle più cruciali battaglie della resistenza palestinese contro la milizia di Amal, all'epoca filosiriana. Il contrattacco palestinese per la riconquista della collina pose fine a mesi di un assedio affamatorio imposto da Amal, imponendo il cessate il fuoco e il libero accesso al campo.

Dopo questa breve fermata, il gruppo ha proseguito per Mlita, che fu un importante punto di partenza per le azioni di guerriglia di Hezbollah durante la lotta per la liberazione del sud del Libano. Lì è stata allestita un'esposizione di guerra, in una base militare di rappresentanza di Hezbollah sulla montagna. Vi sono esposti carri armati distrutti e abbandonati, cannoni e armi dell'esercito israeliano e dell'esercito collaborazionista del sud del Libano. Inoltre vi si trovano armi della resistenza, il sistema di tunnel che attraversa la montagna, modelli a grandezza naturale di guerriglieri in azione, etc. L'esposizione è molto popolare come mèta delle gite scolastiche. Le guide ci hanno illustrato le armi e il modo in cui furono usate. Un importante successo della resistenza è il fatto che la nuova generazione ha imparato che l'esercito israeliano non è invincibile. E' stata la resistenza che è riuscita ad abbattere il muro della paura e far rinascere l'autocoscienza del popolo.

In seguito la delegazione ha proseguito il viaggio verso Sud. Un'altra tappa importante della visita è stata il castello crociato "le Beaufort", in arabo "Shqeif". Edificio imponente costruito nelle montagne, da esso si gode di una buona vista della Palestina occupata. Pertanto fu una delle più importanti basi della resistenza palestinese negli anni Settanta. I tentativi israeliani di conquistare il castello sono falliti, fino alla completa invasione del Libano nel 1982. L'eroica difesa del castello da parte di un piccolo gruppo di combattenti palestinesi, che riuscirono a proteggerlo per mesi e a causare gravi perdite alla parte israeliana, ha reso lo "Shqeif" un luogo topico della narrativa palestinese. Oggi, l'edificio è vuoto e abbandonato. Sebbene il 40% del castello sia stato distrutto durante i combattimenti, l'edificio è ancora di grande effetto. Una bandiera di Hezbollah in cima alla torre restante testimonia dell'esito finale.

Il pranzo si è svolto ai piedi delle colline a Nabatiyeh. Questo villaggio sciita ha sempre sostenuto la resistenza, palestinese e libanese. Il nostro gruppo ha visitato il terreno abbandonato che ospitava il campo profughi palestinese di Nabatiyeh fino al 1974. Questo campo, che era l'unico da cui si poteva vedere la Palestina, fu poi completamente distrutto da bombardamenti a tappeto israeliani in cui fu usato persino il napalm. Almeno 800 civili palestinesi furono uccisi quando una bomba colpì il rifugio dei civili. I sopravvissuti subirono una seconda Nakba, dovendo trasferirsi in altri campi profughi, al nord.

La visita è finita qualche chilometro più avanti, al confine nord della Palestina. Dopo una breve pausa al check-point dell'esercito libanese accanto al fiume Wazan, la delegazione è potuta procedere fino alla frontiera. Per i giovani palestinesi che accompagnavano la delegazione, questa non è stata una semplice visita. Avevano davanti agli occhi la loro terra occupata e gli insediamenti israeliani, ed è stato difficile dissuaderli dal lanciare pietre oltre il confine ad una pattuglia israeliana di passaggio. La passeggiata lungo la recinzione ha inoltre innervosito sia l'esercito libanese sia le truppe Unifil, che hanno seguito la delegazione da vicino. I confini sono un luogo popolare da visitare per tutti i libanesi. L'incontro previsto con rappresentanti di Hezbollah al confine non ha potuto aver luogo.
Quel giorno le bandiere di Hezbollah sulla recinzione erano state in gran parte sostituite da bandiere del Qatar: il principe del Qatar era atteso per una visita ai villaggi di frontiera per il giorno successivo. Il Qatar ha finanziato i lavori di ricostruzione e restauro dopo la distruzione dovuta all'attacco israeliano del 2006.

Altra tappa è stata Bint Jbeil, che è diventata famosa durante l'occupazione nonché durante la guerra del 2006. La sosta era dovuta a un guasto meccanico al pullman, cui la strada di montagna aveva danneggiato il motore. Bint Jbeil, che fu completamente distrutta nel 2006, è stata rinnovata quasi completamente. A ricordare la guerra rimangono solo i poster e i memoriali dei martiri del villaggio, oltre al caratteristico colore bianco delle case recentemente ricostruite.

Dopo aver riparato il pullman la delegazione si è diretta nuovamente a nord, per tornare a Ein el-Hilweh. I nomi dei villaggi incontrati lungo la strada suonavano molto familiari, essendo stati teatro di pesanti scontri durante la guerra del 2006 nonché in anni precedenti.

Durante il ritorno a casa, i partecipanti palestinesi ed italiani cantavano canzoni arabe della resistenza e canzoni partigiane antifasciste italiane. Ricordando i martiri, le vittime e la vittoria, il gruppo è tornato al campo, dove il lavoro lo attendeva: la realizzazione del film documentario di Sumud deve proseguire.

www.campoantimperialista.it

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