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Anche gli amici "umanitari" del Pentagono remano contro la pubblicazione dei files di Wikileaks sulla guerra in Afghanistan

(13 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

di redazione

Non solo il Pentagono, ma anche alcune organizzazioni "non governative", tra cui Amnesty International, chiedono al sito Wikileaks di cancellare i nomi contenuti nei documenti sulla guerra in Afghanistan resi pubblici tre settimane fa. Oltre ad Amnesty, l'elenco di queste Ong comprende la Civic (campaign for Innocent Victims in Conflicts), l'ufficio di Kabul dell' International Crisis Group (ICG), la Independent Human Right Commission, l' Open Society Insititute (OSI). Almeno due di queste (ICG e OSI) sono sicuramente appartenenti al network di George Soros ed hanno apertamente fiancheggiato la Casa Bianca e il governo USA nell'organizzazione delle cosiddette rivoluzioni colorate in vari paesi.

Le Ong hanno inviato una lettera ufficiale al fondatore del sito, Julian Assange: «Abbiamo avuto modo di osservare le conseguenze negative, a volte letali (di questa scelta)» hanno spiegato, sottolineando che gli afgani di cui è stato rivelato il nome sono stati identificati dai talebani come collaborazionisti o comunque simpatizzanti delle forze internazionali.

In effetti i nomi dei civili che compaiono nei files sono quelli degli
afghani che collaborano con la NATO (quindi con gli occupanti) e con le autorità fantoccio dell'Afghanistan.

Il responsabile di Wikileaks Assange ha risposto chiedendo alle associazioni di aiutarlo nell'opera di cancellazione. Contando che sul portale si trovano 76 mila documenti, e altri 15 mila sono in fase di pubblicazione, il lavoro da svolgere risulta praticamente infinito. La risposta di Amnesty è stata: "non abbiamo tempo".

La notizia dell'ennesima polemica contro Wikileaks arriva a poche ore dalla richiesta ufficiale dell'amministrazione Obama ai suoi alleati di procedere penalmente contro Assange.

Il giornalista, considerato una grave minaccia per la sicurezza nazionale, è però cittadino australiano. WikiLeaks viene ritenuta dagli USA una "grave minaccia per la sicurezza nazionale americana". Per questo l'amministrazione Obama ha chiesto alla Gran Bretagna, alla Germania, all'Australia e ad altri alleati di considerare l'apertura di procedimenti penali contro il fondatore del sito internet WikiLeaks Julian Assange, cittadino australiano, nel tentativo di impedirgli di viaggiare di paese in paese. Il mese scorso le autorità americana avevano confermato che il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti stava valutando la possibilità di incriminare Assange in seguito alla pubblicazione di 92.000 documenti utilizzati da ufficiali del Pentagono e dalle truppe americane in Afghanistan. Ora gli Stati Uniti sarebbero alla ricerca di appoggio da altri governi, che dovrebbero aprire le indagini contro Assange.

www.contropiano.org

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