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Flotilla: al via inchiesta onu che piace a israele

Nella commissione d'indagine l’ex presidente colombiano Uribe amico di Tel Aviv e alleato stretto di Washington.

(10 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Roma, 10 agosto 2010 (www.narconews.com), Nena News – Si riunisce oggi per la prima volta a New York la commissione dell’Onu incaricata di indagare sul sanguinoso arrembaggio israeliano alle sei navi della Freedom Flottilla dirette a Gaza con aiuti umanitari in cui lo scorso 31 maggio vennero uccisi nove civili turchi. I quattro membri della commissione incontreranno il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, con cui discuteranno del mandato, volto, almeno a parole, «ad esaminare e individuare i fatti, le circostanze e il contesto dell'incidente così come a raccomandare misure per evitare altri incidenti».

Il premier israeliano Netanyahu dopo una ferma opposizione durata due mesi a collaborare con un’inchiesta internazionale ed indipendente sulla strage, che i commando israeliani hanno compiuto in acque internazionali, ed aver escluso categoricamente di poter presentare scuse ufficiali alla Turchia, all’improvviso ha deciso di accettare l’indagine approvata dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu. Un cambiamento repentino che molti hanno messo in relazione con la composizione della commissione e sulle effettive finalità dell’indagine. A guidare i lavori saranno due copresidenti - l'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e l'ex capo di stato colombiano Alvaro Uribe - assieme ai rapprsentanti della Turchia, Ozdem Sanberk, e di Israele, Joseph Ciechanover. Uribe è privo di qualsiasi credibilità internazionale. Stretto alleato di Washington in America Latina, nel suo paese Uribe si è lasciato dietro una scia di sangue con pochi precedenti. L’ex presidente colombiano aveva fatto di proprio di Israele il partner militare più vicino al suo regime. Da tenere in considerazione è anche il «no» ribadito ieri dall’ufficio di Netanyahu alla deposizione di militari dello Stato ebraico davanti alla commissione.

Con una indagine «internazionale» che si annuncia davvero poco indipendente, Ban Ki-moon ieri si è affannato a smentire oggi l'esistenza di un accordo con Israele volto a tenere lontani i soldati di Tel Aviv dalla commissione dell’Onu. «No, un accordo di questo tipo non è stato stipulato dietro le quinte», ha assicurato Ban Ki-moon senza però riuscire a diradare dubbi e sospetti. Quale credibilità può avere questa indagine, si è chiesto sulle pagine dell’Huffington Post, Phyllis Bennis (Institute for Policy Studies), se nel team scelto, su quattro membri, uno è l’inviato di Israele e due rappresentanti (Palmer e Uribe) se non proprio scelti da Israele comunque hanno la sua approvazione? Rimane fuori dalla sfera di influenza israeliana solo il rappresentante turco. Si può perciò parlare di un’inchiesta internazionale? Non mancano infine gli analisti politici che dietro a questa manovra di Ban Ki-moon leggono lo sforzo internazionale di ricucire le relazioni tra Turchia e Israele, essenziali per le strategie degli Stati Uniti nella regione. (red) Nena News

, Nena News – Si riunisce oggi per la prima volta a New York la commissione dell’Onu incaricata di indagare sul sanguinoso arrembaggio israeliano alle sei navi della Freedom Flottilla dirette a Gaza con aiuti umanitari in cui lo scorso 31 maggio vennero uccisi nove civili turchi. I quattro membri della commissione incontreranno il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, con cui discuteranno del mandato, volto, almeno a parole, «ad esaminare e individuare i fatti, le circostanze e il contesto dell'incidente così come a raccomandare misure per evitare altri incidenti».

Il premier israeliano Netanyahu dopo una ferma opposizione durata due mesi a collaborare con un’inchiesta internazionale ed indipendente sulla strage, che i commando israeliani hanno compiuto in acque internazionali, ed aver escluso categoricamente di poter presentare scuse ufficiali alla Turchia, all’improvviso ha deciso di accettare l’indagine approvata dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu. Un cambiamento repentino che molti hanno messo in relazione con la composizione della commissione e sulle effettive finalità dell’indagine. A guidare i lavori saranno due copresidenti - l'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e l'ex capo di stato colombiano Alvaro Uribe - assieme ai rapprsentanti della Turchia, Ozdem Sanberk, e di Israele, Joseph Ciechanover. Uribe è privo di qualsiasi credibilità internazionale. Stretto alleato di Washington in America Latina, nel suo paese Uribe si è lasciato dietro una scia di sangue con pochi precedenti. L’ex presidente colombiano aveva fatto di proprio di Israele il partner militare più vicino al suo regime. Da tenere in considerazione è anche il «no» ribadito ieri dall’ufficio di Netanyahu alla deposizione di militari dello Stato ebraico davanti alla commissione.

Con una indagine «internazionale» che si annuncia davvero poco indipendente, Ban Ki-moon ieri si è affannato a smentire oggi l'esistenza di un accordo con Israele volto a tenere lontani i soldati di Tel Aviv dalla commissione dell’Onu. «No, un accordo di questo tipo non è stato stipulato dietro le quinte», ha assicurato Ban Ki-moon senza però riuscire a diradare dubbi e sospetti. Quale credibilità può avere questa indagine, si è chiesto sulle pagine dell’Huffington Post, Phyllis Bennis (Institute for Policy Studies), se nel team scelto, su quattro membri, uno è l’inviato di Israele e due rappresentanti (Palmer e Uribe) se non proprio scelti da Israele comunque hanno la sua approvazione? Rimane fuori dalla sfera di influenza israeliana solo il rappresentante turco. Si può perciò parlare di un’inchiesta internazionale? Non mancano infine gli analisti politici che dietro a questa manovra di Ban Ki-moon leggono lo sforzo internazionale di ricucire le relazioni tra Turchia e Israele, essenziali per le strategie degli Stati Uniti nella regione. (red) Nena News

, Nena News – Si riunisce oggi per la prima volta a New York la commissione dell’Onu incaricata di indagare sul sanguinoso arrembaggio israeliano alle sei navi della Freedom Flottilla dirette a Gaza con aiuti umanitari in cui lo scorso 31 maggio vennero uccisi nove civili turchi. I quattro membri della commissione incontreranno il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, con cui discuteranno del mandato, volto, almeno a parole, «ad esaminare e individuare i fatti, le circostanze e il contesto dell'incidente così come a raccomandare misure per evitare altri incidenti».

Il premier israeliano Netanyahu dopo una ferma opposizione durata due mesi a collaborare con un’inchiesta internazionale ed indipendente sulla strage, che i commando israeliani hanno compiuto in acque internazionali, ed aver escluso categoricamente di poter presentare scuse ufficiali alla Turchia, all’improvviso ha deciso di accettare l’indagine approvata dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu. Un cambiamento repentino che molti hanno messo in relazione con la composizione della commissione e sulle effettive finalità dell’indagine. A guidare i lavori saranno due copresidenti - l'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e l'ex capo di stato colombiano Alvaro Uribe - assieme ai rapprsentanti della Turchia, Ozdem Sanberk, e di Israele, Joseph Ciechanover. Uribe è privo di qualsiasi credibilità internazionale. Stretto alleato di Washington in America Latina, nel suo paese Uribe si è lasciato dietro una scia di sangue con pochi precedenti. L’ex presidente colombiano aveva fatto di proprio di Israele il partner militare più vicino al suo regime. Da tenere in considerazione è anche il «no» ribadito ieri dall’ufficio di Netanyahu alla deposizione di militari dello Stato ebraico davanti alla commissione.

Con una indagine «internazionale» che si annuncia davvero poco indipendente, Ban Ki-moon ieri si è affannato a smentire oggi l'esistenza di un accordo con Israele volto a tenere lontani i soldati di Tel Aviv dalla commissione dell’Onu. «No, un accordo di questo tipo non è stato stipulato dietro le quinte», ha assicurato Ban Ki-moon senza però riuscire a diradare dubbi e sospetti. Quale credibilità può avere questa indagine, si è chiesto sulle pagine dell’Huffington Post, Phyllis Bennis (Institute for Policy Studies), se nel team scelto, su quattro membri, uno è l’inviato di Israele e due rappresentanti (Palmer e Uribe) se non proprio scelti da Israele comunque hanno la sua approvazione? Rimane fuori dalla sfera di influenza israeliana solo il rappresentante turco. Si può perciò parlare di un’inchiesta internazionale? Non mancano infine gli analisti politici che dietro a questa manovra di Ban Ki-moon leggono lo sforzo internazionale di ricucire le relazioni tra Turchia e Israele, essenziali per le strategie degli Stati Uniti nella regione. (red) Nena News

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