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L\'erede di bossi: il ciuccio

(17 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

- Il rombante quad di Renzo il Trota, il delfino padano del Senatùr Umberto Bossi, turba già da qualche giorno la quiete della Val Camonica. È uno di quegli affari a quattro ruote, a metà strada tra un enduro e una jeep. A Ponte di Legno, per il ferragosto padano, il rampollo del leader leghista ha ormai preso confidenza col mezzo scorrazzando per mulattiere e sentieri di montagna. Quando plana sgommando all'ingresso dell'Hotel Mirella, il quartier generale delle truppe padane, Matteo Salvini al suo fianco sembra un po' più pallido del solito.
EREDE O NO? - Consigliere regionale a 21 anni con la benedizione di papà e la bellezza di 12 mila voti, amicizie illustri che spaziano da Balotelli a Valerio Merola, fidanzate in cerca d'autore e minicollezione di bocciature alla maturità, Renzo Bossi è un ragazzo dai mille interessi e dal futuro già assicurato. Il padre Umberto l'ha appena incoronato sulle pagine del Corriere della Sera: «Sarà lui il mio successore». Eppure la promessa confidata al tavolo notturno dei fedelissimi, il giorno dopo, di fronte all'ufficialità delle telecamere, è già un distillato di politichese: «Sono i congressi che designano gli eredi». E poi, col consueto ghigno sbilenco: «Del resto io sono ancora molto giovane».

LE PROSPETTIVE - Sospiro di sollievo dei vari Calderoli e Cota, che per il 15 agosto hanno raggiunto il capo sul palco della Val Camonica. Renzo invece non sembra badare molto alla questione: «Io penso a lavorare, tutto il giorno in Regione e di notte studio». E senza papà che fine avresti fatto? «Non lo so, magari l'imprenditore».
Intanto, in attesa del Senatùr rintanato nel «Castelletto» del deputato Caparini, è lui a monopolizzare la scena. Sfoggia un variegato set di braccialetti, dal discusso balance a un mini rosario di Medjugorie, ammette di non essere mai sceso a sud di Roma («Non ne ho mai avuto l'occasione») e intanto conta le querele ricevute: «Sono già a quota 58». La sala dell'Hotel Mirella si riempie di sostenitori della lega e di pensionati infastiditi dal baccano. Il delfino-trota allora si siede al piano, e strimpella qualcosa per ingannare la noia. Di quando in quando al suo fianco compare una brunetta statuaria di nome Denise, che si proclama semplicemente sua amica, e che la mamma di lontano controlla con una certa apprensione.

LAVORO LAVORO LAVORO - Nella sua finora breve esperienza politica Renzo Bossi si è soprattutto guardato intorno: «Sono passati tre mesi, ma ora ho capito come funziona la Regione». Qualcuno ironizza sul cospicuo stipendio destinato alle tasche di un giovanotto, ma lui assicura: «Non so neanche quanto guadagno, non guardo mai il conto in banca». Nel frattempo ha già consegnato alle cronache qualche frase lapidaria, degna della facondia paterna. Una per tutte: «Nella vita bisogna provare tutto, tranne droga e culattoni». È iscritto a Economia, ma non dice di quale università: «Se no mi ritrovo quelli di Striscia in facoltà a rompere le scatole». Il nomignolo Trota non lo infastidisce: «A me fa ridere. Anzi ho fatto stampare anche una maglietta e l'ho messa in vendita per beneficenza». E la doppia bocciatura è già un ricordo lontano: «I professori si accanirono contro di me». Ora si sfoga con l'Ipad, che porta sempre con sé e maneggia con maestria: «Guarda questo gioco, si chiama il Tontolone». Il rompicapo è pieno di trappole, ma lui sfreccia tra le domandine a trabocchetto: «Genio!», brilla il touchscreen.

Antonio Castaldo 16 agosto 2010(ultima modifica: 17 agosto 2010)

www.operaicontro.it

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