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Chin sos pastores pro su trabagliu zustu e sa dignidade

Documento dell'organizzazione indipendentista di sinistra sarda A Manca pro s'Indipendentzia sull'attuale lotta dei pastori sardi

(24 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Documento dell'organizzazione indipendentista di sinistra sarda A Manca pro s'Indipendentzia sull'attuale lotta dei pastori sardi

Chin sos pastores pro su trabagliu zustu e sa dignidade

Oggi il Movimento dei pastori ha bloccato per ore la 131 e le strade parallele spezzando di fatto in due l'isola e paralizzando il traffico e di fatto l'iniziativa di oggi e la lotta all'aereoporto di Elmas hanno inaugurato una mobilitazione che sarà lunga e dura. A Manca pro s'Indipendentzia era presente al loro fianco e lo sarà anche nelle prossime occasioni.

Ma la vertenza dei pastori sardi non inizia con la mobilitazione all'aereoporto di Elmas e non può limitarsi alla questione del "prezzo del latte". In realtà la lotta fra pastori e colonialismo italiano è vecchia di 200 anni e riguarda l'anima stessa dell'economia e della cultura della nostra terra.

Da quando la nostra isola ha avuto la disgrazia di essere colonizzata dal Piemonte e poi inglobata nello stato italiano i pastori hanno dovuto fare i conti con una costante antipastorale ferocissima che ha spesso oltrepassato il limite della guerra aperta e della caccia all'uomo.

I pastori non hanno dovuto fare i conti soltanto con le leggi che limitavano o impedivano la loro attività, ma hanno dovuto anche affrontare ripetutamente i codici di uno stato straniero che pretendeva di dettare e fare legge e le sue forze di occupazione militare, in particolare i carabinieri e la loro ossessiva pressione!

200 anni di leggi colonialiste imposte con la forza delle armi hanno fatto diventare il pastore sardo un mungitore assistito il cui lavoro non serve per produrre ricchezza comunitaria, ma per alimentare il benessere di industriali e politici legati all'Italia e al suo sistema di banche e partiti. I problemi che trovano oggi i pastori sono semplicemente il risultato di una secolare politica di annientamento e di dismissione di un settore che è fondamentale traino dell'economia sarda.

Quella che dovrebbe essere la spina dorsale economica e l'anima della cultura del nostro popolo e rappresentare il trampolino di lancio verso la modernità e la prosperità è ridotta in ginocchio dalla burocrazia italiana ed europea che costringono gli allevatori (e gli agricoltori) ad accettare supinamente un regime assistenziale umiliante e improduttivo.

Nonostante il comparto ovi-caprino sardo produca più dei due terzi del latte ovino, e oltre la metà di quello caprino in italia, con un giro d'affari stimato in 262 milioni di euro e con un patrimonio zootecnico senza pari in tutto il territorio italiano, i nostri pastori sono tenuti in ginocchio e nessuno dà credito alle loro richieste per rilanciare e modernizzare il settore.

Il problema non è Prato o l'attuale maggioranza di governo regionale. Il problema sta a monte e a monte va risolto. L'asessore Prato che suggerisce ai pastori di mollare tutto ed impiantare hobby farm ed agriturismi è solo l'ultimo tassello di un sistema di distruzione del comparto agropastorale sardo, figlio di tutte le politiche economiche paracadutate in Sardigna che hanno avuto nel mirino i pastori e la loro produzione itinerante. Si è passati dal furto organizzato delle terre comuni all'insediamento di un complicato meccanismo che impedisse ogni innovazione nei processi produttivi e in tutta la filiera.

La realtà è che i pastori sono sempre in debito: pascolano le greggi, mungono, trasformano il latte, producono i formaggi, e gli industriali si limitano a metterci sopra il loro marchio vivendo sulle loro spalle.

Ma al di là delle vertenze sui prezzi dei mangimi, sul problema dei debiti con le banche, sul prezzo del latte, sull'usufrutto di acqua ed energia a prezzi vantaggiosi o gratuitamente, il reale problema è che lo Stato italiano non ha mai avuto alcun interesse ad animare il comparto. I nostri giovani non sono mai stati attirati a diventare agricoltori, pastori, allevatori, pescatori, perché mancano politiche di indirizzo che, partendo dalla scuola, portino ad un nuovo interesse verso la nostra economia di base. Se vogliamo restituire dignità e progettualità al settore agropastorale dobbiamo disfarci dello stato italiano, dei suoi partiti, dei suoi tentacoli sindacali ne delle associazioni di categoria (CIA e Coldirettidel tutto assenti durante le mobilitazioni), perché soltanto uno stato sovrano dei lavoratori potrà incarnare quella volontà politica di cui lamentano l'assenza i pastori nell'avanzare le loro giuste richieste di autogoverno
economico, di riconquista del mercato interno, dei vincoli delle multinazionali del commercio, di usufrutto gratuito di acqua ed energia e di rottura del vergognoso cartello degli industriali coperto dai partiti italiani e dal consorzio di tutela (ovviamente nelle mani degli stessi industriali e dei loro politici alleati).

Soltanto lo Stato dei lavoratori sardi potrà affrontare e risolvere la situazione portando i pastori sardi a gestire direttamente la filiera del latte lanciando su tutto il territorio nazionale sardo il progetto dei poli agroalimentari, spezzando le catene che legano i pastori agli industriali e alle banche ponendo le basi per l'autodeterminazione di un settore così fondamentale per la nostra nazione. A Manca pro s'Indipendentzia appoggia le vertenze dei pastori e propone alcuni punti di immediata rottura con il colonialismo italiano:
# Riconoscimento dei marchi di qualità del latte sardo ovino e caprino
# Stabilire un meccanismo per cui il latte venga sempre pagato ad un prezzo maggiore dei costi di produzione
# Ricomposizione della filiera: espropriazione delle industrie del latte, da trasformare in cooperative di produzione in mano ai pastori
# Azzeramento dei debiti con Banche ed Equitalia da parte delle aziende zootecniche
# Dirottamento di grossa parte dei finanziamenti regionali verso tecniche e strumenti utili alla modernizzazione della produzione agropastorale, senza che questi diventino nuovi debiti a carico degli stessi
# Usufrutto gratuito di acqua ed energia
# Abbattimento dei costi dei mangimi e dei trasporti
# Imposizione ai centri commerciali e ai mercati civici di vendita di almeno il 70% di prodotti sardi ad un giusto prezzo
# Scioglimento immediato del consorzio di tutela e creazione di un organismo di promozione e rilancio diretto da rappresentati dei pastori eletti ogni due anni su base territoriale

Direzione nazionale di A Manca pro s'Indipendentzia
http://www.manca-indipendentzia.org/


www.contropiano.org

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