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(4 Agosto 2010) Enzo Apicella
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Quel Cortigiano di Matteoli

(21 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Altero Matteoli

Prima di guardare il video, che illustra la vicenda Matteoli, invito ad una breve lettura di queste righe. La questione potrebbe sembrare di secondaria importanza, legata ad una delle tante vicende di scandali, corruzione ed altro della classe politica attuale. Ma a ben vedere è preoccupante per l’ulteriore deriva autoritaria di un’accolita di protetti che nello specifico tende ad acuire il conflitto già presente tra i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario). Una ristretta cerchia che tiene in pugno un Parlamento (ancora per poco?), composto sia dalla stessa maggioranza (come nel caso dei “ribelli” finiani posti sotto attacco) che dall’opposizione, che sceglie la via degli accordi con importanti pezzi dei “poteri forti” per scalzare il Re oramai nudo piuttosto che una sana rivendicazione di piazza, soluzione che probabilmente pone il rischio del controllo, con l’ulteriore avanzata dell’IdV e le sue truppe a preponderanza viola.

Va ricordato comunque, come nota oscura, che nel 2007 fu l’allora Presidente della Camera F. Bertinotti a sollevare il conflitto di attribuzioni alla Consulta contro i Giudici che volevano processare Matteoli senza autorizzazione a procedere (cosa giusta visto che non è previsto dalla legge). Infatti la Camera ha avocato a se illegittimamente la decisione sul merito del reato, definendolo “ministeriale”, e dunque soggetto all’autorizzazione a procedere (che ovviamente è stata negata). Dal 1989 però la legge di revisione costituzionale abolì la Commissione Inquirente (un foro domestico), e da allora premier e ministri pure per i reati connessi alle loro funzioni sono giudicati da una giustizia “quasi” ordinaria. Infatti nello specifico si istituisce sezione ad hoc presso ogni tribunale distrettuale (Tribunale dei ministri), ma nel caso l’inquisito può soggiacere alla sua autorità solo previa autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza. Una sorta di compromesso trovato dalla politica nella temperie della fine della prima repubblica, quando i vecchi partiti e i loro onorevoli furono sottoposti alla pressione di un popolo colto da una stagione di rivolta morale. Ma spetta chiaramente al Tribunale stabilire quali reati siano ministeriali e quali no, perché diversamente le Camere avrebbero de facto potere di veto, rendendo nulla la legge costituzionale, cosa che difatti è successa nel caso Matteoli avocandosi a se tale decisione. Visto che poi dal 1993 è stata abolita l’autorizzazione a procedere pure per i parlamentari. L’accusa nei confronti del Ministro Matteoli fu di favoreggiamento (all’epoca dei fatti nel 2003 era Ministro dell’Ambiente) nei confronti del prefetto di Livorno per averlo avvisato in merito ad indagini ed intercettazione a suo carico (e di altre persone connesse ad uno scandalo di abusi edilizi all’isola d’Elba) consentendogli di cancellare le prove (furono persino distrutti fisicamente dei pc). E’ evidente come ogni tentativo razionale di ascrivere un reato di favoreggiamento personale a reato connesso alle funzioni di ministro risulta alquanto ridicolo, ed è drammatico invece notare come lo scontro istituzionale lo renda seriamente dibattuto, per nulla derubricato a butade da caldo estivo.

Tutto questo si inserisce perfettamente sia nei tentativi di riforma costituzionale (ad esempio l’ultra dibattuto Lodo Alfano) che nelle vicende di rottura con i finiani, ma soprattutto nel tentativo di restaurare una vera e propria corte con le sue immunitas, un’accolita che non può essere giudicata da un tribunale ordinario. Ma in questo caso, a differenza delle vecchie organizzazioni sociali in auge nel medioevo, ciò è potuto accadere anche perché il popolo stesso ha eletto la sua corte. Infatti questa reazione è stata abilmente innervata da “moderne” forze bonapartiste. L’accostamento quindi è solo simbolico, dato che non vuole richiamarsi ad un’organizzazione e ad un’economia propriamente curtense. Ricordo un breve passaggio di Robert Michels sul Bonapartismo, sociologo e politologo che dall’Spd transitò nel fascismo dopo essere stato naturalizzato come italiano, e che dunque non può suscitare mie personali simpatie: “Il Bonapartismo ha sempre buone probabilità di successo presso le folle imbevute di sentimenti democratici perché lascia nell’illusione di rimanere padrone dei propri padroni; e tramite la procedura della delegazione da parte di vaste masse popolari, dà inoltre a questa illusione un’apparenza giuridica, cosa molto gradita alle masse che lottano per il loro diritto. Il capo prescelto sembra essere stato eletto al suo posto da un atto di spontanea volontà, anzi di arbitrio delle masse ed è apparentemente una loro creatura. ”

Qui insomma la questione Berlusconi si allarga ad un’intera corte, tinteggiando di colori medioevali la sottile linea che separa un suddito da un cittadino con “pieni” diritti, che per costituzione vorrebbe sostanziali ed uguali per tutti, rivendicandoli in particolare quando l’uguaglianza si confronta con la giustizia. Ed ora guardatevi il video.

Riccardo Filesi

www.comunistiuniti.it

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