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Marò, che palle

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    (Il nuovo ordine mondiale è guerra)

    La guerra nello yemen

    (25 Agosto 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

    da peacereporter

    Yemen, prove tecniche di futuro
    Iniziano in Qatar i colloqui di pace con i ribelli sciiti, ma il Paese arabo è vicino al tracollo Una storia che, tra alti e bassi, si trascina dal 2004 vivrà oggi, 25 agosto 2010, l'ennesimo atto a Doha, in Qatar. Attorno a un tavolo siederanno la delegazione del governo dello Yemen, guidata dal maggiore dell'esercito Alì al-Qaisi, e quella dei seguaci del movimento sciita ribelle del predicatore al-Houti, guidata dal portavoce del gruppo, Muhammad Abdel Salam.

    Si tratta dei primi colloqui diretti dopo la tregua annunciata l'11 febbraio scorso, spesso violata da entrambe le parti. Tutto inizia, come detto, nel 2004, quando gli sciiti seguaci del predicatore al-Houti nelle province del nord (in particolare quella di Saada) si ribellano al potere centrale di Sana'a. Gli zaiditi, come vengono chiamati gli adepti della setta, sono la guida spirituale e militare di un movimento popolare che si sente discriminato dal governo a guida sunnita. I figli e i fratelli dell'anziano leader ne hanno raccolto il testimone, dopo che al-Houti venne assassinato in un raid aereo a dicembre 2009. In questi anni le vittime di questo conflitto sono decine di migliaia, i profughi interni almeno 50mila, secondo le stime dell'Onu. Il presidente yemenita Abdullah Saleh sostiene che i ribelli sciiti siano sobillati e armati dall'Iran, desideroso di destabilizzare lo Yemen e tutta la regione sostenendo le rivendicazioni sciite in Bahrain, in Arabia Saudita e in Yemen.
    La stessa Arabia Saudita, sfruttando lo sconfinamento di alcuni guerriglieri zaiditi nel suo territorio, ha preso parte alle operazioni militari bombardando le postazioni guerrigliere nello Yemen settentrionale e minacciando l'Iran di sospendere i suoi finanziamenti ai ribelli, pena un conflitto regionale.

    La rivolta degli sciiti del nord è solo uno dei problemi che affligge il paese arabo più povero del mondo. Lo Yemen, infatti, è lacerato da altri due conflitti interni: quello del governo centrale contro i militanti di al-Qaeda e quello contro i secessionisti, che puntano all'indipendenza dello Yemen meridionale. I due fronti sono molto differenti tra loro, anche se l'intelligence yemenita tende a trattarli come un unico problema. L'ultima battaglia è finita ieri, 24 agosto, dopo un assedio iniziato venerdì scorso nella città di Loder, dove si erano nascosti - secondo il ministero degli Interni di Sana'a - almeno sessanta miliziani di al-Qaeda e del movimento dei secessionisti. Bilancio finale della battaglia: 33 vittime, undici dei quali soldati, gli altri guerriglieri in fuga e un ingente quantitativo di armi sequestrate. Il gruppo che si definisce Al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap) è apparso due anni fa, rivendicando l'attentato contro l'ambasciatore britannico in Yemen. I secessionisti, invece, hanno una lunga storia. La repubblica dello Yemen del Sud venne proclamata nel 1970, da un gruppo di militari marxisti dell'esercito. Le due parti del Paese si riunificarono nel 1990, ma l'autonomia promessa alla regione che fa capo alla città di Aden è rimasta lettera morta e il movimento indipendentista si è riorganizzato, subito represso nel sangue. Il presidente Saleh sostiene, da sempre, che i secessionisti si sono alleati con al-Qaeda nel tentativo di destabilizzare il governo.

    Il vertice di Doha non servirà solo a tentare una mediazione con i ribelli sciiti, ma anche a reperire fondi per rendere più saldo il governo di Saleh. Il governo di Sana'a è sull'orlo della bancarotta, come ha fatto sapere un rapporto stilato dal Parlamento dello Yemen e reso pubblico il 23 agosto.

    Come ammette il documento dell'Assemblea nazionale, le autorità sono nella condizione di non poter garantire il pagamento degli stipendi agli impiegati pubblici nei prossimi mesi. Le casse sono vuote e se non si trovano subito due miliardi di dollari il sistema può collassare. I motivi? Tanti, a cominciare dalla corruzione endemica (i benefit a membri del governo per i contratti petroliferi ammontano a 920 milioni di dollari) e dall'evasione fiscale (calcolata in un ammanco di quasi cinque miliardi di dollari) che affliggono il Paese, fino ai sussidi governativi per i derivati del petrolio, che pesano sulle casse dello Stato per due miliardi e mezzo di dollari all'anno. Quasi tutte le risorse economiche dello Yemen finiscono alle forze armate e ai reparti speciali della polizia. Il messaggio che il governo yemenita lancia ai vicini e agli alleati è chiaro: siamo in prima fila contro al-Qaeda, ma dobbiamo dividere i costi di questa guerra.

    Stesso discorso vale per i profughi. Come detto sono decine di migliaia quelli interni, causati dai conflitti nel sud e nel nord del Paese. A loro si aggiungono i rifugiati in fuga dalla guerra in Somalia che attraversano a qualunque costo il golfo di Aden. Le coste somale distano poche miglia marine da quelle yemenite e in questi anni sono più di 750mila gli africani che sono giunti in Yemen. Secondo l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), invece, sono solo 180mila, ma questo non toglie che un Paese povero come lo Yemen - dove un terzo dei bambini è denutrito e dove l'acqua pro capite è sotto il livello minimo stabilito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - sia messo in ginocchio da un tale flusso di rifugiati. Il 9 agosto scorso, in attesa di ottenere maggiori finanziamenti dalla comunità internazionale, il governo di Sana'a ha annunciato la revoca dello status di rifugiato ai somali, documento che prima veniva concesso automaticamente.
    Motivazione? Tra i rifugiati si nascondono miliziani di al-Qaeda. Un marchio che torna sempre utile per ottenere finanziamenti dai paesi occidentali, piuttosto distratti rispetto alle tematiche umanitarie. Stesso discorso per l'influenza iraniana, vista come il fumo negli occhi da Arabia Saudita e soci. Lo Yemen è un Paese a pezzi e Saleh ha bisogno di soldi. Pare aver trovato gli argomenti giusti per ottenerli.

    Christian Elia

    Fonte

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