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Agosto 1927, l’esecuzione di Sacco e Vanzetti

Una mobilitazione operaia, nel mondo intero, contro un crimine di Stato

(24 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Il 23 agosto 1927, vicino a Boston (Usa), poco dopo la mezzanotte, Nicolas Sacco veniva condotto al supplizio. Prima dell’esecuzione sulla sedia elettrica gridò “Viva l’anarchia”. Qualche minuto dopo, Bartolomeo Vanzetti subì la stessa sorte.

In seguito all’entrata in guerra degli Usa, nell’aprile del 1917, il presidente Wilson, che ci è sempre stato presentato come un “liberal”, aveva fatto promulgare leggi sempre più repressive. L’apice venne raggiunto a partire dal 1919, sotto il suo ministro per la giustizia, Palmer.
Venne promossa una caccia isterica agli anarchici, “ai rossi”, agli emigrati. Il 2 gennaio 1920, appena prima dell’inizio della vicenda, ebbero luogo i “Palmers raids”. In trentatre città, quel giorno, ci furono delle retate di massa, migliaia di arresti, senza imputazione, per mesi, con il pretesto di un imminente “complotto bolscevico”. La borghesia americana si vendicava dello scacco subito col proprio intervento militare in Siberia contro la Russia dei soviet, e della paura che aveva suscitato in lei l’ondata operaia.del 1919.

Sacco e Vanzetti avevano il profilo ideale di capri espiatori. Erano anarchici rivoluzionari, tornavano dal Messico dove si erano incontrati mentre fuggivano la coscrizione per la guerra imperialista che condannavano.

Vanzetti fu anche condannato a quindici anni di prigione per una rapina a mano armata che non aveva commesso. Ma non era sufficiente. Allora venne istituito un secondo processo, per un'altra rapina a mano armata, che aveva provocato due morti. E sempre senza prove, Sacco e Vanzetti vennero questa volta condannati a morte, come volevano le autorità.

Non si trattò solamente di un “errore giudiziario”, come ammisero certi liberali borghesi, ma di un vero e proprio assassinio politico con l’intenzione di colpire gli animi e voluto come tale dai rappresentanti dell’ordine. Tutte le prove di innocenza dei due militanti, comprese le confessioni di uno dei veri autori della rapina a mano armata, non servirono a niente. Sacco e Vanzetti restarono sei anni nel corridoio della morte.

Malgrado i tempi difficili…

Fu allora che si sviluppò una campagna di solidarietà operaia internazionale, sotto la bandiera della difesa dei militanti in lotta per l’emancipazione della classe operaia. Forse la sola che fu condotta da un capo all’altro del mondo sotto questa bandiera.

Era un’epoca difficile, marcata da un arretramento politico e sociale che attraversava il mondo intero. Il regime fascista si era insediato in Italia. Decine di paesi vivevano sotto una dittatura più o meno dura. La reazione politica toccò anche la Russia, con l’avanzata dello stalinismo che andò a incancrenire tutto il movimento comunista internazionale.

Questo non impedì che a partire dal 1926 e soprattutto durante tutto il 1927 il movimento di solidarietà a Sacco e Vanzetti guadagnasse in ampiezza e segnasse in modo profondo e duraturo la coscienza di milioni di proletari nel mondo. Si era ovviamente mobilitato il movimento anarchico. Ma ciò che dette un carattere così ampio alla protesta operaia, fu la partecipazione di tutte le organizzazioni comuniste nel mondo con la III° Internazionale, l’Internazionale Comunista (IC): i Partiti Comunisti certamente, ma anche il Soccorso Rosso Internazionale, e soprattutto il movimento sindacale, con l’Internazionale Sindacale Rossa. I partiti comunisti dettero particolare impulso a queste manifestazioni in quanto l’IC stava prendendo una svolta “ultrasinistra”, con la politica di “classe contro classe”. Ma il suo radicalismo toccò l’emozione profonda di milioni di lavoratori. In tutti i paesi, tutto quello che esisteva di forze militanti e contestatarie nel movimento operaio si mobilitò, benché i partiti socialisti, per la maggior parte, puntassero i piedi.

…una enorme mobilitazione operaia internazionale

Nessun continente fu risparmiato dagli scioperi e dalle manifestazioni, in Africa del Sud come in Africa del Nord, fino all’Oceania. Anche negli Usa, il PC e il movimento operaio contestatario erano molto deboli, il sindacato ufficiale, l’AFL, totalmente sottomesso al potere, ma il movimento di protesta e gli scioperi mobilitarono in modo massiccio i lavoratori. Nel luglio 1927 New York conobbe il più grande sciopero della sua storia, con la partecipazione di centinaia di migliaia di lavoratori che reclamavano salva la vita per Sacco e Vanzetti. A Boston, a Chicago, sulla costa del Pacifico, in moltissime città industriali ci furono scioperi, manifestazioni e scontri con la polizia. La protesta guadagnò il Canada.

Tutto il movimento operaio dell’America del Sud si sollevò. Grandi scioperi generali ebbero luogo per tutto il 1927, in Argentina, in Paraguay, in Uruguay, ma anche in Brasile, in Cile, in Messico e in Venezuela. Centinaia di migliaia di manifestanti affrontavano le forze di repressione e le ambasciate degli USA erano protette dall’esercito.

In Europa, anche in paesi alle prese con la repressione, la protesta si sviluppò malgrado i rischi, in Polonia sotto il giogo di Pilsudki, e anche in Italia sotto quello di Mussolini. Sicuramente il movimento guadagnò la Germania dove il movimento comunista era forte. In Gran Bretagna il paese usciva da uno sciopero generale interrotto l’anno precedente; il sentimento di solidarietà internazionale era forte; numerosi sindacati e l’ala sinistra del movimento laburista si mobilitarono. A Londra, in particolare, ci furono scioperi e manifestazioni potenti, in cui si riunirono decine di migliaia di lavoratori.

In Francia in prima linea furono la CGTU (la confederazione sindacale che riuniva i lavoratori più combattivi) e il PC. La CGT diretta dal riformista Jouhaux rifiutò di associarsi al movimento. Il governo radicale del “Blocco delle sinistre” faceva guerra ai contestatari. All’avvicinarsi della data dell’esecuzione il movimento si radicalizzò. In luglio e all’inizio di agosto scioperi e manifestazioni di grande ampiezza si susseguirono in tutto il paese.

Il giorno dell’esecuzione, il 23 agosto 1927, quasi centomila manifestanti si riversarono su Parigi. Ci furono degli scontri particolarmente violenti. Ci furono numerosi feriti e degli arresti tra i manifestanti, ma furono feriti anche più di 120 poliziotti. Le manifestazioni, e talvolta gli scontri con la polizia, ebbero luogo fin nelle più piccole città operaie.

Un movimento che aveva affermato l’unità della classe operaia nel mondo

Il 23 agosto 1927, la collera operaia esplose ovunque nel mondo per protestare contro l’assassinio dei due martiri. Anche a Ginevra migliaia di manifestanti si riversarono nel centro della città dove ci furono degli scontri di rara violenza, e l’esercito dovette essere dispiegato a protezione del consolato americano.

Niente aveva fatto cedere il giudice Thayer, il governatore del Massachusetts, né il presidente degli Stati Uniti. In Francia, i grandi quotidiani di destra, Le Tempe, Le Figaro, avevano applaudito anticipatamente l’omicidio. Non si trattò dell’opposizione tra partigiani e avversari dell’innocenza di Sacco e Vanzetti, ma di una scelta di classe. Era questa la realtà, ciascun campo ne aveva coscienza. Ci furono decine di morti nel corso di queste manifestazioni nel mondo, in Asia come nelle Americhe. La protesta e gli scioperi si prolungarono ancora per settimane.

Vanzetti aveva gridato in faccia ai suoi giudici “Questa agonia sarà il nostro trionfo”. Quando disse “Noi”, parlava di lui e il suo compagno, sicuramente, ma anche del movimento operaio che aspirava a liberare la terra dall’oppressione capitalista. I milioni di proletari mobilitati per due dei loro non avevano potuto fermare la mano del boia. Ma la loro lotta aveva segnato nelle coscienze milioni di lavoratori, mostrando loro di appartenere ad una sola e unica classe sociale.

Cinquant’anni dopo l’esecuzione di Sacco e Vanzetti, il 23 agosto 1977, l’allora governatore del Massachusetts pronunciò la riabilitazione dei due uomini.
Ma questo non toglie niente all’infamia che costituì il loro processo, la loro condanna e la loro esecuzione.

da Lutte Ouvrière n°2038 del 24 agosto 2007

Sacco e Vanzetti

Nicola Sacco (Torremaggiore, Foggia, 22 aprile 1891 - Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888- Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani che vennero arrestati, processati e giustiziati negli Stati Uniti negli "anni '20", con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia di una fabbrica di scarpe. Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; non vennero nemmeno assolti dopo che un altro uomo ammise, nel 1925, la responsabilità di quei crimini.

Sacco, di origine pugliese, di professione faceva il ciabattino mentre Vanzetti - che gli amici chiamavano Tumlin, ed era originario di Villafalletto, Cuneo - gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica a Dedham, Massachusetts, il 23 agosto 1927.

Nicola Sacco nasce Torremaggiore (Foggia) il 22 aprile 1891 presso una numerosissima famiglia, composta da 17 figli. Vissuto nella miseria, a quattordici anni lascia la scuola per iniziare a lavorare nei campi. A 17 anni deciderà di partire negli USA a cercar fortuna.

Bartolomeo Vanzetti invece nasce in Piemonte (Villafalletto) l'11 giugno 1888. All'età di 13 anni inizia a lavorare come apprendista presso un pasticciere, in seguito, divenuto orfano, decide di emigrare verso gli USA. E' il 9 giugno 1908.

segnalato da CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA "GIANCARLO LANDONIO"

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