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Maflow, l\'accordo della vergogna

(2 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

La CUB firma l'accordo della vergogna alla Maflow Il Terminator delle fabbriche Montagnoli colpisce ancora.
Sul sito della CUB compare il commento all'accordo siglato il 12 agosto e approvato dai lavoratori il 13 agosto 2010.
Con solo 20 voti contrari e 2 astenuti passa l'ipotesi di accordo firmata il giorno precedente dalla FLMUniti-Cub di Milano che ha condotto la trattativa.
Le prime righe del commento citano il parallelo con la vertenza della INNSE, come se tra una e l'altra ci fosse un filo conduttore.
Adesso invece proviamo a riscrivere in altro modo cosa è successo, tagliando i dettagli e andando al nodo centrale della questione.
Dopo quasi un anno di lotta, 160 operai vengono cacciati sulla strada dalla CUB, che come è suo costume, firma con riserva, nell'attesa dell'approvazione di tutti i dipendenti. Su 299 lavoratori, 109 verranno riassunti e 30 andranno in prepensionamento.
Ma come si giunge alla votazione?
I dati parlano da soli, si vota il giorno dopo la firma dell'ipotesi d'accordo del 12 agosto, in una assemblea composta da 92 dipendenti.
Ecco come vengono fuori i 20 voti contrari.
Ma non era più corretto rimandare la votazione in un momento in cui ci fosse più gente? E invece la CUB usa i soliti sistemi meschini di risolvere le vertenze ad agosto, proprio come fece il rottamaio Genta alla INNSE.
Facile pensare che i 70 lavoratori che hanno votato si all'accordo siano proprio quelli che verranno assunti dalla società polacca che ha acquisito la ditta.
Questo il risultato di questa vertenza, altro che INNSE, dove dopo 17 mesi di presidio continuo sono stati assunti tutti e 49 gli operai lasciati a casa dal rottamaio Genta.
L'obiettivo alla INNSE, per 17 mesi, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è stato il completo ripristino dell'attività produttiva nella stessa sede e con tutti gli operai.
Sono state distrutte tutte le trattative al ribasso tipiche del padrone e dei sindacati collaborazionisti, che sono la riduzione dell'organico e lo spostamento del sito produttivo.
Sarà meglio che i CUBisti si sciacquino la bocca prima di parlare dell'INNSE.
Questi sono i punti cruciali di questa vertenza, i dettagli di cui è pieno l'accordo, scritti in modo più che contorto, li lasciamo ai sindacalisti collaborazionisti, ed a tutti quelli che hanno la necessità di far passare un accordo come positivo, dove solo il 36% dei dipendenti viene riassunto, ed al restante 64% resta solo la miseria della mobilità e della cassa integrazione, che tra l'altro spetta di diritto, non necessita certo di mesi di lotta o permanenze sui tetti.
La realtà che abbiamo imparato in questi anni è che quando c'è scritto che c'è un esplicito impegno delle istituzioni tipo il Ministero dello Sviluppo Economico, ed i vari rappresentanti regionali, provinciali, comunali, significa che gli operai sono licenziati e sbattuti per strada.
Negli accordi viene scritto a chiare lettere il numero degli operai licenziati, ed in modo subdolo l'impegno a far riassumere gli altri.
Ma l'impegno non è niente altro che una buona intenzione, e di buone intenzioni ne è pieno il mondo capitalista, che di fronte al profitto ed oggi ancor più di fronte alla crisi, è capace di calpestare qualsiasi regola morale ed etica a suo uso e consumo, che si è impostata il giorno prima.
Ai 160 operai della Maflow gridiamo che sono ancora in tempo a far saltare un accordo vergogna passato sulla loro pelle approfittando delle festività di ferragosto.
Gli operai non hanno altra scelta, non possono fidarsi più dei sindacati confederali o di questa CUB pseudo alternativa, possono fare come hanno fatto gli operai della INNSE che hanno costretto la FIOM a seguirli fin sulla torre.
Quando c'è una forte pressione operaia, il sindacato confederale o alternativo che sia, è costretto a seguire la lotta, non può imporre i propri sporchi giochi e i soliti ammortizzatori o come alla Maflow, il taglio di 160 dipendenti.

www.operaicontro.it

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