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Comunicato sullo sgombero del campo rom di verona

Donne e bambini rom abbandonati dal comune e assediati dai fascisti

(1 Settembre 2003)

Giovedì 28 agosto il Comune di Verona ha chiuso il campo rom allestito in un parcheggio presso lo stadio comunale. Lì vivevano circa duecento rom di nazionalità rumena, trasferiti nel settembre del 2002 da una zona degradata alla periferia della città. Il campo era gestito dall’Opera Don Calabria e dal Comune di Verona. Delle duecento persone che vivevano nel campo, circa 120 sono state trasferite in altri luoghi messi a disposizione dal Comune e dall’Opera Don Calabria, con la motivazione che queste persone avevano seguito il “programma” ed i loro figli avevano conseguito il diplomino del Provveditorato. Al campo sono rimaste 80 persone, la maggior parte donne, molte incinta e minorenni, neonati e bambini piccolissimi, oltre a qualche ragazzo che aveva frequentato altre scuole, non quelle previste dal progetto Comune/Don Calabria. Tra loro, anche una bambina di otto anni, reduce da un’importante operazione al fegato e una donna affetta da epatite C e diabete

Giovedì il Comune ha sospeso l’erogazione dell’acqua e dell’energia elettrica, ha smantellato i servizi igienici. La scelta era quella di abbandonare le persone al loro destino. I rom, sostenuti dai gruppi e dalle associazioni che lavorano da anni con loro volontariamente, si sono rifiutati di aderire alle offerte del Comune, che voleva sistemare donne e bambini in istituti comunali e religiosi. La trattativa portava all’offerta del Comune di sistemare donne e bambini in un asilo-nido fino allora chiuso perché inagibile. Da giovedì sera le donne e i bambini rom, (40 persone) che hanno accettato per necessità la decisione del Comune, mentre i loro mariti, padri, fratelli sono stati abbandonati (alcuni di loro hanno fatto regolare richiesta di asilo politico), vivono segregati in questa struttura, presidiati dalle forze dell’ordine a causa della protesta dei cittadini del quartiere in cui si trova l’asilo-nido, sostenuti dai gruppi della destra radicale come Forza Nuova e
il Veneto Fronte Skinhead che stazionano a pochi metri dalla porta dell'asilo con atteggiamenti intimidatori insulti e minacce, malgrado la (tiepida) presenza delle forze dell'ordine. Nella scuola sono presenti soltanto due operatori della Cooperativa servizi assistenza, appaltata dal Comune di Verona, e le persone delle associazioni antirazziste. La bambina reduce dall’operazione al fegato è stata ricoverata in ospedale nella notte tra venerdì e sabato ed attualmente è nel reparto di chirurgia dell’ospedale civile di Verona.

Mentre si prepara per martedì sera 2 settembre una fiaccolata organizzata dagli abitanti del quartiere e dagli stessi gruppi intolleranti e razzisti che hanno presidiato la strada davanti alla scuola tutte le sere con l’obiettivo di liberare il quartiere dagli zingari, attualmente (ore 12.30 di lunedì 1 settembre) è in corso una conferenza stampa degli abitanti del quartiere e convocata da Forza Nuova.
Da parte del Comune non é ancora arrivata nessuna proposta accettabile a parte la continua pressione dei servizi sociali per indurre le donne ad andarsene (senza alcuna prospettiva) o l'improbabile offerta di inserimento negli istituti solo per donne e bambini.

Ritenendo che la situazione che si è venuta a creare sia pericolosa anche sotto il profilo dell’incolumità fisica di donne e minori, ritenendo che le convenzioni nazionali, europee e internazionali per la tutela dei minori, delle donne, delle comunità Rom, siano state gravemente violate, chiediamo agli organi di stampa e ai media in generale di dare la massima rilevanza alla vicenda.

Le donne e i bambini Rom dell'Asilo-nido "La Fiaba" di Verona
Coordinamento Laico antirazzista Cesar K.

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