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Psicocomunista

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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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    (Memoria e progetto)

    Corso di formazione e inchiesta politica

    27, 28, 29 agosto 2010 Piazzola sul Brenta (Padova)

    (19 Agosto 2010)

    PRESENTAZIONE

    La crisi della sinistra, e dei comunisti soprattutto, è un dato del quale ormai tutte le organizzazioni, gruppi, partiti che di questa storia fanno parte stanno prendendo atto. Ciò implica una difficoltà oggettiva, per una nuova leva di militanti comunisti di trovare uno spazio nel quale iniziare il proprio percorso e la propria militanza politica.
    Da più parti vengono proposti tentativi di riunificazione, di sperimentazione politica e di cambiamento.
    Siamo convinti che di un cambiamento, o meglio di una rivoluzione culturale, ci sia profondamente bisogno e che se i comunisti vogliono tornare ad essere il soggetto capace di rappresentare l’alternativa popolare e democratica al sistema capitalista e imperialista travolto dalla crisi devono come prima cosa pensare ad un radicale cambiamento dei propri rapporti interni. La crisi, che porta i capitalisti di tutto il mondo e, soprattutto dell’occidente, a tagliare e ridurre salari e diritti acquisiti provocando un nuovo ciclo di mobilitazioni popolari che fino a questo momento in Italia hanno avuto caratteri esclusivamente difensivi se non addirittura reazionari, libera la realtà dall’illusione da cui molti compagni, anche della base dei partiti politici che si rifanno al comunismo, erano stati abbagliati ossia la necessità e la possibilità di continuare a vivere e lavorare con un blocco sociale egemonizzato dal PCI ma che non esiste più. Ciò
    sottintende in realtà un ben più grave scetticismo nei confronti dell’esistenza e delle reali possibilità della lotta di classe in un paese dell’Europa imperialista e di conseguenza rinunciando all’ipotesi di un’organizzazione adatta ad affrontare delle contraddizioni che, come oggi, possono aprire degli scenari inediti.
    Se ormai è innegabile che la lunga parabola del PCI si e conclusa non è ancora stato metabolizzato dai comunisti ciò che questo implica. Siamo convinti che la fine oggettiva di ciò che per anni ha rappresentato l’alternativa porti con se anche ciò che questo aveva prodotto sul piano teorico e specularmente anche ciò che a sinistra di questo è stato prodotto (la cosiddetta sinistra rivoluzionaria nata all’inizio degli anni 70). I partiti politici e i gruppi di compagni che per anni hanno vissuto di rendita di quella che è stata l’esperienza comunista del secolo scorso, indifferentemente che si collocassero con il PCI, al suo fianco o alla sua estrema sinistra si trovano oggi disarmati sul piano teorico. Ciò è tanto più evidente per quelle nuove generazioni di compagni che per anni hanno costruito la loro formazione politica e la loro ideologia pescando in ciò che il movimento comunista aveva prodotto nel novecento rinunciando, se non nel
    loro particolare lavoro quotidiano, a una rielaborazione collettiva di ciò che ha rappresentato l’esperienza rivoluzionaria del ‘900 e di conseguenza privandosi sul nascere di una teoria adatta alle condizioni presenti.
    Siamo convinti che uno dei limiti della sinistra italiana sia stato l’insufficiente spazio dato alla formazione dei sui quadri, ossia la trasmissione e creazione di militanti politici complessivi. Lanciata sulle ipotesi del partito leggero, la sinistra istituzionale, non ha dato importanza alla rigenerazione qualificata delle sue linee se non quelle direttamente candidate alla successione della dirigenza, in un ottica meramente politicista d’apparato. La sinistra rivoluzionaria invece colpevolmente ha semplicemente ricopiato e riprodotto vecchi teorie e posizione, nutrendo una generazione di compagni con del fraseologismo e non con una formazione organica e complessiva, spessi cullati nel mito degli anni passati, ma colpevolmente lasciati soli di fronte alle nuove contraddizioni.
    Non è un caso infatti che la maggior parte dei giovani militanti dell’attuale movimento comunista sono arrivati al “movimento comunista” per idealismo, tipico di chi sente la necessità di cambiare le cose ma non ha strumenti adeguanti per farlo, o per populismo, chi subisce quotidianamente le privazioni e le disparità della società capitalista. Questa dinamica è naturale, tuttavia abbiamo bisogno che questo primo passaggio porti ad un secondo: ovvero maturare un’idea scientifica dei rapporti sociali adoperando gli strumenti propri del marxismo ovvero il materialismo dialettico e l’inchiesta. Ciò è necessario se non si vuole rimanere in una dimensione legata all’opinione, che porta a considerarsi dei ribelli della situazione specifica e non dei rivoluzionari su un piano generale dei rapporti sociali di classe.
    Diviene necessario quindi costruire dei momenti che, indagando il passato e analizzando il presente siano in grado di dare ai compagni più giovani ciò che noi chiamiamo “la cassetta degli attrezzi del militante comunista”. Parafrasando Lenin nella sua celebre frase secondo la quale non esiste rivoluzione senza una teoria rivoluzionaria diviene compito fondamentale dei comunisti la formazione con particolare riguardo per quei compagni che saranno i protagonisti delle lotte future.
    Se quindi diversi compagni stanno pensando in questo momento a una via di uscita a questa situazione, incalzati dagli effetti della crisi e dallo sviluppo di tendenze reazionarie in ampi settori di classe, il nostro contributo vuole essere più un investimento sul futuro che una ulteriore bandiera priva di elementi oggettivi. Proporre un seminario di formazione dedicato esclusivamente a giovani compagni già impegnati in pratiche sociali e politiche vuole essere un tentativo di riportare i compagni, soprattutto quelli che nati dopo le macerie dell’89 non hanno mai avuto questa possibilità, sulla questione che per un comunista è centrale ovvero l’analisi del reale e da questa l’elaborazione di una teoria adatta alle condizioni presenti. Riunire su base nazionale un gruppo di compagni che consapevolmente decidono di aprire un percorso di formazione collettiva, è secondo noi una delle basi per ridare prospettiva al movimento comunista sia in
    termini organizzativi che programmatici. Se l’organizzazione dei comunisti è creatrice di intellettuale collettivo, impegnarsi in un progetto di formazione collettiva e ciò che più si avvicina al compito di riorganizzazione al quale vogliamo assolvere.

    IL SEMINARIO

    Essendo coscienti che un processo di formazione politica non si può esaurire all’interno di un ciclo di lezioni ma che questo ha solo il compito di aprire un percorso, iniziando a creare linguaggi comuni, dovrà necessariamente proseguire con altri momenti di formazione e dibattito da organizzare già per la prossima stagione politica. Proponiamo come primo momento di formazione un ciclo della durata di tre giorni che in momenti diversi vada ad approfondire:

    l’esperienza del movimento comunista nel 900
    venerdi pomeriggio 27 agosto,


    Capire i cambiamenti che i comunisti hanno apportato alla loro pratica e alla loro teoria in momenti diversi del ciclo capitalista è un primo passo, secondo noi fondamentale, per comprendere la necessità di una nuova teoria e prassi adatta alle condizioni di una società a capitalismo maturo e facente parte del centro imperialista. Dalla rivoluzione d’ottobre, alla costruzione di un movimento comunista internazionale che come epicentro aveva l’Unione Sovietica, alle esperienze della Cina maoista, alla nuova sinistra in occidente e America latina fino alla sconfitta dell’89. Senza ridurre la storia utilizzando categorie come il tradimento, cosi come l’oblio. Metabolizzare la nostra storia, è un primo passo per leggere la nostra prospettiva futura.

    le ragioni del comunismo nel ventunesimo secolo:
    venerdi pomeriggio 27 agosto


    La storia non è finita. Nonostante il tentativo della classe dominante mondiale di imporre la fine del ciclo di lotte popolari e proletarie del novecento, la crisi economica e le barbarie imperialiste, stanno portato nuovi popoli sul cammino del cambiamento radicale dello stato di cose presenti. Il movimento comunista può riaffermarsi come alternativa universale al sistema capitalista e alle sue derive più irrazionali.

    crisi economica e imperialismo:
    sabato mattina 28 agosto


    diverse sono state le letture e le proposte di fuoriuscita dalla crisi economica. Dal tentativo disperato di riproporre il keynesismo in un mondo sedotto dal liberismo alle teorie sul sottoconsumo che stanno imperversando su larghi settori della sinistra. Alla lettura ancestrale sulla fine dello sviluppo e la necessità di riporre al centro l’uomo in quanto entità astratta e non sociale che fanno da collante di diversi gruppi politici anche interni ai “movimenti”. Come i comunisti leggono una crisi strutturale che partendo, come elemento simbolico, dalla finanza scoppia come crisi di sovrapproduzione con effetti ambientali sociali e politici accelerando e modificando gli attuali assetti imperialistici, dentro una nuova competizione globale.

    composizione di classe e aree metropolitane:
    sabato pomeriggio 28 agosto


    La trasformazione radicale del sistema produttivo italiano e la conseguente riorganizzazione del tessuto urbano su cui esso opera rappresentano probabilmente il reale piano su cui i comunisti e le forze popolari sono stati sconfitti. Il saper leggere le diversità sociali che attraversano le aree del paese, la modificazione delle aree industriali italiane, le nuove aree metropolitane e la nuova composizione di classe, è un passaggio fondamentale per riformulare un intervento adeguato dei comunisti nella realtà.

    oggettività e soggettività:
    domenica mattina 29 agosto


    i comunisti si sono sempre distinti dalle altre correnti del movimento operaio per la loro capacità di trasformare la realtà attraverso il loro intervento. Di qui l’importanza e la centralità dell’organizzazione dei comunisti e del suo rapporto con le dinamiche oggettive del momento storico in cui l’organizzazione si struttura. Nel rapporto oggettività soggettività sta anche però la profonda differenza che intercorre tra l’azione del militante sociale e quella del militante comunista. L’uno risponde all’oggettività e alle sue immediate ripercussioni sulle masse popolari l’altro al ruolo e alla prospettiva generale che l’organizzazione rivoluzionaria ha progettato in funzione dell’oggettività presente.

    Questo seminario nasce con lo specifico intento di non essere la scuola quadri dell’ennesimo partitino o gruppo. Ma iniziare ad acquisire strumenti di analisi comuni, per leggere e per poter intervenire in una realtà che presenta vecchie e nuove contraddizioni.


    Per info: comunismorebell@yahoo.it
    Cell: 3484871947 (giampietro)

    Fonte

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