">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Italia Richter

Italia Richter

(30 Maggio 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Debiti e speculazioni

(23 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa


MENTRE I PROLETARI SI INDEBITANO, I PADRONI SPECULANO … E SI PARANO IL CULO DIETRO GLI SBIRRI

Un anno fa, l’inchiesta dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre (associazione di artigiani e piccoli imprenditori) calcolava che dal 2002 (introduzione dell’euro) al 2008 il debito delle famiglie italiane era in crescita libera, più 81,28%. La causa: mutui immobiliari, credito al consumo, finanziamenti per ristrutturazioni di immobili, ecc. A livello nazionale la cifra media di ogni famiglia era di 15.067 euro.

CRESCE L’INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE …

Dopo un anno, la CGIA di Mestre ha aggiornato l’analisi, rilevando che la situazione è peggiorata: rispetto al dicembre 2008 il debito medio è salito del 5,7% ossia di 863 euro, e tocca i 15.930. Ciò significa che, in media, ogni famiglia deve far fronte un debito mensile pari a 1.327,5 euro, cifra di poco inferiore al reddito medio mensile (1.572,75 euro).

Sono oltre quaranta le province che si collocano al disopra della media. Come lo scorso anno, il maggior livello di indebitamento riguarda le famiglie del Centro-Nord, con Roma, che ha superato Lodi ed è balzata in testa. A questo proposito, un anno fa, commentavo l’analisi della CGIA, scrivendo: «Queste province negli anni scorsi hanno avuto una forte propensione ai consumi, grazie al benessere frutto di una diffusa struttura industriale, che oggi è pesantemente colpita dalla crisi, con il conseguente ridimensionamento o chiusura di molte attività produttive, cui corrisponde la crescita dei senza lavoro e dei cassa integrati, con una generale diminuzione dei redditi» [Il lato oscuro della crisi, il debito].

Oggi, la loro condizione si è aggravata, per esempio, in un’industre cittadina come Lodi il debito è cresciuto del 6%, senza che all’orizzonte si veda un po’ di luce. Contemporaneamente, diventa assai preoccupante la condizione delle famiglie monoreddito con più figli, del Sud, dove alcune province scalano i primi posti della classifica: l’indebitamento medio è cresciuto più di tutti nella provincia di Caserta (+ 137,4%), seguita da Chieti, Taranto, Napoli. Questo significa che un crescente numero di famiglie italiane si indebita, non solo per mantenere i vecchi standard di vita, ma soprattutto per «mettere insieme il pasto con la cena».

Complessivamente, l’indebitamento ha raggiunto nel 2009 i 524,1 miliardi di euro, che incidono sul Pil nazionale per il 34,2%. Seppur in crescita, è un importo più contenuto di quello registrato nei principali Paesi della Ue: in Francia, gli oltre 942 miliardi corrispondono al 49,1% del Pil; più preoccupante l’indebitamento in Germania, Spagna e, soprattutto nel Regno Unito, dove è pari a 1.605 miliardi e incide per più del 100% sul Pil. Questo è un aspetto della crisi che ne nasconde di ben peggiori.

… E CRESCE QUELLO DELLE IMPRESE

Di fronte ai debitori ci sono i creditori, ovvero le banche. Queste si prendono gli interessi che, a loro volta, servono a finanziare altri crediti, come quelli alle imprese, alimentando nuovi debiti. Negli ultimi dieci anni, l’indebitamento delle imprese è cresciuto del 93,6%. L’esposizione con il sistema bancario ha raggiunto, a fine 2009, i 933 miliardi di euro (pari a 61% del Pil). Per quanto riguarda le grandi imprese, la quota di investimenti realizzati nel settore immobiliare è superiore di circa due volte e mezza (pari a 237,58 miliardi di euro) rispetto a quelli compiuti in macchinari e attrezzature varie (97,27 miliardi). Tra il 2000 e il marzo del 2009, i primi sono aumentati del 104,1% e i secondi solo del 13,4%. In poche parole, le grandi imprese hanno privilegiato l’investimento di natura speculativa, trascurando i cosiddetti investimenti produttivi, alla faccia di tutte le chiacchiere della Marcegaglia & Co. I padroni sono sempre pronti a batter cassa e a chiedere sacrifici agli operai, in nome della produttività e della concorrenza, ma alla fin delle fiere non fanno altro che seguire l’esempio di Tronchetti Provera: succhiano quattrini per speculare allegramente nel «mattone». E ovviamente in borsa …

Inevitabilmente, la base produttiva diventa sempre più esangue e la crisi finisce per avvitarsi su se stessa. Ne consegue una situazione sociale e politica in cui dominano gli attacchi alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, in nome di fantomatici interessi nazionali, il cosiddetto «made in Italy».

In realtà, solo per spremere e bastonare i proletari e mantenere i privilegi di una massa di sanguinari parassiti, che intanto si para il culo dietro leggi repressive, come i vari «pacchetti sicurezza».

Dino Erba

22 agosto 2010

www.webalice.it/mario.gangarossa

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie del dossier «Il capitalismo è crisi»

Ultime notizie dell'autore «Mario Gangarossa»

5162