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(19 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Anche Mubarak, alleato di Washington e Israele, invoca fine colonizzazione israeliane

(2 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org


Sull'edizione di mercoledì del New York Times, il Presidente egiziano Mubarak, stretto alleato degli Usa e amico di Israele, ha riaffermato che il congelamento della costruzione delle colonie, il cui termine scade il 26 settembre, deve essere esteso e ha auspicato la presenza di una forza internazionale in Cisgiordania, dicendo che l'Egitto è pronto a portare avanti un ruolo di mediazione. Ma sono soltanto parole perche' anche il rais egiziano non fa alcun passo per bloccare la colonizzazione israeliana.
Mubarak si trova a Washington per la ripresa dei colloqui tra Israele e Anp, insieme al re giordano Abdullah II. "Nessuna pace è possibile in una casa divisa, se Gaza è esclusa dal quadro dei colloqui, rimarrà una fonte di conflitto", ha detto Mubarak, accompagnato dal figlio Gamal, la cui presenza negli Stati Uniti, è secondo il segnale chiaro della successione al padre malato, secondo indiscrezioni, di cancro.

Mubarak allo stesso tempo non dimentica il suo "ruolo" ed esorta gli Stati arabi a compiere gesti "per placare le preoccupazioni di Israele", raccogliendo l'invito fatto da Washington ai regimi mediorientali a normalizzare le relazioni con Israele, a supporto dei negoziati tra Netanyahu e Abu Mazen.

Diverso l'atteggiamento di Amr Mussa, Segretario generale della Lega Araba, che mette rilievo al "pessimismo" che scorre in tutta la regione in merito alla ripresa dei colloqui tra Anp e Israele. Musa ha annunciato che la commissione della Lega Araba, che a luglio aveva dato pieno appoggio di Abu Mazen in merito alla decisione di ritornare al tavolo dei negoziati diretti, si riunirà presto in un nuovo meeting per definire il quadro attuale della situazione.

Sulla stampa araba sono in molti ad esprimere scetticismo in merito a tali negoziati, e non solo per il ristretto campo d'azione dei negoziatori e perché Abu Mazen rappresenta solo una parte dei palestinesi, che non include né Hamas né altre fazioni che in queste ore manifestano in Cisgiordania. "Quale negoziato è possibile", si chiede il siriano Sami Moubayed sul Forward Magazine, "se Gaza è ancora sotto assedio?", individuando nel gesto di Abbas di correre ai negoziati prima della scadenza del termine del 'presunto' congelamentodelle colonie (in realtà applicato solo in Cisgiordania e non a Gerusalemme Est), un ultimo disperato tentativo di acquisire legittimità internazionale: "qualsiasi cosa Abu Mazen firmerà, sarà ufficiale, avallata dalla comunità internazionale."

Il parlamentare arabo della Knesset (parlamento israeliano) Mohammed Baraka in un comunicato apparso ieri su Quds press, ha affermato che il problema della ripresa dei colloqui non è tanto nei negoziati stessi "ma nella basi e nei termini di riferimento dei negoziati", definendo "vergognosa" la decisione dell'alto comitato di monitoraggio arabo (che include 13 paesi arabi) di appoggiare tali negoziati.

E mentre si aprono oggi i colloqui Israele-ANP, all'interno di negoziati orchestrati dagli Stati Uniti, senza alcuna garanzia effettiva sulla fine della colonizzazione israeliana nei territori palestinesi, in Cisgiordania diversi gruppi di coloni, in diverse aree hanno organizzato azioni simboliche di ripresa delle costruzioni di strutture illegali, per dare un segnale chiaro ai media e al governo israeliani: i coloni intendono violare il divieto a costruire, il cosiddetto congelamento, in vigore fino al 26 settembre. Atti che secondo i comunicati diffusi dalle organizzazioni a cui gli insediamenti fanno riferimento, sarebbero una "risposta" all'uccisione dei 4 coloni vicino a Hebron e al ferimento di altri due ieri in serata vicino alla colonia di Kochav Hashachar, atti entrambi rivendicati dal braccio armato di Hamas.

Secondo un comunicato stampa inviato ai media israeliani, dallo Yesha Council, che rappresenta gran parte dei coloni israeliani della Cisgiordania, "la costruzione è riniziata - e andrà avanti - a partire mercoledì sera dalle ore 18?.

Oltre 200 coloni si sono riuniti su Hill 16, l'outpost illegale vicino a Kiryat Araba, alla presenza del rabbino Dov Lior che gettava pietre per le fondamenta di nuove strutture.

Lo stesso è avvenuto a Kedumin, dove un trattore ha iniziato a livellare il terreno per la costruzione di un nuovo kindergarten (parco giochi per bambini) e dove centinaia di coloni sono accorsi per aiutare. Stessa cosa ad Adam, insediamento a nord est di Gerusalemme, dove il parlamentare del Likud, Danny Danon, con lo slogan "Loro uccidono, noi costruiamo" ha dato inizio ad un'azione simbolica, mescolando acqua e cemento in una macchina impastatrice, sostenuto e acclamato da decine di coloni.
(Fonte:NenaNews)

www.forumpalestina.org

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