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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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Verona: la giunta Zanotto dall’autoreferenzialita’ all’autoritarismo!!!

dichiarazione di Fiorenzo Fasoli, Consigliere comunale di Rifondazione Comunista

(22 Settembre 2003)

Non è la prima volta che mi capita di dover sottolineare le carenze della nuova amministrazione, ma, nelle ultime settimane, ci sono una serie di fatti che denotano un decisivo passaggio di fase.

Durante il primo anno, la nuova amministrazione ha dispensato a piene mani un forte senso di autosufficienza, tanto che non è stata capace di trasformare quel corposo movimento di popolo che l’ha portata al governo, in una coesa spinta per il rinnovamento della politica cittadina.

Se si toglie il movimento per la pace, coerentemente sostenuto durante la guerra contro l’Iraq, per il resto, la vita politica della nostra città, non ha certo vissuto il grande rinnovamento che molti si aspettavano.
Anzi, credo di non offendere nessuno se sostengo che la continuità amministrativa, anche con il recente passato, risulta essere la caratteristica prevalente della nuova esperienza.

I più benevoli ritengono che la causa principale del fatto, va ricercata nella difficoltà di avviare una nuova amministrazione soprattutto in presenza dei numerosi ed irrisolti problemi lasciati dalla precedente.
Non c’è dubbio che ciò sia vero, ma è altrettanto evidente che Zanotto le cose migliori le ha fatte nel primo periodo, quando si trattava di sistemare le pendenze (aeroporto, fiera, veronamercato ecc.).
Poi però la strada si è dimostrata più in salita del previsto.

A questo punto sarebbe stato più utile sfruttare le molte conoscenze e competenze disponibili a dare una mano, ma invece è lunga la lista di chi ha dovuto constatare l’indisponibilità al lavoro comune.
L’amministrazione, a poco a poco, si è come rinchiusa in sé stessa, con sempre minori apporti spontanei ed esterni e molte delle personalità disponibili, si sono trovate inesorabilmente messe da parte.
Basta ricordare che tutti quei soggetti che hanno reso possibile lo straordinario risultato elettorale, non sono mai stati riuniti nemmeno attorno ad un tavolo!!!

In questa logica, anche i rapporti istituzionali si sono subito messi su un binario sbagliato.
Il sindaco e la giunta da una parte, il consiglio comunale dall’altra, fino a palesi manifestazioni di reciproca insofferenza.

Per i rapporti con le opposizioni occorre, invece, fare un ragionamento un po’ più articolato.
All’insufficiente capacità di interlocuzione della maggioranza, si è aggiunto l’enorme vuoto politico lasciato dal partito che, in città, ottiene i maggiori consensi.
E’ venuto quindi a mancare un interlocutore credibile sia per la maggioranza che all’interno dell’opposizione e ciò ha scatenato UDC, Lega ed AN, in gara tra loro, per occupare lo spazio disponibile.
Così atteggiamenti irresponsabili, irriguardosi e denigranti, vistosamente tollerati dal presidente del consiglio comunale, conditi con il ricorso all’ostruzionismo indipendentemente dal motivo del contendere, sono diventati la normale articolazione della non-attività del consiglio comunale.

Ma la risposta a questa stato di cose non è stato adeguato.
Anziché coinvolgere la città, espropriata della funzionalità della propria assemblea elettiva, si è ceduto alla tentazione di governare “a prescindere”, rivendicando autonomia perfino dalle forze politiche che, nonostante tutto, continuano a garantire la tenuta sociale dell’amministrazione.

Così la ripresa dell’attività politica, dopo la pausa estiva, ha registrato un preoccupante susseguirsi di provvedimenti discutibili quanto inaccettabili.
Si è iniziato con la presentazione del “codice etico” che altro non è se non una formula antidemocratica di controllo degli amministratori, chiamati a reggere le sorti degli enti partecipati.
Di sicuro il giudizio è influenzato dal testo della proposta messa in circolazione, ma non è certo sopportabile che un componente di un consiglio d’amministrazione non possa parlare con la stampa come se il varcare la soglia di un CdA volesse significare una qualche sospensione dei diritti di libera espressione garantiti dalla costituzione oltre che dalla normale dialettica politica.

Certo ognuno rimane responsabile delle proprie azioni, come delle proprie affermazioni, ma impedirne la manifestazione oltre che frutto dell’odiosa cultura del sospetto, risulta una misura tanto inefficace quanto da respingere.
Così l’interpretazione del regolamento del Consiglio comunale votata a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo nella riunione di mercoledì 17, non è solo una palese forzatura, ma anche un’evidente ed insostenibile soppruso.
Può darsi che il regolamento vigente abbia delle lacune, ma pensare di superarle a colpi di maggioranza, oltre che una odiosa scorciatoia diventa perfino una provocazione.

Del tutto fuori luogo è stata pure l’uscita del sindaco durante la seduta consiliare di ieri.
Chiedere l’intervento della magistratura per superare problemi che sono di natura squisitamente politica, dimostra una debolezza ed una fragilità preoccupanti oltre ad una corposa carenza di cultura politica.

No!! Caro sindaco e cara maggioranza, non è con il restringimento delle garanzie democratiche che si superano i problemi politici!!!!
Non vorrei dover registrare anche a Verona i nefasti frutti della dittatura della maggioranza che tanto mi risultano insopportabili quando messi in atto dal governo centrale.
Credo che occorra uno stop; bisogna riprendere un discorso che, soprattutto negli ultimi tempi, risulta quanto mai sfilacciato.

Bisogna ricostruire quel patto con la città che ha garantito la vittoria elettorale.
La china intrapresa nelle ultime settimane non può che portare alla fine di una speranza.
E deludere le speranze è una delle responsabilità che, di solito, si pagano più care.

Verona 19/09/2003

Fiorenzo Fasoli
Consigliere comunale di Rifondazione Comunista

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